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Eleonora Martini
Stadio della Roma, società e Comune siglano l’accordo. La sindaca: via le torri
25 Febbraio 2017
Roma
«Campidoglio. Dopo un ricovero per un malore, Raggi incontra i proponenti a Palazzo Senatorio per l’intesa: dimezzate le cubature della cittadella
«Campidoglio. Dopo un ricovero per un malore, Raggi incontra i proponenti a Palazzo Senatorio per l’intesa: dimezzate le cubature della cittadella» È davvero un miglioramento? il manifesto, 25 febbraio 2017, con postilla

«L’accordo c’è: lo stadio si farà a Tor di Valle ma senza le torri». Virginia Raggi dà l’annuncio alle 22.30, dopo una giornata burrascosa e al cardiopalma cominciata con un malore da stress che l’ha costretta a nove ore di ricovero presso l’ospedale San Filippo Nieri.

Il dg giallorosso Mauro Baldissoni, il costruttore Luca Parnasi e il project manager della sua società Parsitalia, Simone Contasta, accompagnati da Gianluca Comin, responsabile della comunicazione per il progetto di Tor di Valle – il business park con annesso stadio della Roma – entrano finalmente in Campidoglio alle 21.30 circa per l’atteso incontro con la giunta pentastellata.

I proponenti dell’opera hanno analizzato le proposte dell’amministrazione Raggi per ore, mentre attendevano che la sindaca facesse il punto preliminare con gli esponenti della sua maggioranza. E alla fine hanno deciso di accettare i paletti imposti dalla giunta: abbattimento del 50% delle cubature, sostanzialmente le tre torri di Libeskind e rifacimento del progetto, tenendo conto del rischio idrogeologico dell’area di Tor di Valle.

La sindaca Raggi, malgrado la giornata decisamente pesante, ne è uscita soddisfatta, determinata com’era a chiudere la «vertenza stadio» il più velocemente possibile, anche perché incombe la deadline della conferenza dei servizi fissata al 3 marzo. In mano aveva una carta in più: il parere dell’avvocatura capitolina che sarebbe comunque favorevole all’annullamento (senza conseguenze pecuniarie) della «delibera Marino» sulla pubblica utilità dell’opera.

Dunque la trattativa è arrivata al punto – l’unico per salvare capra e cavoli, sia per la giunta a 5 Stelle che per gli impresari Luca Parnasi e James Pallotta – della modifica del progetto originario di Tor di Valle. Già respinto duramente dal presidente di Eurnova e proprietario dei terreni lo spostamento ad altra location, l’unica possibilità rimasta era quella di una riperimetrazione del progetto, con spostamento di qualche centinaio di metri, pur rimanendo nell’area di Tor di Valle, di una riduzione sostanziosa delle cubature, (secondo quanto promesso, sostanzialmente senza le tre torri), e una serie di modifiche dei materiali e delle tecniche da impiegare per adeguarsi al rischio idrogeologico dell’area.

La sindaca, al termine del vertice con la Roma, è apparsa sorridente accanto al dg della società Mauro Baldissoni. «Le cubature saranno dimezzate, in un nuovo progetto ecocompatibile, con una nuova fermata della Roma-Lido e la riqualificazione viaria tra Ostiense e via del Mare. L’As Roma sarà nostra alleata». Baldissoni concorda e ringrazia la sindaca visibilmente soddisfatto: «Si inizia, è una giornata storica. Abbiamo adattato i piani alle esigenze della nuova giunta. Siamo sicuri che sarà un progetto che renderà orgogliosi non solo i tifosi romanisti ma tutti i romani».

«Ho lasciato l'ospedale. Sto bene. Grazie a tutti per l’affetto. Ora sono in Campidoglio a lavorare per la città», è il post su Fb con cui Virginia Raggi poco dopo le 18 annuncia di aver superato il malore. Per tutto il pomeriggio è rimasta in contatto telefonico con il suo ufficio e con Beppe Grillo, preoccupata per la riunione sul bollente «dossier stadio» che avrebbe dovuto svolgersi nel primo pomeriggio. I suoi, dal blog di Grillo, la incitano con un «#ForzaVirginia, giornalisti restate umani», per chiedere ai media di rispettare la privacy della sindaca. Un abbraccio caloroso le arriva pure dalla deputata Roberta Lombardi che twitta: «Forza Virginia, rimettiti presto. Ti siamo vicini!». E dal gruppo del Pd, dal leader della Lega Matteo Salvini e da Fdi giungono «i più sentiti auguri di una pronta guarigione».

In piazza del Campidoglio intanto i tifosi giallorossi (pochi, a dire il vero), che hanno risposto al tam tam mediatico, srotolano lo striscione «Sì allo stadio, basta melina» e seguono la ola catastrofista lanciata dal presidente Pallotta scandendo: «Un solo grido un solo allarme: sì a Tor di Valle, sì a Tor di Valle» e «Famolo, famolo sto stadio, o Virginia famolo sto stadio». Attendo una «buona notizia» e invece apprendono quella spiacevole della Digos che ha già iniziato ad identificarli, uno per uno, dai video registrati in piazza, perché il loro assembramento non era autorizzato. Con loro, anche l’ex candidato sindaco e vicepresidente della Camera Roberto Giachetti che si autodenuncia: «Qualunque iniziativa verrà presa nei confronti dei tifosi – annuncia l’esponente del Partito radicale – deve essere presa anche nei miei, e da subito annuncio che rinuncio a qualunque immunità parlamentare».

postilla

A qualcuno potrà sembrare un buon compromesso. Invece il rimedio è peggiore del male. La soluzione della Giunta Marino accettava la scelta sbagliata dello stadio della Roma in quel luogo migliorando il progetto presentato dai padroni del vapore e ottenendo in cambio consistenti vantaggi per un vasto settore della città. Scelta, sosteniamo, sbagliata anche perché non si contrattano volumi edilizi non necessari in cambio di benefici per la città. Ma la scelta della sindaca e dei suoi supporters non riduce il danno e in più riduce il vantaggio per la città. Ci domandiamo: era impossibile per la Giunta Raggi cancellare la dichiarazione di "interesse pubblico" con gli stessi poteri con cui la giunta Marino" l'aveva approvata? Se non lo ha fatto, è evidentemente perché era disposta fin dall'inizio a mettere lì lo stadio e gli annessi. Tanto più che, come ricorda Eleonora Martini nel suo articolo, «il parere dell’avvocatura capitolina sarebbe comunque favorevole all’annullamento (senza conseguenze pecuniarie) della "delibera Marino" sulla pubblica utilità dell’opera».

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