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Sofia Cutrone
Venezia è viva
3 Febbraio 2017
Terra acqua e società
«L’idea di

«L’idea di eddyburg: raccontare la vitalità veneziana, quella parte della società che non si è arresa, il bisogno di dinamismo di una popolazione trascurata. Abbiamo accennato solo ad alcune realtà associative veneziane: chiediamo l’aiuto dei lettori per arricchire la nostra lista».

«Possiamo salvare Venezia prima che sia troppo tardi?» si chiedeva il New York Times in agosto 2016. Il declino della città amata da gran parte del mondo sembra inesorabile. Le cronache raccontano di una lenta trasformazione verso un parco divertimenti per turisti, ormai perno dell’economia locale. Un’evoluzione che ha suscitato aspre critiche da parte della stampa internazionale e ha portato in luglio l’UNESCO a dare un ultimatum alla città: o si inverte la tendenza o Venezia rischia di non essere più riconosciuta patrimonio dell’umanità. Questo è solo la continuazione di un processo che Venezia vive da decenni e che ha lentamente portato allo spopolamento e alla decadenza della città. Questa tendenza storica si autoalimenta, a causa del continuo emigrare di giovani e famiglie e dall’aumento dei prezzi di case e beni quotidiani. Il processo continua, ma alcuni dei pochi veneziani rimasti tentano di fermare e di spingere indietro.

Nella società veneziana infatti c’è qualcuno che rema controcorrente. «R-esistiamo» diceva lo striscione dei ventenni di Generazione 90. A settembre hanno manifestato insieme a un migliaio di cittadini per dimostrare che la loro pazienza è al limite. Il corteo è stato la valvola di sfogo di una popolazione nuovamente delusa da istituzioni poco lungimiranti, che non immaginano un futuro per Venezia. Un malessere diffuso inonda la città e cresce di giorno in giorno. I pochi veneziani che sono rimasti non vogliono arrendersi alla logica del profitto da turismo imperante in città. Resistono all’esodo che ha portato il numero dei cittadini da 145 mila nel 1960 a meno di 55 mila nel 2016, mentre assistono a giovani coppie costrette a trasferirsi per potersi permettere di comprare una casa.

In città, gli appartamenti vengono affittati a settimana a turisti, un guadagno facile e conveniente, grazie soprattutto ai siti online che permettono di trovare nuovi inquilini ogni giorno. I prezzi gonfiati di negozi e ristoranti rincorrono il turista disposto a pagare più del dovuto e escludono la clientela locale, costretta a frequentare i soliti posti noti solo ai residenti. L’apertura di un nuovo negozio è ormai accolta con diffidenza e rassegnazione dai veneziani, che allo stesso modo scelgono di investire nel profitto più facile: attività rivolte ai turisti. L’apertura di un negozio di souvenir è la normalità, mentre quella di un negozio utile per la vita quotidiana è un miracolo.
I più giovani, già abbattuti dalla situazione nazionale, studiano e cercano lavoro altrove, in città che offrono più speranze di una Venezia che vive solo di attività turistiche e che loro stessi contribuiscono a indebolire. Gli studenti fuori sede che scelgono di studiare nelle famose università veneziane, non hanno i mezzi per fermarsi dopo gli studi: la città non propone agevolazioni negli affitti o sistemazioni apposite, i prezzi della vita sono alti e vi è bassa opportunità di lavoro, data la scarsa presenza di aziende. I veneziani stessi peggiorano questo spopolamento, diventando sempre più arrabbiati e arroganti, scoraggiando l’idea che Venezia sia una città in cui si può vivere, in cui ci si può trasferire e non solo scappare. Queste e altre dinamiche hanno innescato una spirale di rabbia e negatività, accentuata dalla cattiva gestione dell’amministrazione ordinaria e straordinaria dei problemi della città.

La “questione Venezia” è composita: numerosi problemi che devono essere affrontati con approcci diversi. Per questo parte dei veneziani non hanno aspettato una risposta delle istituzioni locali e nazionali, ma si sono attivati personalmente per tentare di riempire quel vuoto lasciato dalle istituzioni e da chi ha la responsabilità di cambiare le cose. Una vitalità alternativa è nata dall’esigenza: associazioni, gruppi, comitati si sono creati spontaneamente per dare dei segnali. I veneziani che hanno deciso di non arrendersi si sono rimboccati le maniche, hanno organizzato i bisogni, hanno steso statuti di associazioni e gruppi per tentare di migliorare la città.

Salvaguardia della laguna e delle sue tradizioni sono gli obiettivi cardine delle associazioni che tentano di proteggere l’unicità di Venezia e della sua conoscenza marinaresca. Così tre ragazzi con la passione per la voga hanno fondato Venice on board, per dare la possibilità di esplorare la città attraverso i canali in barche tipiche. E la più nota delle barche, la gondola, è protetta da El Felze, associazione dei mestieri che contribuiscono alla sua costruzione: dieci abilità artigianali diverse per comporre il simbolo di Venezia dallo scafo alla forcola, dal remo al fregio dorato. Il Caicio fa delle attività culturali svolte galleggiando sull’acqua il suo scopo primario. L’attività culturale veneziana è portata avanti anche dal Forcolaio Matto, giovane artigiano che nel suo negozio in Strada Nuova intaglia forcole e remi, proseguendo il tipico mestiere del remer. Queste e altre associazioni, come Viva voga Veneta e il Nuovo Trionfo si legano per il recupero delle tradizioni marinare, perché siano vissute così come lo erano in origine, promuovendo la conoscenza genuina dell’ambiente insieme ad un turismo più sostenibile.

Le associazioni agricole fanno del rispetto della Laguna e dei suoi prodotti la loro ragione d’essere. La società agricola La maravegia coltiva ortaggi nell’isola di Sant’Erasmo, ispirandosi al principio del “siamo ciò che mangiamo” e consegnando quotidianamente i prodotti ai clienti. Nella piccola isola si possono trovare anche I sapori di Sant’Erasmo dei fratelli Finotello, che coltivano piccoli orti per garantire ai propri concittadini prodotti gustosi e salutari. Le vigne di Sant’Erasmo sono curate dall’associazione Laguna nel bicchiere che dal 1993 si occupa di vini prodotti a Venezia e dintorni, con scopo didattico per gli studenti. L’obiettivo è quello di insegnare il territorio e i suoi prodotti, perché vengano valorizzati e salvaguardati. Attorno a Venezia vi è una produzione a chilometro zero, a dimostrazione che i cittadini si sono impegnati in piccole imprese quotidiane per mantenere la terra fertile e la città viva.

Altra caratteristica della Venezia viva è quella della cultura tradizionale e internazionale. Oltre ai numerosi circoli ARCI sparsi in tutta la città, Venezia ospita l’associazione Awai che tenta di costruire una comunità di artigiani e artisti con centro nel giardino degli Amai. Utilizzando materiali e tecniche diverse, promuovono espressioni innovative e tipiche, con attenzione alle proposte culturali in funzione alla città. I due fondatori di DoppioFondo hanno sfidato il modello di economia dominante e hanno fondato un laboratorio di stampa d’arte nel cuore di città, pensandolo come luogo di scambio e di incontro di persone e culture come lo era tradizionalmente Venezia. Il cambiamento della città è raccontato e denunciato dai fotografi di Awakening, affiggendo gigantografie delle situazioni più critiche della Venezia in trasformazione. La fotografia è anche il modo di esprimersi degli artisti di Isolab, centro di ricerca e laboratorio con obiettivo di diffondere progetti di autori emergenti. Venezia quindi gode di una vitalità culturale diffusa, merito anche del fascino della città che da sempre ispira artigiani e artisti.

A Venezia diversi gruppi si oppongono al declino della città: associazioni e gruppi chiedono un’inversione di marcia alle amministrazioni e una presa di coscienza dell’opinione pubblica. Così il sito Venessia.com utilizza la goliardia per commentare le trasformazioni e paragonarle al passato, tentando di delineare e preservare il cittadino “100% venessiano”. Approccio di protesta e proposta lo hanno anche i ventenni di Generazione ’90 che si battono per non essere l’ultima generazione che ha avuto la possibilità di crescere giocando nei campi di Venezia. Lo stesso obiettivo è perseguito dai Giovani Veneziani, associazione fondata nel 1994 come reazione all’immobilismo delle amministrazioni. La piattaforma civica 25 Aprile si impegna in quotidiana informazione attraverso il gruppo Facebook e iniziative periodiche locali per vigilare sull’operato delle istituzioni locali. Masegni e nizioleti, nata con l’obiettivo specifico di mantenere i nomi delle calli scritte sui tradizionali “lenzuolini” in veneziano e non in italiano, ora si batte per la cura e il rispetto del patrimonio culturale. Altrettanto specifico scopo ha l’associazione Mamme con le rampe: rendere Venezia più accessibile. Grande rilevanza è stata ottenuta da Poveglia per tutti, che si è opposta alla vendita da parte del demanio dell’isola, partecipando all’asta con un’offerta ottenuta grazie a quote versate dalla popolazione cittadina e internazionale.

L’esigenza di protestare contro l’operato delle amministrazioni nel tempo si è espressa in modo più incisivo con il comitato No grandi navi. Questo tenta di fermare l’invasione delle navi da crociera che attraversano la laguna, provocando danni ai fondali e producendo inquinamento. Il comitato No MoSe ha lottato contro la grande opera raggiungendo notevole eco, riuscendo a portare la popolazione in protesta per le strade e interessando la stampa nazionale. Questi due comitati rappresentano la reazione dei cittadini a due importanti cause del malessere di Venezia e allo stesso tempo testimoniano la sordità delle amministrazioni alle volontà popolari.

L’Assemblea Sociale per la Casa, invece, monitora le case di proprietà del Comune di Venezia e la loro cattiva gestione, denuncia gli sfratti ingiustificati e si propone come ente di protezione per le persone coinvolte. L’ASC tenta di rispondere all’esigenza di organizzazione del sistema casa, altra grande problematica veneziana e causa importante dello spopolamento di Venezia.

Venezia si può vantare di una serie di associazioni e gruppi, sintomo di una società interessata e interessante, non disposta ad assistere inerte al declino della città. Vi è una vitalità di base, che si rivolge alle istituzioni e a cui queste devono sempre guardare e riferire. I campi di intervento sono i più diversi, ma gli obiettivi si intersecano e tendono tutti verso la riqualificazione della società veneziana e la salvaguardia della tradizione. Nonostante questo, non sempre i gruppi hanno collaborato in modo organico e ragionato, minimizzando il loro impatto. Una collaborazione prolungata di queste associazioni potrebbe essere di grande utilità alla città, per mantenerla viva e unita. Conoscere le associazioni e i problemi che affrontano è il primo passo per incoraggiare un processo di condivisione per organizzare eventi che potrebbero risollevare l’interesse nazionale e internazionale alla questione Venezia, mostrando la vera faccia della città.

Da questa considerazione nasce l’idea di eddyburg: raccontare la vitalità veneziana, la società che non si è arresa, il bisogno di dinamismo di una popolazione trascurata. Abbiamo accennato solo ad alcune realtà associative veneziane: chiediamo l’aiuto dei lettori per arricchire la nostra lista. Vogliamo raccogliere ogni esperienza utile allo sviluppo positivo della città: mandateci le vostre segnalazioni di associazioni ed eventi per rendere questa rubrica completa. Vogliamo raccontare la Venezia decisa a invertire la rotta: Venezia è viva.

Riferimenti

Sulla trasformazione della città, oltre i materiali raccolti nella sezione di
eddyburg Venezia e la laguna, e a quelli raccolti nel sito SDE a proposito della recente iniziativa Venezia - Amministrare la città, si veda il cortometraggio La città di Guido Vianello del 1974.
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