loader
menu
© 2024 Eddyburg
Ilaria Carra
Milano: dall’idea di città all’idea di progettone
5 Luglio 2017
Milano
Il tunnel per collegare la M3 alla futura M4: un commento
Il tunnel per collegare la M3 alla futura M4: un commento F. Bottini, La Città Conquistatrice; due opinioni contrapposte, la Repubblica Milano; e una descrizione di Ilaria Carra, la Repubblica Milano. 5 luglio 2017 (p.d.)

La Città Conquistatrice, 4 luglio 2017
MILANO: DALL'IDEA DI CITTA'
ALL'IDEA DI PROGETTONE
di Fabrizio Bottini

Una volta si parlava correntemente di urbanistica come idea di città complessiva, ma forse già covava qualcosa di sbagliato, e lo si doveva capire guardando certi «progetti ideali» cavati dal cappellino di prestidigitazione degli ubiqui studi di architettura. Non per discutere la qualità di quei progetti, nessuno vuol contestare nulla in quel senso, ma proprio il metodo. Ricordo di averne usato uno (uno fra i tanti che però aveva il vantaggio, non da poco, di essere integralmente disponibile, e orgogliosamente pubblicato da Urbanistica, organo ufficiale e istituzionale) per cercare di spiegare un pochino alle menti aperte degli studenti di pianificazione del territorio, cosa avrebbe dovuto in teoria distinguere il loro approccio da quello dei progettisti tout court. Si trattava di uno di quei «quartieri autosufficienti», ideologicamente concepiti come tali e cacciati nella più bieca estrema periferia extraurbana, nella fase matura e discendente di quel genere di trasformazioni, dopo che dal punto di vista simbolico erano già girate in tutto il mondo le riprese della morte dell’architettura-urbanistica moderna, con le cariche di dinamite a tirar giù gli stecconi del Pruitt-Igoe di Minoru Yamasaki. Il fatto più significativo e abbastanza spudorato, di quel progetto, era la vera e propria cancellazione dell’urbanistica, ridotta a puro fatto tecnico e autoreferenziale, in cui i retini e le norme arrivavano a valle del progetto, anziché precederlo immediatamente alla fine di tutt’altro percorso logico. Metafora illuminante, quei retini già sgocciolanti di rendering (anche se allora non si usava la pratica, pudicamente contenuta in qualche schizzo prospettico a china e matita «per dare l’idea»).


Dalla piccola escamotage alla grande rinuncia
E veniamo ai nostri giorni, parecchi decenni più tardi, ad avvenuta evaporazione di fatto anche di quei preliminari retini, che ormai arrivano talmente dopo il progettone da essere diventati inutili, eventuali, pura sanzione di ciò che si è già deciso in base a criteri a ben vedere del tutto estranei, di solito tecnico-finanziari, un po’ l’uno un po’ l’altro, ma di solito non si capisce bene neppure con quanto peso relativo. Ultimissimo esempio l’idea piuttosto tardiva, anche se obbligatoriamente tale per motivi politici (un cambio di maggioranza comunque dal peggio al meglio) di collegare in rete le linee delle metropolitane milanesi, anziché lasciarle assurdamente scorrere una accanto all’altra, miliardi buttati inutilmente in una idea di «mobilità collettiva» surreale, perché sganciata dai luoghi e dalle funzioni, e pensata soltanto come opera a finanziamento pubblico, e travaso di risorse dalle tasche di qualcuno a quelle di qualcun altro, con la scusa della pubblica utilità. Due delle linee più nuove, la M3 e la M4, scorrono in centro e nei pressi di un fondamentale polo di servizi, appunto ignorandosi, perché progettate malissimo e senza riferimento alla città, come un gruviera sotterraneo autoreferenziale, che deve risolvere solo «problemi ingegneristici», mica quelli dei cittadini, dell’ambiente, dell’abitabilità eccetera. Anche la soluzione viene concepita sostanzialmente col medesimo stile T.I.N.A. There Is No Alternative da specialista indiscutibile: per collegare due buchi ci vuole un altro buco. Ma la cosa più stupefacente (uso l’aggettivo in senso sarcastico, per chi non avesse ancora colto) è il «dibattito» che ne esce, lo «scontro» fra posizioni diverse.
Tertium Non Datur, proprio proprio?
Su un quotidiano locale, il classico paginone dedicato al tema vede la contrapposizione dialettica tra due posizioni che si vorrebbero antitetiche: un trasportista e un urbanista (sic), tra l’altro entrambi da sempre impegnati in politica locale, con cariche di rilievo. Assai schematicamente, l’esperto di trasporti ex assessore comunale, è favorevole al tunnel tra i due tunnel: «c’è da fare un corridoio di collegamento tra due stazioni dove dentro passa chi ha pagato, non si può prendere e uscire e quindi il collegamento andrebbe protetto. E poi incrocerebbe le strade, interferendo con il traffico»; dall’altra parte l’urbanista ex assessore regionale ritiene invece che « Una persona normale non fa un percorso così lungo sotto terra […] sarebbe troppo lungo e i costi non si giustificherebbero […] io lascerei tutto così com’è oggi». La cosa da sottolineare, qui, è il fatto che ancora una volta, come nei casi eclatanti e recenti degli scali ferroviari, o dello scoperchiamento dei Navigli, seppur su scala più piccola ma forse più evidente, non si scontri proprio nulla se non una lettura diversa della tabellina costi-benefici, ma dove alla voce «benefici» non si esce di un millimetro dal progetto, considerandolo evidentemente imprescindibile in sé, chiuso e chiavi in mano. E l’idea di città, dove la mettiamo? Poniamo, l’occasione di partire da un’idea di spazio di massima, estesa all’intero corridoio teorico tra i due ormai fissati poli delle stazioni, e ragionare a scala di porzione urbana? Quel posto non è una fila di formichine dal buco al mucchietto di zucchero e viceversa, ma incrocia una quantità di flussi, e per inciso proprio per quel motivo si sono fatti passare da lì quei copiosi investimenti. Tenerne conto, mai? O tenere conto, che so, del biglietto del tram «smaterializzato», che rende ridicolo il concetto di tunnel sotterraneo continuo e dedicato, perché «entrare e uscire» si sgancia dalle tariffe? In pratica, siamo tornati, o restati, a quella reazionaria idea secondo cui «noi non sappiamo che farcene, del piano regolatore, ci regoliamo benissimo da soli». Alla faccia dei cittadini, della sventolata partecipazione, della sostenibilità e compagnia bella.
la Repubblica Milano, 4 luglio 2017

IL DIBATTITO SUL
TUNNEL A MISSORI
di a.m. e i.c.

Perché no. “Costi non giustificati non sarebbe usato”Roberto Biscardini, ex assessore regionale ai Trasporti e già docente al Politecnico di Teorie urbanistiche e Qualità urbana, che cosa ne pensa del collegamento pedonale per unire la linea gialla e blu del metrò?
«Mi sembra che fare un tunnel sotterraneo lungo ottocento metri partendo da Missori, ma anche di seicento se si partisse da Crocetta per raggiungere la fermata Sforza Policlinico della linea M4 sarebbe troppo lungo e i costi non si giustificherebbero ».
Perché?
«Oggi se un milanese che ha viaggiato sulla linea 3 del metrò volesse andare davanti al Policlinico, cosa farebbe? Uscirebbe alla stazione Crocetta andrebbe a piedi o al massimo prenderebbe il tram».
Non sarebbe scomodo?
«Io che sono una persona normale lo farei. Molto meglio che camminare sottoterra per troppo tempo».
Da anni, c’è un sottopassaggio tra Cordusio e Duomo che collega le linee 1 e 3 del metrò.
«È lungo solo trecento metri e di solito i passeggeri lo usano solo se piove».
Quindi non le piace questo progetto.
«Capisco che c’è un peccato originale. La mancanza di una fermata di corrispondenza tra la linea 3 e la futura M4. Il nuovo sottopassaggio dovrebbe tagliar via Pantano, via Larga, passare sotto l’università, cosa, peraltro, molto complicata, per arrivare al Policlinico. Una persona normale non fa un percorso così lungo sotto terra».
Lei cosa propone?
«Lascerei tutto così come è oggi. È vero che a Parigi ci sono i passaggi sotterranei tra una linea e l’altra. Per esempio, a Concorde e a place de la Republique, ma non sono così lunghi».
Perché sì. “Non c’è alternativa a scavare sottoterra”
Giorgio Goggi, ex assessore comunale ai Trasporti della giunta Albertini e uno dei saggi che sta studiando la riapertura dei Navigli, è d’accordo con l’idea di un tunnel tra la M4 e la M3 a Missori?
«Farlo sotterraneo mi pare una strada obbligata. L’importante è capire bene i flussi di viaggiatori che si stima utilizzeranno l’interscambio, se ne vale la pena. Anche perché mezzo chilometro almeno a piedi non è poco. Ma immagino abbiano già valutato che c’è bisogno di farlo».
Perché deve essere per forza un passaggio sotterraneo?
«Un normale camminamento pedonale in superficie, cosiddetto a raso, ha due controindicazioni: il sistema del metrò è chiuso, c’è da fare un corridoio di collegamento tra due stazioni dove dentro passa chi ha pagato, non si può prendere e uscire e quindi il collegamento andrebbe protetto. E poi incrocerebbe le strade, interferendo con il traffico».
Perché scarta una passerella sopraelevata?
«Tecnicamente si può fare tutto ma una passerella aerea oltre che esteticamente discutibile potrebbe creare interferenze con le case. Insomma sarebbe una soluzione più problematica, vista anche la necessità di ascensori per scendere e salire».
Lei era assessore quando si iniziò a progettare la linea, come mai non avete inserito questo interscambio?
«Io ho finito il mio mandato nel 2006, siamo riusciti ad arrivare alla delibera Cipe e a ottenere i finanziamenti. Allora non ci avevamo pensato, era stato escluso. Ora avranno valutato con uno studio che c’è bisogno e una forte richiesta di un tale collegamento».




la Repubblica Milano, 3 luglio 2017

MILANO, IN MISSORI UN TUNNEL PEDONALE
PER UNIRE LA LINEA GIALLA E LA BLU
DELLA METROPOLITANA
di Ilaria Carra
Troppo complicato chiudere corso di Porta Romana per mesi e mesi: è lo scenario che tutti vorrebbero scongiurare. È anche per evitare un cantiere con un impatto ritenuto eccessivo, che il collegamento pedonale tra la futura linea metropolitana Blu e la Gialla già esistente avverrà in piazza Missori e non a Crocetta. Una fermata che sarà anche un po' più lontana dalla stazione della M4 Sforza Policlinico che verrà, ma che comunque rappresenta la strada più semplice per chi deve realizzarla. È una delle decisioni che la giunta Sala sta prendendo. Perché poi serviranno mesi per mettere a punto il progetto. Che è una variante rispetto a quello iniziale e che probabilmente potrebbe aver bisogno di un ulteriore via libera dal Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica.
La linea sembra comunque dettata. E sono stati tecnici e costruttori a farlo. La cordata guidata da Impregilo ha consegnato di recente a Palazzo Marino un dossier aggiornato sui lavori per la quarta linea della città, che entro il 2022 aggancerà San Cristoforo a Linate. Una tabella di marcia in cui sono inseriti anche gli scenari possibili per l'interscambio tra la 4 e la 3. E legare la stazione di Sforza Policlinico a Missori è proprio la strada suggerita: per i costruttori è questa la via meno problematica rispetto all'altra ipotesi, quella di collegare la M4 con Crocetta. Un conto è chiudere un pezzo di via Pantano e un altro è bloccare tutto corso di Porta Romana, è il ragionamento che si sta facendo in Comune in questi giorni e che fa propendere verso l'opzione B, quella di Missori.
Che le due linee metropolitane sarebbero state collegate era assicurato, soprattutto per evitare di far pagare un biglietto doppio. Nei mesi scorsi il Municipio 1 aveva insistito molto sulla necessità di avere questo tunnel pedonale sotterraneo, che potrebbe essere lungo dai 200 ai (più probabili) 500 metri a seconda del tracciato. Nelle valutazioni in corso c'è da tenere presente tutto: la fermata della Gialla più vicina a quella di Sforza Policlinico della linea blu è Crocetta, ma è anche quella dal potenziale archeologico sotterraneo più elevato. Per questo nei mesi scorsi si è studiata anche l'ipotesi di aggiungere decine di metri al tunnel fino a Missori, passando sotto via Pantano e scavando poi anche sotto al Policlinico, già coinvolto dai lavori per costruire l'omonima stazione. Si vedrà poi se utilizzare una talpa meccanica o il metodo di scavo tradizionale.
Il collegamento dovrebbe costare intorno ai 35 milioni: si pescherà dai 70 milioni già messi in conto nel Patto per Milano firmato col governo: fondi in parte in arrivo da Roma che serviranno anche a garantire l'anticipo delle cosiddette "tratte funzionali" e a recuperare i ritardi accumulati su tutte le altre. Perché nel dossier e ci sono soprattutto le scadenze aggiornate sulla consegna dei lavori, assieme a quelle dei costi. L'assessore alla Mobilità Marco Granelli e il sindaco Sala l'hanno studiato e hanno chiesto ai costruttori alcuni approfondimenti sui tempi e garanzie di apertura. Come, tassativa, è la richiesta di far viaggiare i treni lungo la linea da Linate e Forlanini, pronta praticamente dai tempi di Expo, entro giugno 2021.
ARTICOLI CORRELATI

© 2024 Eddyburg