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Appello per il NO al referendum avvocati del foro di Pisa
24 Novembre 2016
Difendere la Costituzione
«La legge di riforma è un insieme disomogeneo di modifiche della Carta costituzionale che riguardano ben 47 articoli che trattano temi del tutto dissimili, ai quali l’ elettore è chiamato a dare un semplicistico SI o NO con palese violazione sia della sovranità popolare e sia della libertà di voto ».

«La legge di riforma è un insieme disomogeneo di modifiche della Carta costituzionale che riguardano ben 47 articoli che trattano temi del tutto dissimili, ai quali l’ elettore è chiamato a dare un semplicistico SI o NO con palese violazione sia della sovranità popolare e sia della libertà di voto ».

coordinamento democraziacostituzionale,online 22 novembre 2016 (c.m.c.)

I sottoscritti avvocati del Foro di Pisa, con riferimento alla riforma della Carta costituzionale approvata dal Parlamento, al di là dei loro diversi orientamenti culturali e politici, ritengono loro dovere civico spiegare ai cittadini i motivi per i quali intendono votare NO al referendum indetto per il 4 dicembre 2016, nella comune consapevolezza della funzione pubblica e sociale della professione forense.

In primo luogo ritengono che la cosiddetta “Riforma Boschi” approvata a stretta maggioranza ed utilizzando tutti i possibili ed immaginabili espedienti regolamentari è stata decisa da un Parlamento sul quale gravano pesanti dubbi di legittimazione, a seguito della nota sentenza della Corte Costituzionale n. 1 del 13 gennaio 2014 con cui è stata cassata la legge elettorale (il cosiddetto Porcellum) in base alla quale era stato eletto.

In secondo luogo perché la legge di riforma è un insieme disomogeneo di modifiche della Carta costituzionale che riguardano ben 47 articoli che trattano temi del tutto dissimili., ai quali l’ elettore è chiamato a dare un semplicistico SI o NO a prescindere dalle diverse materie trattate, con palese violazione sia della sovranità popolare (art. 1 Cost.) e sia della libertà di voto (art. 48 Cost.).

Inoltre la riforma è frutto di un’ iniziativa governativa e non parlamentare come avrebbe dovuto essere nello spirito del nostro sistema costituzionale (non dimentichiamo che Calamandrei disse che quando si approva la Costituzione i banchi del governo avrebbero dovuto essere vuoti) giacchè la Costituzione rappresenta la legge fondamentale della Repubblica che non può ridursi ad un atto di parte, atto tra l’ altro non previsto dal programma con il quale coloro che lo hanno votato si erano presentati alle elezioni.

Siffatta tecnica legislativa ha di fatto svilito la approvazione della riforma della Costituzione al livello dell’iter di una legge ordinaria, dove sono prevalsi interessi di parte ed un indegno mercato finalizzato ad ottenere risicate maggioranze, con la conseguente esistenza di strafalcioni letterali e giuridici che ne rendono il testo di difficile e controversa lettura anche per i tecnici del diritto.

La riforma, nel merito, viola il diritto all’ elettorato attivo come forma dell’ esercizio della sovranità popolare (art. 1 comma 2 Cost.) giacchè il Senato non è espressione di elezione diretta, ma frutto di un’ elezione di secondo grado e/o indiretta (e neppure per tutti i suoi componenti).

L’ iter di approvazione delle leggi, contrariamente a quanto viene ripetuto, non comporta alcuna semplificazione dei procedimenti legislativi, che passano dai tre attuali ad un numero imprecisato, con evidente rischio non già di accelerare, come vorrebbero far credere i sostenitori del SI, ma di complicare la tempistica dei provvedimenti.

Altri punti che fanno sì che la riforma appaia peggiorativa della carta costituzionale sono, sinteti- camente, i seguenti:

1. Inspiegabile allargamento ai senatori-sindaci e/o consiglieri regionali della immunità parlamentare, che si estenderebbe anche alla loro prevalente funzione di amministratori locali.

2. La violazione del principio di eguaglianza e ragionevolezza a fronte della sproporzione tra il numero dei deputati (630) e quella dei senatori (95).

3. La confusionaria attribuzione di competenze legislative dalle regioni ordinarie allo Stato per una cinquantina di materie con rischio perenne di conflitto di attribuzioni e con la cer- tezza che verrà sottratto alle popolazioni interessate ogni possibilità di giudizio su scelte determinanti la qualità dell’ ambiente in cui vivono.

4. L’ aumentata disparità tra le regioni ordinarie, le cui attribuzioni vengono ridotte, e le regio- ni a statuto speciale che mantengono le attuali funzioni.

5. L’ inspiegabile ed illogico riparto del numero dei senatori in riferimento alle singole regioni.

6. L’ aumento da 50.000 a 150.000 firme per l’ iniziativa legislativa popolare e la contraddittoria presenza di due forme di referendum abrogativo in base al numero delle firme raccolte con la trasparente mira di seppellire definitivamente ogni forma di partecipazione attiva dei cittadini al processo legislativo.

Infine il potenziale effetto esplosivo tra la riforma costituzionale così come è proposta e l’ attuale legge elettorale (il cosiddetto Italicum) che potrebbe portare una forza politica ampiamente minoritaria nel paese ad ottenere una schiacciante maggioranza in parlamento, parlamento che sarebbe composto prevalentemente da nominati dal capo partito della forza politica che vince il ballottaggio a prescindere dall’ entità del suo reale consenso elettorale.

Su queste questioni e quindi sul rischio che comporterebbe per le nostre istituzioni l’approvazi one della “riforma Boschi-Verdini” si sono già espressi i maggiori costituzionalisti italiani, l’ ANPI e la CGIL.

Tutti coloro che hanno esaminato con attenzione la legge costituzionale ed insieme ad essa la legge elettorale, strettamente collegata alla prima, hanno convenuto che essa porterebbe ad un restringimento dei meccanismi di democrazia, se non addirittura ad una decisa svolta autoritaria.

I sottoscritti rivolgono quindi ai colleghi un caloroso appello perché prevalga lo spirito della Costituzione vigente senza cedere alle lusinghe di chi millanta pretesi stimoli di modernità e governabilità, senza preoccuparsi dei danni che la riforma potrebbe provocare al nostro ordinamento democratico, patrimonio di tutti noi e che tutti noi abbiamo il dovere di difendere.

Claudio Bolelli
Stefania Mezzetti
Roberto Vallesi
Christian Piras
Daniela Parrini
Giulio Giraudo
Sandro Pardossi
Tiziano Checcoli
Michela Simoncini
Gina Russo Amabile
Chiarini Massimo
Mosca Alessandro Zarrae
Guido Bolelli
Ezio Menzione
Francesco Guardavaccaro
Michele Teti
Michele Cioni
Ornella Aglioti
Clara Fanelli
Sergio Coco
Andrea Callaioli
Anna Russo
Valentina De Giorgi Cristina Piolimeno Lionello Mazzoni
Luca Canapicchi
Chiara Persichetti

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