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Salvatore Prinzi
Addio a due giganti: Guglielmo Almeyra e Edoardo Salzano
29 Settembre 2019
Ciao Eddy
Alganews. «In questi giorni sono scomparse due persone eccezionali, e vorrei socializzare alcune cose che m’è venuto di pensare, perché credo che dobbiamo sforzarci di sottrarre alla morte la sua insensatezza, facendoci ispirare dalla».

Alganews. «In questi giorni sono scomparse due persone eccezionali, e vorrei socializzare alcune cose che m’è venuto di pensare, perché credo che dobbiamo sforzarci di sottrarre alla morte la sua insensatezza, facendoci ispirare dalla».

Le due persone sono Guillermo Almeyra e Edoardo Salzano. Ci hanno lasciato quasi coetanei, a 90 anni. In tempo per consegnarci l’eredità migliore del secolo scorso. Non basterebbero mille post per raccontare le loro storie. Basti sapere che il primo è stato un’internazionalista, ha iniziato a combattere da studente la dittatura argentina nel 1943 e ha continuato in mezzo mondo, Brasile, Perù, Bolivia, Messico, Italia, Francia, Libia, Algeria e Yemen del Sud. Una vita avventurosa, incredibile.
L’altro, Eddy, è stato uno dei più importanti urbanisti italiani, teorico di livello internazionale, eletto del PCI, fra i primi militanti ecologisti, fondatore di eddyburg, il sito-autorità nel settore. Due vite apparentemente diverse, paesi, lingue e militanze distanti, eppure confluite entrambe – e il motivo lo dirò fra poco – in Potere al Popolo.

Due anni fa, quando lanciammo il nostro folle appello, questi due signori che ben altre esperienze avevano vissuto, che avevano un “nome” da spendere, decisero subito di sostenere questo progetto.
Sostenerlo al punto di offrire entrambi le loro case, a Marsiglia e Venezia, per fare le riunioni, perché ci mancavano le sedi, di fare a quasi 90 anni assemblee a tarda sera, di mettersi una T-shirt da ragazzini e scendere per strada a manifestare davanti alla polizia… Ho sempre visto una generosità incredibile in questi gesti. Non solo perché viviamo in un mondo dove nessuno fa niente per niente, e dove il più scarso degli intellettuali o dei personaggi pubblici se la tira come se fosse Dio. Non avete idea di quanta gente ci ha avvicinato e poi si è tirata indietro quando ha capito che qui non si guadagna nulla ma c’è da faticare, non avete idea come ancora oggi molti ci snobbano per paura di associarsi a qualcosa di “troppo piccolo”… Ognuno tiene più alla sua immagine che alla Causa.
Invece qui avevamo due giganti che ne avevano viste di tutte, che potevano restare a casa con la coscienza a posto per le battaglia fatte, e invece si rimettevano tranquillamente all’opera, umilmente, con un entusiasmo di ragazzini, senza fare lezioni. Senza quei rancori, quella presunzione, quella rassegnazione, quel rincoglionimento in cui purtroppo sono immerse tante persone di sinistra che hanno vissuto altre stagioni più degne di questa, che finiscono per essere arrabbiate e basta, anche contro i più giovani che colpe non hanno.

Guillermo ed Eddy erano davvero rivoluzionari. Perché il loro esserlo non stava solo nel fatto di enunciarlo, ma nel concretizzarlo anche nelle più minute relazioni umane. Stava nel loro modo di intendere il comunismo, che non è solo libertà o giustizia sociale, ma è anche piacere, cura per la bellezza, costruzione di comunità. Tutti, parlando di loro, ricordano che non dicevano mai cose banali, tutti ricordano la loro ironia, il loro saper scherzare. La loro allegria. Anche per questo sono morti felici, amati, ancora pieni di speranza per il futuro. È questa è la cosa che andrebbe fatta sapere in giro: la vita comunista è la vita più bella che ci possa essere. Perché l’amore che profondi è l’amore che ti ritorna, perché non c’è modo migliore di star qui che dar senso all’insensato, progettare l’inaudito. E magari saperci anche ridere su.

Io credo che noi dovremmo essere così, credo che dovremmo chiedere ai loro cari come facevano, com’era possibile, e migliorarci secondo il loro esempio. Nel senso dell’irriverenza, dello studio, della determinazione, dell’inventiva, dell’apertura gioiosa. In fondo, un po’ lo siamo già. Perché non credo che Guillermo ed Eddy ci abbiano scelto a caso. Forse avevano visto in Potere al Popolo qualcosa di diverso da tutto quello che era accaduto nella politica degli ultimi 20 anni, qualcosa di simile a quello che loro erano e volevano realizzare. Io mi sento onorato dal fatto che persone del genere abbiano scelto di essere parte della nostra storia. E anzi mi sento mortificato dal fatto che non abbiamo potuto dargli di più.

Ma proprio per questo bisogna crescere, continuare. Per tutti i Guillermo ed Eddy che hanno accettato la sfida di Potere al Popolo, per tutti i nostri militanti che a 60 o 70 anni hanno deciso di ricominciare, di partire dal basso nonostante siano stati in partiti del 30% o in movimenti che hanno fatto la storia di questo paese, e ora li obblighiamo alle collette… E lo dobbiamo fare anche per noi, perché c’è un patto che va onorato e non possiamo essere tristi, perché, come diceva un poeta, “bisogna strappare la gioia ai giorni futuri”.

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