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Daniela Preziosi
«Costituente, radicale e matura», la sinistra che pensa al dopo
20 Febbraio 2018
Sinistra
il manifesto, 20 febbraio 2018. Le sagge intenzioni di una sinistra che cerca di guardare al di là del naso, e ha già deciso di crescere al di là delle elezioni. Ha il vantaggio sugli altri di non occuparsi di poltrone e poltroncine, ma di problemi e soluzioni.

il manifesto,

Potere al Popolo. «Noi siamo già una federazione, un processo costituente in quanto tale già aperto e che di certo può aprirsi ancora di più nel futuro»

Una giornata di riflessione sulla sinistra post voto del 4 marzo. Suona paradossale cominciare a organizzare il «dopo» prima di conoscere il risultato delle elezioni, dunque prima di aver «pesato» le forze e le energie in campo, l’opinione dei cittadini votanti. Ma non la pensa così il gruppo dei firmatari dell’appello e dell’assemblea «Parte costituente, proposte per la Costituente del soggetto dell’alternativa» che si sono dati appuntamento domenica a Roma, alla Casa internazionale delle donne. Volutamente prima delle urne, anche se «non a prescindere», giurano.

Sono un nucleo di dirigenti e militanti di Sinistra italiana, per lo più marchigiani e abruzzesi, «ma anche indipendenti, appartenenti all’area dell’Altra Europa con Tsipras, che, più o meno tutti, hanno incrociato nel recente passato l’esperienza del Brancaccio». Fallita la quale non hanno condiviso la nascita di Liberi e uguali – anzi ne prevedono il rapido deragliamento – e votano Potere al popolo.

Non tutti i partecipanti fanno questa analisi e e questa scelta. In ogni caso l’assemblea di domenica guarda oltre la scadenza elettorale e propone da subito la nascita di un «soggetto della sinistra d’alternativa, anticapitalista, radicale ma maturo, capace di coniugare prospettive e immediatezza», così la spiega Edoardo Mentrasti, uno degli organizzatori, «un animale strano a mezz’aria fra il sociale, il culturale e il politico», questa invece la definizione di Sergio Zampini. Ad adesioni individuali («una testa un voto» era la formula usata in esperienze precedenti) e senza sciogliere le organizzazioni preesistenti.

È presto per sapere se avrà miglior sorte delle diverse creature federative che le sinistre hanno consumato nello scorso decennio, dopo elezioni perse o persino vinte. Una delle differenze fra le storie andate e la vicenda di oggi è però cruciale: la nascita della lista Potere al Popolo, «un processo costituente in quanto tale già aperto e che di certo può aprirsi ancora di più nel futuro», spiega Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista e candidato.

Pap ha già in programma un’assemblea nazionale a metà marzo per decidere le modalità di prosecuzione del lavoro. Le due cose possono coincidere?

«Potere al popolo è un soggetto ’radicale e maturo’ basato sul mutualismo», spiega Salvatore Prinzi dell’ex Opg Je so’ pazzo, il centro sociale napoletano epicentro della lista. «Dopo il 4 marzo Pap ci sarà e saremo ben felici di allargarla. La nostra è già l’esperienza di una federazione di realtà di base e forze politiche istituzionali insieme a pezzi di sindacato, non solo di base ma anche Rsu e Cgil». «Ma su una cosa siamo stati sempre chiari anche fra noi: andremo avanti, abbiamo deciso di utilizzare la scadenza elettorale soprattutto per costruire la rete e l’organizzazione del dopo». Non è un caso che il lavoro organizzativo nazionale è affidato a un gruppo di giovani dirigenti non candidati nelle liste, liberi di tessere la rete dei soggetti senza per questo sguarnire il fronte dei collegi.

I firmatari della convocazione di domenica propongono da subito un «processo costituente» anche in vista delle europee del 2019. E qui si porrà un tema cruciale per la collocazione di un eventuale soggetto politico. Sulle prospettive, sull’idea stessa di Unione c’è una linea di confronto ruvido che attraversa tutte le sinistre europee, dalle posizioni più europeiste a quelle che bordeggiano il sovranismo e il ritorno ai confini e alle monete nazionali. Discussione aperta anche in Italia, che presto impatterà sulle altre questioni – e c’è da scommettere che non saranno poche – che investiranno le sinistre nel post-voto.

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