loader
menu
© 2024 Eddyburg
Stefano Boato
Venezia. palasport ai Pili? Perché no
9 Febbraio 2018
Terra acqua e società
Le molte ragioni per cui la decisione dell'immobiliarista-sindaco Brugnaro di collocare un palasport e un albergo all'imbocco del ponte per Venezia è un errore strategico

Le molte ragioni per cui la decisione dell'immobiliarista-sindaco Brugnaro di collocare un palasport e un albergo all'imbocco del ponte per Venezia è un errore strategico

La necessità di localizzare, progettare e costruire un nuovo palazzetto sportivo per 5.000 persone (minimo richiesto dalla federazione della pallacanestro) e per eventi ripropone la necessità della pianificazione urbanistica a Mestre. Una grande attrezzatura pubblica che polarizza le funzioni urbane si deve localizzare avendo una visione territoriale strategica. Il problema era stato posto in passato e affrontato in modo corretto, a proposito di un analoga infrastruttura: il nuovo ospedale di Mestre.

Già nel 1988 la localizzazione del nuovo ospedale - prima progettato dalla giunta di sinistra sopra e al posto del Bosco di Mestre (l’ultimo residuo della foresta planiziale), poi riproposto dalla giunta di centro destra presso il margine della Laguna) - fu decisa dalla giunta rosso-verde valutando tre alternative (a nord presso il Bosco, a est verso la Laguna e a ovest verso l’entroterra con una nuova fermata lungo la linea ferroviaria): quest’ultima venne approvata all’unanimità dal consiglio comunale e i terreni acquistati a prezzo agricolo e successiva variante urbanistica.

Ora si pone un problema analogo, ma la proposta dell’amministrazione ha una natura, una logica e dei moventi radicalmente diversi. L’imprenditore Brugnaro (poi diventato sindaco) aveva acquistato nel 2006 un grande terreno prodotto da un imbonimento di una porzione consistente (42 ettari) della Laguna denominato “ai Pili”, che era stato dismesso dal demanio statale e acquisito dall’allora imprenditore Brugnaro per una cifra molto contenuta (5 mln €), proprio perché gravemente inquinato da residui industriali). Il sindaco di allora Cacciari, non capì l’importanza di acquisire la “Porta di Venezia” e rinunciò ad esercitare, come avrebbe potuto, il diritto di prelazione.

Oggi il sindaco Brugnaro propone di costruire proprio sui terreni da lui stesso acquisiti come imprenditore al prezzo surriportato un Palazzo per lo sport e per eventi per 15.000 persone con altre lucrose attività connesse.

L’area dei Pili è collocata a Sud-Ovest dell’ingresso del Ponte della Libertà. A Nord-Ovest, in margine della Laguna. Nell’area di gronda a fianco nel 1990 la giunta rosso-verde ha avviato la realizzazione del grande parco di S.Giuliano affacciato sulla laguna; il Piano paesaggistico ambientale (PALAV), con norme in salvaguardia dal 1986 approvate nel 1995, ha vincolato l’area della “Porta di Venezia” come “Area di interesse paesistico ambientale con previsioni urbanistiche vigenti confermate” dove deve essere “verificata la compatibilità delle nuove realizzazioni con l’ambiente naturale”.

Ma una variante al PRG adottata nel 1999 (giunta Cacciari, ass. D’Agostino) approvata nel 2004 destina l’area a Verde Urbano Attrezzato con moltissime funzioni (anche ricettive) e un indice di edificabilità territoriale molto alto (0,5 mq/mq).

Il Piano di Assetto del Territorio (PAT) adottato nel 2012 e approvato nel 2014 (Giunta Orsoni ass. Micelli) conferma queste funzioni e questi indici (respingendone la riduzione proposta dal M5S).

L’associazione Venezia Cambia ha proposto per il nuovo Piano degli Interventi la destinazione dell’area dei Pili a “parco di servizio pubblico, ad elevata caratterizzazione naturale … nelle aree di affaccio sulla laguna va ammessa la possibilità di inserimento di funzioni aggiuntive sportive-ricreative, ma solo all'aria aperta (senza volumi)” ma la discussione in Consiglio Comunale dal settembre 2017 ad oggi è stata sempre rinviata.

Sulla proposta del sindaco Brugnaro di realizzare il Palazzo da 15.000 utenti con altri edifici annessi sui suoi terreni è ovviamente divampata una accesa polemica, che innanzitutto evidenzia il suo conflitto di interessi.

Ma sulla proposta non possono bastare le sole verifiche specifiche:

1) verifica del coinvolgimento dell’area sul vincolo di rischio rilevante (legge Seveso)

2) verifica della mancata messa in sicurezza del suolo con dilavamento delle acque radioattive e di mancato trattamento delle falde sotterranee, (deve intervenire il Ministero dell’Ambiente che però non risponde alle interpellanze e l’Avvocatura di stato per dirimere il contenzioso economico), necessità di una bonifica complessa e molto onerosa.

3) verifica della incompatibilità urbanistica e paesaggistica (con PAT e PALAV); nel verde urbano (sia pur attrezzato) non si può fare un palazzo per sport ed eventi per 10.000-15.000 persone: occorrerebbe una variante urbanistica, approvata dalla maggioranza, che moltiplicherebbe il valore del terreno del sindaco di 30-40 volte legalizzando una enorme speculazione (a meno che il sindaco non ceda i terreni al Comune al prezzo di acquisto).

4) comunque è assurdo variare proprio l’affaccio alla gronda lagunare previsto a Verde fin dal progetto del Parco di S.Giuliano portandovi una grande attrezzatura con altre strutture a fianco: in rispetto del PALAV comunque occorre avere l’approvazione della Soprintendenza per gli aspetti paesaggistici e ambientali.

5) un ulteriore grave problema da affrontare è l’accessibilità: non si può congestionare al massimo proprio l’accesso a Venezia, oltre a tutto il PAT prevede a fianco anche un terminal.

Se si vuol affrontare in fretta il problema occorre che l’amministrazione comunale elabori e compari al più presto tutte le “ragionevoli alternative” di localizzazione: nel 1988 è stata decisione volontaria ma ora, per le grandi opere di interesse pubblico, è norma di legge ( V.I.A. e nuovo Codice degli appalti).

Occorre inoltre verificare le proposte in rapporto alla recente applicazione della legge regionale sulla riduzione del consumo di suolo: bisogna individuare una scelta territoriale strategica senza nuovo consumo di suolo agricolo.

In particolare le aree di Marghera sud già urbanizzate (alcune già disponibili, altre dismesse da tempo) possono essere integrate con nuovi insediamenti di riqualificazione urbana, anche con una attrezzatura che richiede una grande accessibilità, che andrebbe quindi connessa al massimo con i trasporti pubblici, con il tram (prolungato) e con le grandi arterie stradali extraurbane (per i mezzi privati).

Ma di tutte queste problematiche non c’è traccia nell’ordine del giorno approvato dalla maggioranza (e, sbagliando, anche da due consiglieri del M5S) che esprime un parere preventivo positivo “per la realizzazione di un Palasport e servizi nell’area dei Pili viste le destinazioni e le potenzialità urbanistiche dell’area”.

C’è solo da sperare che gli organi tecnici comunali, regionali e della soprintendenza sappiano svolgere il proprio compito correttamente nel rispetto delle norme vigenti.

ARTICOLI CORRELATI
7 Giugno 2019

© 2024 Eddyburg