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Tomaso Montanari
la nuvola
30 Ottobre 2016
Roma
«Ieri un giovane premier in completo Armani sorrideva alle telecamere presentando al Paese questa nuova nuvola, e il suo architetto che ha dichiarato di votare Sì al plebiscito. Aby Warburg diceva che ogni epoca ha la rinascita dell’antico che si merita: evidentemente questo è vero anche per il barocco. Nuvole incluse».

«Ieri un giovane premier in completo Armani sorrideva alle telecamere presentando al Paese questa nuova nuvola, e il suo architetto che ha dichiarato di votare Sì al plebiscito. Aby Warburg diceva che ogni epoca ha la rinascita dell’antico che si merita: evidentemente questo è vero anche per il barocco. Nuvole incluse». La Repubblica, ed. Roma, 30 ottobre 2016
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Massimiliano Fuksas non avrebbe voluto che ciò che perlui era The Floating Space fossechiamato la Nuvola. Ha le sue ragioni, perché in effetti la nuvola vera epropria appare chiusa ermeticamente dentro una sorta di grande acquario: e cosìla sensazione di libertà, movimento, leggerezza comunicate dal nome rischia dimutarsi presto in delusione di fronte all’opera, più raggelante che dinamica.

In queste ore qualcuno ha evocato la prodigiosa teoria dinuvole di stucco che ha cambiato per sempre il volto della Roma secentesca: unparagone istruttivo. Prendiamo la più spettacolare apparizione di nuvole delsecolo barocco: la Cattedra di San Pietro, di Gian Lorenzo Bernini. Di essaGiuliano Briganti ha potuto scrivere: «è il cielo, il cielo dei drammatici tramonti romani, col fastosocorteggio delle nuvole trafitte dai raggi di un sole trionfante che offre lepiù suggestive e dirette ispirazioni agli artisti barocchi. La Cattedra di SanPietro non è concepita forse come un paesaggio di nuvole contro il sole?». Se,dunque, in Fuksas la nuvola è prigioniera, tarpata, inscatolata in Bernini, alcontrario, essa esplode, mangia l’architettura michelangiolesca, invadendo lospazio artificiale e riconducendolo ad una stupefacente libertà di natura.

Ovviamentele differenze tra l’opera di Fuksas e quella di Bernini sono infinite, népotrebbe essere altrimenti. Ma ce n’è una in particolare che merita di esserericordata. Le imprese architettoniche del Seicento romano maturo non nasconomai come capolavori isolati di archistar (eppure il divisimo non difettava aBernini e ai suoi grandi colleghi), ma come episodi strettamente correlati diun altissimo progetto unitario, che mirava a cambiare il volto della città: lascala in cui pensavano papi come Alessandro VII Chigi era quella urbanistica,non quella architettonica. Piazza del Popolo, il Corso, Sant’Andrea dellaValle, Ponte Sant’Angelo, Piazza San Pietro, il Baldacchino e la Cattedra sonoaltrettante tappe di un unico percorso trionfale fatto di vuoti e di pieni, difacciate e di interni. C’era un progetto: esattamente quello che manca allaRoma di oggi.

Ilfatto che per finanziare la Nuvola lo Stato abbia dovuto cedere all’Inail – in unapartita di giro che lascia esterrefatti sul piano della razionalità delbilancio pubblico – un patrimonio architettonico pregiatissimo a fortevocazione culturale è il segno più madornale di questa improvvisazione: dove,invece di incastrarsi l’una nell’altra, le tessere del puzzle si mangiano avicenda, senza mai riuscire a costruire una immagine più grande e armoniosa.Questa contraddizione appare ancor più sconcertante quando si rammenti che laNuvola è un Centro Congressi destinato a grandi eventi privati: si prevede chei cittadini possano entrarci, ma solo acquistando un biglietto. Un dettaglioche mette in dubbio nel modo più radicale la stessa appartenenza alla città diquesta nuova architettura: uno spazio, di fatto, privato finanziato con denaropubblico. Tutto il contrario delle piazze o delle chiese dove stendono la loroombra densa le nuvole barocche.

Lasera del 17 gennaio 1666 il tuono delle artiglierie di Castel Sant’Angelo e ifuochi d’artificio salutarono l’ingresso in Basilica del corteo papale. Lì Berninidette ordine ai marinai della flotta pontificia di far calare il grande tendonecucito con 312 pezzi di taffetà giallo e rosso che copriva la Cattedra, ementre Alessandro VII pregava genuflesso e i musici intonarono il mottetto Tu es Petrus l’incenso saliva verso lenuvole. Ieri un giovane premier in completo Armani sorrideva alle telecamerepresentando al Paese questa nuova nuvola, e il suo architetto che ha dichiaratodi votare Sì al plebiscito.

AbyWarburg diceva che ogni epoca ha la rinascita dell’antico che si merita:evidentemente questo è vero anche per il barocco. Nuvole incluse.
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