«Everybody should like everybody».
La scritta inizia in via Fioravanti, poi gira l’angolo e si conclude in via Tiarini. È una frase tracciata sul muro, a lettere enormi, di fronte al municipio di Bologna, senza pietà alcuna per la graffitofobia degli amministratori.
È dagli anni zero di Cofferati che ogni giunta dichiara l’allarme «tag» e predispone «task force» per mettere a tacere i muri. A breve la squallida crociata verrà condotta sfruttando il lavoro forzato — pardon, il «
» — dei richiedenti asilo.
Ma la scritta che correrà lungo The Student Hotel non turba gli assessori, e non sarà cancellata. Essa è propaganda del capitale, è marketing, e quindi è legale, bella, e non fa «degrado».
E poi, diciamocelo, che male può mai fare un così bel messaggio, un così innocuo appello all’amore (o al piacionismo?) universale? Così universale e seriale da essere lo stesso —identico — che orienta i passanti a Groningen, lampeggiando dall’alto del mastodontico Student Hotel della città neerlandese.
Comune e TSH like «creative class»
Lo scimmiottamento dell’underground operato da TSH è perfettamente in linea con il substrato ideologico degli interventi urbanistici del Comune. Non a caso è
una seriosa pagina della Fondazione per l’Innovazione Urbana del Comune di Bologna a ospitare il già citato comunicato stampa di TSH dai toni forzatamente giocosi, tutto centrato sull' «ambiente vibrante sorprendente che [ispira] tutti» e sull’invito a «lascia[r] vivere per sempre lo studente che è in te!»
Le premesse delle due operazioni convergenti (quella pubblica e quella privata) sono facilmente riconducibili alla pseudo-teoria della «creative class» di Richard Florida, sviluppata negli Stati Uniti nei primi anni di questo millennio. Secondo Florida la chiave per vincere la competizione tra città e attrarre capitali è nell’essere accoglienti per la cosiddetta «classe creativa» composta da scienziati, docenti universitari, designer, architetti, scrittori… e dai professionisti che applicano quanto da loro ideato. Per ingolosire questa «classe» le città dovranno sostenere le «3T» (Tecnologia, Talento e Tolleranza), e offrire servizi «plug and play», proprio come è lo Student Hotel.
Di questa teoria bisogna dire almeno due cose, in premessa:
1. L’idea stessa che le città debbano essere in concorrenza tra loro è aberrante, e ha vistose conseguenze sulla vita reale delle persone che le abitano. Una politica ispirata alla teoria di Florida non metterà infatti quelle persone al centro, ma le proiezioni immaginarie dei «creativi».
2. Quella della «creative class» non è che la declinazione urbana della più generale «trickle-down theory», la teoria reaganiana secondo cui se i ricchi sono sempre più ricchi qualche goccia colerà giù verso i poveri, e dunque non serve nessuna misura di redistribuzione. C’è questa «teoria dello sgocciolamento» al fondo della flat tax e dei tagli al welfare. Nel mondo di lingua inglese, con una certa efficacia,
circola il motto: «the rich pissing on the poor, that’s trickle-down theory».
Ciò detto, è necessario aggiungere che quella della «creative class» è una teoria totalmente screditata in accademia, e pure
tra quelle basate sulla «creatività» vince certamente la palma della più farlocca. La teoria di Florida prospera ormai solo tra amministratori che vi cercano una pezza d’appoggio per ciò che hanno già deciso di fare, ovvero privatizzare e svendere la città pezzo a pezzo.
In
una pagina un po’ istituzionale un po’ no che si presenta come « blog della Rete Civica Iperbole», ovvero della rete telematica del Comune di Bologna, la teoria di Florida viene esplicitamente richiamata:
«La creatività come motore generale del cambiamento non solo negli stili di vita o nella gestione del tempo libero, ma anche nelle attività produttive e nel lavoro. […] Linea guida è quella delle élites della città creativa, basata sulle 3T di Richard Florida ovvero Tecnologia, Talento e Tolleranza»
Essendo la pagina un po’ ufficiale e un po’ frufru è difficile dire sic et sempliciter che il Comune di Bologna si riconosce nella teoria di Florida e nelle «3T». Forse lo scopo ultimo di questa forma di comunicazione dallo statuto incerto è precisamente quello di non assumersi la responsabilità di concetti che, pure, si è deciso di far circolare. E poi quanto è ridicolo parlare di «3T» proprio a Bologna?
In ogni caso il dialogo tra TSH e l’istituzione sembra sposare in pieno le fantasie di Florida:
«Vogliamo sostenere – ha detto il fondatore [di TSH] Charlie McGregor – la comunità di Bologna nella sua ambizione di diventare un’area a livello mondiale per l’innovazione e il talento».
A cui risponde il Comune:
«La partenza del progetto rappresenta “l’inizio di qualcosa di meraviglioso”, sottolinea Osvaldo Panaro, direttore del settore Marketing e Turismo di Palazzo D’Accursio: ”The Student Hotel” porta in città “una ventata di aria fresca ed un nuovo modo di investire”.» (
Rcdc)
TSH likes Comune, Comune likes TSH
Nel 2016, inaugurando le telecamere di sorveglianza (sic!) del mercato di via Albani, a due passi dall’ex-Telecom, il sindaco Merola
dichiara:
«Ieri ho avuto un incontro con una società internazionale scozzese, The Student Hotel, che vuole realizzare nell’ex Telecom uno studentato con 300 camere a prezzi contenuti e servizi per gli studenti, così come stanno facendo in molte altre città europee».
[Il prefisso «Mac» nel cognome dell’amministratore delegato ha confuso il sindaco: la compagnia è neerlandese, non scozzese. Poco male. È la svista sui «prezzi contenuti» che, invece, suona meno innocente.]
L’anno successivo l’assessora all’urbanistica Orioli tiene
una conferenza coi progettisti del TSH alla fiera mondiale della speculazione immobiliare, il Mipim di Cannes. Al Mipim i privati vendono progetti immobiliari, gli amministratori si vendono le città.
Nello stesso 2017 TSH chiede di sopraelevare lo stabile di un piano, ma senza mettere a disposizione il maggior numero di parcheggi e il verde pubblico che — da standard urbanistici — sarebbero conseguenti all’aumento di cubatura. Con la
delibera 199479/2017 il Comune risponde affermativamente: dichiara TSH «edificio di interesse pubblico», concede la sopraelevazione e accoglie la proposta di «monetizzare » gli standard urbanistici, quantificati in 500mila euro.
Invece quindi di far valere gli standard di verde e parcheggi — pensati a tutela della qualità della vita dei residenti — il Comune ne accoglie la loro trasformazione in denaro. Denaro che userà per imporre la propria idea di città, come vedremo.
La «monetizzazione degli standard urbanistici» è una delle più diffuse e perniciose prassi antiurbanistiche. Nel nostro caso, su proposta dell’Unità di Governance per l’Immaginazione Civica (sic), i 500mila euro di TSH vengono destinati alla ristrutturazione della pensilina (tettoia) Nervi, struttura che verrà utilizzata «anche per eventi ad elevato affollamento, con la possibilità di creare sinergie anche con la stessa struttura ricettiva [cioè il TSH] per la rivitalizzazione del Quartiere».
Tradotto:
1. I soldi di TSH, che arrivano al Comune in cambio della rinuncia all’urbanistica di quest’ultimo, alimentano quello stesso mondo di eventi che è il cuore pulsante del marketing di TSH stesso;
2. Con la pensilina Nervi TSH avrà a disposizione un enorme dehors per feste, eventi, apericene ad alto tasso di hipsterismo (questo significa infatti «creare sinergie anche con la stessa struttura ricettiva»);
3. il Comune prende i soldi dei gentrificatori non quindi per lenire le ferite della gentrificazione, ma per gettarvi sale producendo ulteriore gentrificazione. Anzi: più che gettarlo, lo distribuisce con cura come sull’orlo di un
Margarita. Da sorseggiare sotto la tettoia Nervi.
4. Il quartiere, svuotato dalle vite di sgomberati e sfrattati, viene rivitalizzato dall’alto, con l’allegria monetizzata dei gentrificatori.
Notevole infine un passaggio della stessa delibera, assunta il 19 giugno 2017, che per giustificare le concessioni a TSH parla della «necessità di mantenere il livello di “città accogliente” che connota Bologna a livello internazionale». Cinque mesi dopo il Comune emetterà
i primi Daspo urbani nei confronti di persone «sdraiate su materassi e accerchiate da numerose masserizie », insomma poveri che dormivano in strada. La parola «accoglienza», quando esce dalla loro bocca, ha il tanfo del marcio.
TSH likes gli architetti di chi conta
Il progetto della ristrutturazione dell’ex-Telecom è dell’architetto Matteo Fantoni. La tag cloud che
nel suo sito accompagna i disegni del TSH restituisce i soliti specchietti per allodole à la Florida: «vibrant», «young», «innovative» «emotional» «dynamic» «hip» e, naturalmente, «cool».
Non posso fare a meno di chiedermi quali fossero le parole chiave di un altro suo progetto, il
Billionaire di Malindi, in Kenya (di cui Briatore, peraltro,
sta cercando di liberarsi).
La progettazione strutturale, il coordinamento, la direzione lavori eccetera del TSH bolognese è invece affidata a
Open Project, società di architetti che frequenta le stanze dei committenti più importanti. Ha ristrutturato o edificato per CCC, Comune di Bologna, Coop… Anche il centro commerciale Minganti, in Bolognina, è un suo progetto, peraltro premiato al Mapic di Cannes (la fiera sorella di Mipim dedicata agli insediamenti commerciali). Nonostante il premio, il centro Minganti è desolatamente vuoto solo dodici anni dopo l’inaugurazione, abbandonato dal supermercato Coop e anche dalla
superstite palestra Virgin.
Di Open Project, infine, è anche il progetto che esibisce l’eccitazione capitalistica della «cooperazione rossa»: il priapico
grattacielo Unipol.
TSH ed estrattivismo #1: CDP
La gentrificazione è estrattivismo al quadrato. Non solo, infatti, viene estratto valore dalla società e dalla cultura (o «controcultura») dei quartieri da gentrificare, ma il più delle volte i capitali e gli immobili attraverso i quali avviene l’estrazione hanno una storia di privatizzazione alle spalle, e dunque sono stati — a loro volta, in precedenza —estratti dalla ricchezza sociale.
A Firenze TSH ha aperto nel «Palazzo del sonno», che fino al 2004 era di proprietà del gruppo (pubblico) FS, ed è stato venduto in occasione delle «cartolarizzazioni» dell’allora ministro Tremonti.
Un altro TSH fiorentino verrà costruito nell’ambito dell’enorme operazione sull’
ex Manifattura Tabacchi, un’area che ha un passato statale (prima del Monopolio, poi dell’Ente Tabacchi) e un presente privatissimo,
nelle mani del fondo Perella Weinberg(che, guarda caso, è anche
finanziatore di TSH). A traghettare tra privato e pubblico c’era Cassa Depositi e Prestiti (CDP).
A Roma lo studentato per ricchi aprirà «in un’emergente zona popolare con artisti, artigiani, scrittori, intellettuali e attori» , come la descrive, senza timore del ridicolo, un
comunicato congiunto di TSH e CDP. Si tratta dell’area della
dogana di San Lorenzo, un tempo demaniale e oggi di una società immobiliare di cui CDP detiene il 75%.
«L’operazione tra Cdp e il gruppo alberghiero è in una fase preliminare che verrà perfezionata in seguito al verificarsi di alcune condizioni come la bonifica, la realizzazione delle opere di urbanizzazione finalizzate alla trasformazione urbana e la definizione di tutti i permessi necessari. Se ne occuperà una joint-venture tra il gruppo alberghiero e l’Area Group Real estate di Cassa depositi e prestiti. Al termine di questa fase preliminare, verrà perfezionata la vendita al gruppo olandese.» (
Romatoday, 3 marzo 2017)
Secondo l’urbanista – ed ex assessore della giunta Raggi – Paolo Berdini il prezzo concordato è conveniente soprattutto per TSH:
«Se gli oneri di Cassa Depositi e Prestiti sono la bonifica e i permessi, 90 milioni di euro sembrano un po’ pochi […]. Se questi sono i soldi, vorrei capire cosa si intende per valorizzazione» (
Il Fatto, 27 novembre 2017 )
CDP era statale fino alla trasformazione in società per azioni nel 2003, e ancora oggi è all’86% in mano pubblica (che pure la gestisce in senso privatistico). Storicamente CDP raccoglieva il risparmio postale dei cittadini e lo usava per finanziamenti a tasso agevolato agli enti locali, e oggi potrebbe mettere a disposizione risorse per calmierare il mercato immobiliare, sostenere la
messa in sicurezza del territorio eccetera… Invece, al contrario, opera sistematicamente a favore della «penetrazione dei grandi interessi finanziari nella società» , finanziando «la svendita del patrimonio pubblico dei comuni e la privatizzazione dei servizi pubblici locali»,
come scrive Marco Bersani.
È ancora la «tentacolare» CDP a gestire
il bando ministeriale per la realizzazione di residenze studentesche per «studenti capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi finanziari». Il bando non può interessare TSH, essendo riservato a onlus, enti locali e soggetti no profit; nondimeno, come dice l’assessora Orioli
in un’intervista che parte dalla pensilina Nervi e dal TSH bolognese, «il tema degli studentati è sotto i riflettori». E, aggiunge Orioli, «soggetti, anche internazionali, hanno già manifestato il proprio interesse intercettando i finanziamenti statali disponibili per queste iniziative». Che non ci sia un nesso tra quel bando e TSH è evidente; ma è altrettanto evidente che per Orioli, e per chi pensa come lei, un TSH ha davvero a che fare con le (reali) esigenze di alloggio degli studenti, e questo è già – di per sé – preoccupante.
TSH ed estrattivismo #2: ABP
Nel 2015 TSH
riceve un finanziamento di 100 milioni da ABP, fondo pensionistico neerlandese (il conferimento avviene tramite il gestore APG). Quanti sono 100 milioni nell’economia di TSH? Non pochi: per lo studentato bolognese una stima (
ormai datata) dell’investimento è di 30-35 milioni di euro, per il «Palazzo del sonno» fiorentino è di
40 milioni.
Lo «Stichting Pensioenfonds ABP» è il
quinto fondo pensionistico al mondo. È paradigma d’estrattivismo finanziario: i «suoi» soldi sono quelli degli accantonamenti per pensione di 2,8 milioni di dipendenti pubblici dei Paesi Bassi. Soldi dunque di provenienza pubblica, spediti nell’iperspazio della finanza speculativa.
Ma non basta: ABP stesso era ente pubblico fino al 1996, quando è stato privatizzato. La retorica per far passare la privatizzazione è stata, lassù, la stessa che abbiamo ben conosciuto qui da noi: il «baraccone di stato» doveva diventare una «
macchina di gestione finanziaria guidata dal mercato».
[Ovviamente la contrapposizione tra pubblico e «libero mercato» è pura propaganda. Il «libero mercato» ha bisogno della ricchezza pubblica come il vampiro ha bisogno del sangue del la sua vittima; e sempre gli servono politici che indichino bene il punto in cui mordere – anzi, che ci facciano proprio un bel circoletto attorno con il pennarello. L’attuale presidente di ABP, Corien Wortmann-Kool, è una ex parlamentare europea di centro-destra.
Qui si può leggere un suo breve intervento contro l’introduzione di clausole sociali nella legislazione comunitaria.]
Una macchina «guidata dal mercato» va dove la porta il cuore, cioè il profitto. Nel dossier
«Dirty & Dangerous» l’organizzazione Both ENDS analizza gli investimenti di ABP nei combustibili fossili. E scopre – nonostante le promesse green di ABP e la contrarietà di gruppi di dipendenti pubblici, involontariamente implicati – che nel 2015 e 2016 gli investimenti di ABP in «Gas, oil & coal» sono cresciuti di valore.
Nel 2017, mentre Both ENDS chiudeva il suo dossier, il Comune di Bologna riconosceva a TSH di aver privilegiato «la mobilità sostenibile ed alternativa dotando ciascun posto letto di una bicicletta, progettando perciò 626 posti bici», e usava, il Comune, anche questo pretesto per incassare la «monetizzazione degli standard urbanistici» (si veda al capitoletto TSH likes Comune).
Uno degli impianti a carbone in cui investe ABP è quello (enorme) in costruzione a Batang (Java, Indonesia), da tempo al centro di
critiche locali e internazionali. Pescatori e agricoltori che temono per le proprie fonti di sostentamento, durante una protesta, hanno composto sul terreno la scritta
«FOOD NOT COAL!»
La scritta è un appello disperato di povera gente travolta dalla grande opera inquinante. Eppure, in virtù della doppiezza costitutiva del «capitalismo green», quella stessa frase non stonerebbe affatto sul muro dell’area lounge di un TSH, pure finanziato dalla stessa ABP.
Ancora: secondo il network di giornalisti Danwatch, «il fondo pensionistico neerlandese Stichting Pensioenfonds ABP ha 97 milioni di euro in tre banche israeliane» che a loro volta hanno
interessi nei territori palestinesi occupati. Gli investimenti europei nei territori occupati,
ricorda Danwatch, allontanano la possibilità della soluzione pacifica «a due stati», che è quella ufficialmente auspicata dai paesi UE.
Ma tranquilli, nessun allarme: nei TSH di tutta Europa si tengono i Bed Talks, conferenze di tizi che indossano calze rosse e parlano restando sdraiati a letto. Ascoltando i creativi rossocalzati sarà possibile scoprire, nientemeno,
«COME ANDARE A LETTO CREERÀ LA PACE NEL MONDO […] condivide[ndo] idee per superare le ingiustizie o missioni per pareggiare gli squilibri mondiali, per risolvere, tanto per fare qualche esempio, la crisi dei migranti, per creare macchine in grado di trasformare i rifiuti umani in energia, per sfruttare lo sport c[ome] veicolo di pace nel mondo» (TSH,
Bed Talks)
TSH likes prezzi alti
A Dario Nardella, sindaco di Firenze, scappano spesso le parole di bocca. Egli è, in qualche modo, il giullare di se stesso, il fool che dice ciò che un sindaco del Pd non dovrebbe dire, ma che pure un sindaco del Pd profondamente pensa. Ebbene, il 7 giugno scorso
dichiara a La Nazione:
«Questo non è uno studentato. È un’offerta nuova che intercetta la classe dirigente di domani. Un segmento di clientela internazionale che prima da Firenze non passava neppure per sbaglio. E poi qui si ha una stanza con 750 euro mensili, comprensivi di utenze, di palestra e di molto altro ancora. Un prezzo in linea con gli standard europei. Fossi uno studente ci verrei subito».
Non uno studentato, dunque, ma un luogo in cui la classe agiata riproduce se stessa. I prezzi poi, verificati sul sito TSH meno di una settimana dopo le dichiarazioni di Nardella, vanno dai 970 ai 1164 euro al mese. Non sono affatto «in linea» con i prezzi fiorentini (per una singola, generalmente, si pagano 350-450 euro al mese), e neppure con «gli standard europei», se non nel senso che anche ad Amsterdam TSH costa molto di più di una normale stanza in affitto. Lo standard europeo di TSH, insomma, è proprio questo eccedere gli standard locali.
Anche le fantasie del suo collega Merola sullo «studentato con [….] camere a prezzi contenuti» saranno smentite non appena TSH Bologna aprirà le prenotazioni. TSH è un albergo-studentato d’élite, che turisti e wannabe possono assaggiare per qualche sera, ma in cui solo veri benestanti passeranno un intero anno accademico. La storica dell’architettura Roos van Strien
descrive in questo modo la «comunità» di TSH:
«Con i suoi servizi condivisi, i party organizzati e l’idea generale di avere tutto sotto un solo tetto, TSH si presenta come “comunità completamente connessa”. Ma forse sarebbe più preciso dire che è una moderna e anonima “gated community”. Anche se non ci sono cancelli o barriere fisiche che interdicono l’ingresso a ospiti indesiderati, e se la hall dell’albergo è in effetti accessibile a tutti, TSH è accessibile solo a pochi […] nuove barriere vengono erette dalle sue caratteristiche lussuose ed esclusive, che recintano la “comunità” separandola da chi ne è fuori.»
TSH avrà un effetto dopante sugli affitti per studenti, generando ulteriori difficoltà per normali studenti e studentesse che cercano una casa a prezzi tollerabili – come se non bastasse la pressione dei flussi turistici a far crescere i prezzi. E, a proposito di turisti, l’impasto tra questi e gli studenti ricchi, cifra di TSH che i media italiani hanno rilanciato del tutto acriticamente, è illustrato nelle sue ragioni materiali ancora da van Strien:
«Ottenendo una licenza come hotel, [TSH] ha trovato una scappatoia nel sistema di valutazione della proprietà, sulla base del quale viene fissato il massimale dell’affitto [nella legislazione dei Paesi Bassi]. Un hotel – quali che siano le dimensioni della stanza – può richiedere qualsiasi prezzo. Inoltre, non è vincolato a un contratto [di locazione] e può sfrattare le persone quando più lo ritenga opportuno.»
Per il suo comportamento da «cowboy» nel mercato degli affitti di Amsterdam, l’attivista studentesca Lisa Busink propone di «
vietare The Student Hotel».
«Everybody should like everybody», reprise
Pensavo, in chiusura, di proporre una lettura diversa dello slogan che sarà tracciato sul muro del TSH. Non un appello all’amore universale, ma l’istanza di chi sa che sarà odiato, e sa pure perché, e si gioca in anticipo una carta vittimista: «Dovremmo piacervi, perché non vi piacciamo?» Questo pensavo, ma forse le cose non stanno così.
Quando ho pubblicato dei tweet a proposito delle iniziative su TSH
di Xm24 e di Cua Firenze (che ha ridicolizzato i Bed Talks
mettendo in scena i Bad Talks, un bagno di realtà contro le favole in calzetti rossi), mi ha più volte risposto Cecilia Sandroni, la PR italiana di TSH. Le sue parole dimostrano che non c’è la minima consapevolezza del fatto che possa esistere – e del perché esista – una critica alle loro operazioni: «Lusso?» «Fuffa? Informatevi meglio»
Segue un classico (anche
farinettiano): l’«invito».
«se volete visitarlo di persona Benvenuti. Credo che prima di contestare serva sempre valutare sperimentare. Buona giornata ragazzi da una ex studente non facoltosa.» «[…] Se poi vi innamorate del progetto come ho fatto io che sono arrivata a Firenze da studente lavorando e studiando che si fa? ♥»
E infine l’apoteosi, con foto di Charlie MacGregor:
«vi auguro di diventare a 40 anni come lui. Impegnato socialmente, educato, incredibilmente gentile, dalla grande visione e con un infinito ottimismo e fiducia nei giovani. Nato in Scozia vive in Olanda. E pure bello! ;-)»
Il loro non è vittimismo dunque, ma la sincera convinzione di piacere a «everybody». La classe dirigente del capitalismo hip, a furia di essere blandita da istituzioni, media… praticamente da chiunque, neppure immagina un’opposizione. Massimo massimo concepisce una pernacchia. Inevitabilmente, li stupiremo.