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Alberto Castagnola
Abitare il pianeta senza distruggerlo
26 Settembre 2016
Invertire la rotta
«L’ampia selezione di notizie curata da Alberto Castagnola segnala come la percezione continua dei rischi nascosti in ogni prodotto chimico inventato negli ultimi decenni stia diventando una condizione di vita essenziale. Una percezione, pertanto, da diffondere al massimo grado e in ogni paese»

«L’ampia selezione di notizie curata da Alberto Castagnola segnala come la percezione continua dei rischi nascosti in ogni prodotto chimico inventato negli ultimi decenni stia diventando una condizione di vita essenziale. Una percezione, pertanto, da diffondere al massimo grado e in ogni paese». Comune.info, 26 settembre 2016 (c.m.c.)

Questa rassegna fa emergere numerosi problemi vecchi e alcuni molto gravi che solo ora attirano l’attenzione degli organi di stampa, e tutti comportano gravi conseguenze per il pianeta e per la salute umana e animale. La complessità e la pervasività del sistema economico dominante, che riesce sempre ad imporre tempi lunghi e scadenze indefinite a ogni forma di controllo o anche solo di regolamentazione, continuano ad arrecare gravi danni agli esseri viventi che tentano di abitare il pianeta salvaguardando la loro salute ed evitando rischi prevedibili di origine umana.

Una percezione continua ed articolata dei rischi nascosti in ogni prodotto chimico inventato negli ultimi decenni sta diventando una condizione di vita essenziale, da diffondere al massimo grado in ogni paese. Questo sforzo di approfondimento e di denuncia deve diventare patrimonio di ogni persona che si sente responsabile anche verso la collettività nazionale e poi internazionale; non può essere trascurato o ritardato, pena danni crescenti e spesso irrimediabili.

Il sudest asiatico senz’acqua. A causa dei cambiamenti climatici e delle dighe sempre più numerose sul Mekong, la Cambogia e i paesi vicini sono colpiti dalla peggiore crisi idrica degli ultimi cinquant’anni. I mesi di siccità prima dell’arrivo delle piogge monsoniche sono spesso difficili per i pescatori e gli agricoltori cambogiani. Ma, con i fiumi che si prosciugano e l’acqua potabile sempre più scarsa, la situazione non è mai stata così critica.

La mancanza d’acqua che ha colpito il paese negli ultimi mesi negli ultimi mesi è legata al riscaldamento del Pacifico meridionale provocato dal fenomeno meteorologico del Nino, ma non solo, e gli esperti temono che la crisi attuale possa diventare la normalità per la Cambogia e i paesi vicini.(…). Secondo la direzione generale per gli aiuti umanitari e la protezione civile della Commissione Europea, in Cambogia 18 province su 25 soffrono per la penuria d’acqua e più di 93.500 famiglie povere delle aree rurali sono colpite dalla siccità. Come quelle che vivono nei villaggi galleggianti sul lago Tonlè Sap, alimentato dai tributari del Mekong. (…) La siccità colpisce duramente anche i paesi vicini.

In Thailandia i contadini lottano contro la mancanza d’acqua e 21 persone sono morte durante una ondata di caldo. In Vietnam circa due milioni di persone non hanno acqua potabile a sufficienza. A causa del basso livello del fiume (il più basso in un secolo), l’acqua salata risale più del solito nella regione del delta del Mekong e ha già distrutto il 10% delle risaie del paese. Una crisi che interessa i quasi sessanta milioni di persone che vivono nella regione del basso Mekong, l’80% delle quali dipende dal fiume per sopravvivere.

Questa situazione è causata dal clima, ma anche dall’aumento delle dighe sul fiume, che scorre attraverso la Cina, la Birmania, la Thailandia, il Laos, la Cambogia e il Vietnam. Nel tratto superiore del Mekong, in territorio cinese, ci sono già sei dighe e le comunità che vivono a valle ne hanno avvertito le conseguenze. Altre undici sono in fase di progettazione nel tratto basso del fiume, due in Cambogia e le altre in Laos, dove due sono in costruzione. (Internazionale n. 1156, 2 giugno 2016, pag. 30)

Legge contro l’obesità. Arriva dal Cile una delle leggi più drastiche per cercare di ridurre l’epidemia di persone sovrappeso o obese, che nel paese andino raggiungono un indice pari al 64,5 % degli abitanti. Qualcuno l’ha definita la norma anti Kinder sorpresa o anti Happy Meal, per citare due popolari prodotti destinati ai bambini che qui come in tutto il mondo sono citati tra le cause dell’obesità precoce.

In Cile più del 30% dei piccoli tra zero e sette anni soffrono di eccesso di peso. L’esigente legge 20.606 punta proprio sull’idea di informare i genitori per evitare problemi ai figli. Un primo aspetto della norma è legata all0informazione: i prodotti confezionati devono avere una etichetta che avverta sugli alti contenuti di zuccheri, sodio, grassi saturati e calorie. Se oltrepassano i limiti stabiliti dal ministero della sanità, è obbligatoria una etichetta speciale, nera con le lettere bianche, che già inizia a vedersi regolarmente nei super mercati.

Nessuno di questi prodotti, inoltre, potrà fare pubblicità destinata ai bambini e agli adolescenti, ed essi non potranno essere venduti o regalati nelle scuole. La dieta tipica dei cileni non è considerata salutare. Solo il 5% della popolazione si alimenta in forma adeguata e gli indici di obesità si concentrano nelle fasce più basse dal punto di vista socioeconomico. (SETTE n. 22, 3 giugno 2016, pag. 59)

Caccia all’oro e pericolo mercurio.
Il governo di Lima, Perù, ha decretato lo stato di emergenza nella regione amazzonica di madre de Dios a causa degli alti indici di contaminazione di mercurio. Si stima che 50.000 persone, tra cui molti indios, possano entrare in contatto con il metallo e avere serie complicazioni di salute. La causa è la corsa all’oro nella regione. Estratto in forma illegale, l’oro viene separato dal terriccio lungo i fiumi grazie ad un procedimento nel quale è utilizzato il mercurio e i resti della lavorazione finiscono nelle acque.(SETTE n.22, 3 giugno 2016, pag.59)

Pillole e sciroppi: dove vanno a finire? Chi smaltisce pillole e sciroppi avanzati o scaduti in maniera corretta? Solo quattro cittadini su dieci, secondo l’Associazione persone con malattie reumatiche (apmar.it): i più li buttano nella pattumiera. «Eppure contaminano l’ambiente, soprattutto le acque; oltre a quelli che finiscono nella spazzatura , ci sono anche i medicinali che eliminiamo ancora attivi dall’organismo»,spiega Antonella Celano,presidente Apmar.«L’Osservatorio sull’impiego dei farmaci segnala un abuso, in particolare antinfiammatori e antibiotici. Inoltre il 70% degli italiani non controlla se ha già un farmaco in casa prima di farsene prescrivere uno nuovo: gli scarti aumentano e vengono smaltiti senza cautele, con alti rischi ambientali».

I principi attivi dispersi in suolo e acque possono ancora esercitare il loro effetto, con conseguenze per vegetali, animali e umani. Per questo Apmar, con Aifa, (agenzia farmaco.gov.it) lanca Green Health, campagna informativa per uso, conservazione e smaltimento consapevoli. «La regola è una: i medicinali vanno buttati solo nei contenitori davanti alle farmacie, dopo aver tolto confezioni di carta e blister di plastica o metallo. Nel dubbio, meglio chiedere al farmacista» (Io Donna, 4 giugno 2016, pag. 130)

Un elefante ucciso ogni 15 minuti. Gli USA vietano il commercio dell’avorio. Ma il bando non è ancora totale. In Africa i pachidermi erano 27 milioni, oggi sono 350mila. Dal 6 luglio negli Stati Uniti non sarà soltanto vietato importare le zanne degli elefanti (lo è da decenni) : si rischierà la galera anche commerciandole.

La differenza c’è. E pur non trattandosi d’un totale divieto – restano consentiti gli oggetti antichi più di un secolo, quelli che contengono meno di 200 grammi (i tasti dei pianoforti, varie armi da fuoco), i trofei dei cacciatori autorizzati (non più di due l’anno) e comunque si potrà commerciare l’avorio proveniente dagli elefanti asiatici che non siano a rischio estinzione, dai rinoceronti, dai trichechi e perfino dalle balene – però è un primo passo: una volta che l’oro bianco è entrato illegalmente negli Stati Uniti, perché di fatto entra, è poi impossibile capire se una palla di biliardo o il manico di un coltello siano fatti di materiale recente oppure vecchio, importato quando era permesso. (Corriere della Sera, 5 giugno 2016, pag. 25, con mappa dei traffici illegali).

I grandi conflitti di natura globale. (…) Un primo tentativo di mappatura a livello globale è stata fatta nel progetto Ejatlas, l’Atlante globale di giustizia ambientale. Il progetto è codiretto da Leah Temper e Joan Martinez Alier e coordinato da ormai 5 anni dall’Istituto di Scienza e Tecnologia Ambientale dell’Università di Barcellona, in collaborazione con molte altre organizzazioni e singoli cittadini da circa 100 paesi. Ad oggi ha mappato più di 1700 casi di conflitti relazionati a attività estrattive, produttive e di smaltimento dei rifiuti e continuerà nei prossimi anni per includere aree e casi ancora poco conosciuti. (…).L’Italia ha contato su una rete di collaboratori e un lavoro di coordinamento di Cdca-A Sud per la produzione di una mappatura nazionale , con oltre 80 casi di conflitti e resistenza nel nostro paese (…) (Il Manifesto, 5 giugno 2016, pag. 6, con una mappa dell’Atlante)

Stallo sul glifosato, palla a Bruxelles. Il comitato di esperti dei 28 paesi rinvia per la terza volta il voto sull’erbicida. (Il Manifesto, 7 giugno 2016)

Il fallimento del glifosato. Le Monde, Francia. Il glifosato è un po’ come gli istituti finanziari statunitensi durante la crisi del 2008: too big to fail, troppo grande per fallire. Il principio attivo dell’erbicida Round Up è il pesticida più usato al mondo. Creato una quarantina di anni fa dalla Monsanto è diventato la base del modello agricolo dominante. Oggi se ne consumano 800mila tonnellate all’anno. Il glifosato è ovunque. E’ il prodotto chimico di sintesi più frequentemente rilevato nell’ambiente e il principale responsabile del declassamento delle fonti idriche in Francia. Ma anche se è too big to fail, il glifosato è comunque sull’orlo del fallimento.

Nel marzo del 2015 l’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro lo ha classificato come «probabilmente cancerogeno» per gli esseri umani, proprio quando l’Unione europea voleva rinnovare l’autorizzazione alla sua commercializzazione. La reazione della società civile ha sorpreso tutto il mondo politico, a Bruxelles e nelle capitali europee. La Commissione europea pensava che per decidere il futuro del glifosato sarebbe bastato un semplice comitato tecnico. Non è andata così. Per tre volte non è stata raggiunta la maggioranza qualificata necessaria a rinnovare l’autorizzazione per 15 o 9 anni. Il 6 giugno è stata bocciata anche una prorha a 18 mesi. Francia Germania, Italia, Grecia e Portogallo si sono astenuti, sotto la spinta di un’opinione pubblica sempre più sensibile ai danni provocati dall’abuso di prodotti fitosanitari.

Ma c’è da dubitare che questi governi siano davvero preoccupati per l’ambiente e la salute. Per eliminare il glifosato senza sostituirlo con prodotti altrettanto dannosi serve un profondo rinnovamento del modello agricolo dominante, un progetto serio che permetta agli agricoltori di fare a meno di questo pesticida miracoloso. Invece i governi europei non hanno previsto nulla del genere e si aspettano che Bruxelles si assuma la responsabilità di una decisione che accetterebbero senza problemi. Così si rischia di rafforzare ulteriormente la sfiducia che circonda l’Unione e spinge i paesi europei a chiudersi in se stessi. (Internazionale n.1157, 10 giugno 2016, pag. 19).

Al via la super-mega diga. Alla fine, non c’è (ovviamente) polemica ambientalista che tenga: la nuova più grande diga del mondo si farà. Nella repubblica Democratica del Congo, i lavori di Inga 3 (dopo la 1 e la due) partiranno in pochi mesi. Delle 11 aziende in gara per i lavori, che varranno 12 miliardi di euro, ne sono rimaste tre: alle cascate Inga realizzeranno la diga e una centrale elettrica da 4800 megawatt, il doppio dell’attuale capacità produttiva. Una manna per le miniere della regione, sempre a corto di energia. Con le fasi successive, il progetto dovrebbe arrivare a produrre 50mila MW, il 40% del fabbisogno dell’intero continente. Certo, 35.000 persone dovranno essere spostate, per non parlare dell’impatto sulla natura del fiume Congo. Un conto pesante. (SETTE n.23, 10 giugno 2016, pag.59)

Così muore la barriera corallina. Il cambiamento climatico rischia di modificare per sempre la barriera. Da mesi gli esperti studiano lo sbiancamento delle barriere coralline che ha raggiunto il suo record negativo storico. Il fenomeno distruttivo colpisce l’intero ecosistema ed è legato all’aumento della temperatura dell’acqua. Un sondaggio aereo condotto dal National Coral Bleaching Taskforce sulla Grande Barriera Corallina , in Australia, ha preso in esame 520 barriere lungo oltre 600 miglia di costa, nella punta settentrionale del Qeensland, nel tratto di costa compreso tra Cairns e lo Stretto di Torres, rivelandone il peggior sbiancamento mai registrato delle scogliere, con la conseguente morte dei coralli.

E’ un fenomeno che cambierà la Grande barriera Corallina per sempre, ha spiegato il biologo marino Terry Hughes. Lo sbiancamento dei coralli colpisce le barriere coralline e i loro ecosistemi. Il colore caratteristico dei diversi coralli è prodotto da un alga e diventa più vivo a seconda della concentrazione del microorganismo. A fronte di una alterazione dell’ecosistema, i polipi del corallo espellono l’alga simbiotica, con il risultato di fornire alla struttura calcarea una colorazione sempre più pallida e sfumata sino ad arrivare, nei casi più gravi, allo sbiancamento vero e proprio. (SETTE n.23, 10 giugno 2016, pag. 110)

La pietra blu dei taliban. L’estrazione illegale dei lapislazzuli favorisce la presenza dei taliban nel Badakhshan, una regione tradizionalmente tranquilla al confine con il Tagikistan. La battaglia tra i signori locali, emersi durante la guerra contro i sovietici, negli anni ottanta, per il controllo dei giacimenti della pietra blu, ha creato un clima di insicurezza che i taliban sfruttano a loro vantaggio. E’ l’allarme lanciato dall’organizzazione britannica Global Witness nel rapporto pubblicato il 5 giugno dopo due anni di indagini. La promessa del governo di Kabul di controllare il traffico di lapislazzuli imponendo un embargo sull’estrazione e il trasporto ha avuto un effetto limitato. Invece di finire nelle casse vuote dello stato, le rendite dei lapislazzuli sono una nuova fonte di finanziamento per i taliban. (Internazionale 1157, 10 giugno 2016, pag. 34)

La chimica delle lobby. Gli interferenti endocrini si trovano nei cosmetici e nei pesticidi e possono provocare malattie gravi. Ma da anni la Commissione europea blocca la regolamentazione di queste sostanze. E’ uno dei segreti meglio conservati d’Europa. Ed è tenuto sotto chiave da qualche parte nei corridoi della Commissione europea, in una stanza sorvegliata dove possono entrare solo una quarantina di funzionari accreditati e muniti unicamente di carta e penna. I cellulari vengono confiscati. Sono misure di sicurezza ancora più rigide di quelle previste per consultare i documenti del trattato di libero scambio tra l’Unione europea e gli Stati Uniti (Ttip).

Questo segreto è un rapporto di circa 250 pagine, nel gergo della Commissione europea uno “studio d’impatto”. La ricerca valuta le conseguenze “socioeconomiche” della regolamentazione di una famiglia di inquinanti chimici. Gli interferenti endocrini possono interferire con gli ormoni delle specie animali, compreso l’essere umano, e sono sospettati di essere all’origine di molte malattie gravi: tumori ormono-dipendenti, infertilità, obesità, diabete, disturbi neurocomportamentali.

Queste sostanze si trovano in moltissimi oggetti di uso comune come cosmetici, pesticidi e sostanze plastiche, per esempio il bisfenolo A. Nel medio periodo la loro regolamentazione interesserà interi settori dell’industria. In gioco ci sono miliardi di euro. La prospettiva di eventuali restrizioni o divieti preoccupa il mondo dell’industria. Il settore dei pesticidi in particolare non ha mai nascosto la sua ostilità a determinate disposizioni del regolamento europeo sui «prodotti fitofarmaceutici».

Adottato nel 2009, il regolamento riserva un trattamento speciale ai pesticidi: quelli riconosciuti come interferenti endocrini non saranno più autorizzati sul mercato. Il problema è come individuarli. La Commissione doveva quindi trovare il modo per distinguere gli interferenti endocrini dalle altre sostanze chimiche e definire i criteri che avrebbero permesso di identificarli. Senza questi criteri la legge non può essere applicata. Le autorità sanitarie nazionali, le aziende e le ong aspettano una decisione una decisione imminente su questi criteri di identificazione , che permetteranno di ridurre l’uso degli interferenti endocrini o addirittura di vietarne alcuni. Ma a sette anni dall’approvazione del regolamento i criteri non sono stati ancora definiti. Il principale responsabile del ritardo è proprio lo studio d’impatto e le sue conclusioni apparentemente confidenziali.

Lo studio è stato espressamente richiesto dal settore industriale per rendere meno vincolante la regolamentazione ed è stato ottenuto grazie ad una offensiva congiunta della lobby delle industrie dei pesticidi e della chimica all’inizio dell’estate del 2013. Le principali protagoniste di questa iniziativa sono state le loro organizzazioni di lobbying aa Bruxelles . l’Associazione europea di protezione delle colture (Ecpa) e il Consiglio europeo dell’industria chimica (Cefic). Molto attivi sono stati anche i giganti dell’agrochimica , come le aziende tedesche Basf e Bayer e la multinazionale svizzera Syngenta. (Stèphane Horel, Le Monde, Francia, testo integrale in Internazionale n. 1157, 10 giugno 2016, pag.50) [Sugli effetti di queste sostanze in particolare, vedi Marie-Monique Robin, il veleno nel piatto, Feltrinelli, pag. 333-403, N.d.R]

Anatomia di un incendio. Cosa è accaduto a Fort McMurray in Canada nel mese di maggio. (testo integrale in Internazionale n.1157, 10 giugno 2016, pag.61-64)

Le larve del pesce persico ingeriscono la microplastica presente nell’acqua degli oceani. Secondo Science, questo ne rallenta lo sviluppo e ne altera il comportamento, rendendo le larve una facile preda. Inoltre, la microplastica riduce la percentuale di uova di persico che si schiude. (Internazionale n. 1157, 10 giugno 2016, pag. 108)

Secondo il Wwf, gli elefanti della riserva di Selous, in Tanzania, potrebbero estinguersi entro il 2022 se il bracconaggio continuerà ai ritmi attuali. (Internazionale n. 1157, 10 giugno 2016, pag.110)

Sei anni prima dell’abbandono totale del nucleare (previsto per il 2022), il governo tedesco ha adottato un progetto di legge che limita lo sviluppo delle energie rinnovabili modificando il sistema di incentivi. Le sovvenzioni sistematiche per chilowattora lasciano il posto a gare di appalto nei diversi land. La misura, che dovrà passare in parlamento, è stata varata per ridurre i costi transizione energetica, giudicando il settore pronto per una maggiore autonomia. (Internazionale n. 1157, 10 giugno 2016, pag. 110)

Airbag esplosivi
. Takata, azienda giapponese leader mondiale nella produzione di airbag, è al centro di uno di più grandi casi mai registrati di ritiro di prodotti difettosi, scrive Bloomberg Businessweek. «Il caso riguarda più di sessanta milioni di airbag montati sulle autovetture di Bmw, Honda, Ford, tesla, Toyota e di altre dodici case automobilistiche, e comunque su un quinto delle auto in circolazione negli Stati Uniti. In tutto il mondo potrebbero essere coinvolti più di cento milioni di veicoli».

Gli airbag hanno un difetto che rischia di farli esplodere, lanciando schegge pericolose per l’incolumità dell’autista e dei passeggeri. «Finora questi airbag hanno provocato 13 morti, di cui 10 negli Stati Uniti, e il ferimento di cento persone». Una commissione d’inchiesta del sanato statunitense ha svelato dei documenti da cui risulta che i vertici della Takata hanno a lungo sottovalutato gli avvertimenti lanciati dai loro tecnici. L’azienda, inoltre, avrebbe nascosto il problema alla Honda, il suo cliente principale, e alle autorità statunitensi. Ora potrebbero volerci tre anni prima che gli airbag difettosi vengano sostituiti. (Internazionale n.1157, 10 giugno 2016, pag.117).

Quella tragica “partita” tra minatori e carbone
. Settant’anni fa. Una partita di livello europeo, tra Italia e Belgio, venne inaugurata esattamente settant’anni fa , il 23 giugno 1946. Niente di sportivo, fu una partita tragica. Per la verità, si presentò come un accordo. Il nostro governo prometteva alle autorità di Bruxelles di inviare in Belgio, al ritmo di 2000 alla settimana, almeno 50.000 giovani (di età inferiore ai 35 anni), da destinare al lavoro sotterraneo nei distretti carboniferi della Vallonia e delle Fiandre.

Ogni 1000 minatori “trasferiti”, sarebbero arrivate in Italia almeno 2500 tonnellate di carbone. Per favorire l’arruolamento dei figli della miseria contadina, i paesi e le città, da Nord a Sud, furono tappezzati di manifesti rosa che invitavano ad andare. La repubblica italiana fu fondata su uno scambio tra uomini e carbone. Nel giro di un decennio sarebbero partiti ben più dei 50.000 giovani: punto di raccolta piazza Sant’Ambrogio a Milano, visite mediche sotto la stazione centrale, viaggio in convogli organizzati ad hoc: e dal giorno dopo, senza formazione, quei ragazzi sarebbero sprofondati nel cuore della terra, anche oltre i mille metri, per picconare la roccia, strisciare dentro i cunicoli, guidare i muli nelle gallerie, caricare e scaricare, usare l’esplosivo.

Lavoro terribile su cui i manifesti rosa sorvolavano, mentendo sulle condizioni di vita (gli “appartamenti” erano le baracche degli ex prigionieri di guerra. Sorvolano anche sulla sicurezza e i rischi, anche se i minatori italiani constatarono subito la frequenza degli incidenti e delle vittime. Ma l’8 agosto 1956 fu una catastrofe e dei 262 minatori morti a Marcinelle oltre la metà, (156), erano italiani. Da quel giorno le cose cambiarono, : gli italiani non erano più i “macaronì” cui era vietato l’accesso nei locali pubblici, divennero uomini morti non solo per se stessi e per le proprie famiglie, ma anche per risollevare della patria, di un paese straniero la cui manodopera non aveva voglia di consegnarsi al macello della miniera, di un intero continente prostrato dalla guerra. Stasera, prima che l’arbitro fischi l’inizio di Italia –Belgio, l’Europa dovrebbe per un momento ancora tener fuori la testa dal pallone per ricordare quei morti che furono (che sono) di tutti. (Corriere della Sera, 13 giugno 2016, pag. 35)

Iberdrola vende i parchi eolici e lascia l’Italia. Il gigante spagnolo delle rinnovabili Iberdrola si appresta a lasciare il mercato italiano dell’energia. Il gruppo di Bilbao, assistito da Unicredit e dai legali di Chiomenti, ha infatti firmato ieri l’accordo per la cessione del 100% dell’ultimo asset che possedeva nella penisola. Si tratta della Ser, la società che controlla una diecina di parchi eolici tra Sicilia e Puglia, per una potenza installata di circa 245 megawatt che ne fanno uno dei presidi più importanti nella penisola. Compra il fondo inglese Glennmont che invece in Italia è al debutto e ha valorizzato le rinnovabili di Iberdrola circa 400 milioni, debito incluso.

La Ser, acronimo di Società energie rinnovabili, è quella stessa azienda che nove anni fa aveva fatto da cornice all’alleanza tra il gruppo catalano dell’energia verde e la Api della famiglia Brachetti Peretti, con il 50% a testa. La joint venture era nata per realizzare 300 megawatt di impianti nel Sud d’Italia ed è stata archiviataquattro mesi fa dagli industriali che hanno venduto il loro 50% alla stessa Iberdrola. L’operazione del valore di 190 milioni, aveva riportato al centro della strategia Api la lavorazione del greggio e la distribuzione di prodotti raffinati.

D’altronde la missione della Ser era compiuta. La decisione del gruppo presieduto da Ignacio Galan di lasciare l’Italia era coerente con la strategia di concentrare le forze in Spagna. Al momento dell’acquisto delle quote dalla Api, Iberdrola in realtà aveva già ricevuto la manifestazione di Glennmont e ha esercitato la prelazione sulla quota del 50% di Api che sul fronte delle rinnovabili mantiene comunque un presidio nel fotovoltaico e nelle biomasse. (Corriere della Sera, 15 giugno 2016, pag.37)

Il fiore salva api. I semi della “facelia” ceduti gratis e piantati dai contadini emiliani. In Emilia, a San Lazzaro di Savena, è partito un progetto salva api. Un fiore viola potrebbe contribuire a salvare le api dall’estinzione. E’ tutto italiano il progetto di Coldiretti, partito in questi giorni nella campagna di San lazzaro di Savena, alle porte di Bologna. La più grande azienda sementifera italiana, la Sis (Società Italiana Sementi), società al 100% italiana, controllata dai Consorzi Agrari regalerà a tutti i coltivatori di mais una partita di semi di facelia che loro si sono impegnati a far crescere. Perché proprio la facelia? Non solo perché è spettacolare per via della inflorescenza viola, ma perché è una pianta mellifera molto nutriente per le api che vanno ghiotte del suo polline (…). (Corriere della Sera, 17 giugno 2016, pag. 21)

Interferenti endocrini. Dopo più di due anni di attesa la Commissione europea ha reso noti i suoi criteri per identificare gli interferenti endocrini, sostanze chimiche presenti in molti prodotti, che possono fare male alla salute. Secondo la definizione della commissione, un interferente endocrino è un a sostanza che agendo sul sistema ormonale, ha effetti indesiderati sulla salute umana scientificamente provati. Il fatto che non siano considerati anche gli effetti sugli animali, in natura e in laboratorio, ha sollevato accese polemiche. (Internazionale n. 1158, 17 giugno 2016, pag.97).

L’atlante delle luci nella notte. Un terzo dell’umanità non riesce a vedere la Via Lattea di Notte, scrive Science Advances. Un nuovo atlante mondiale della luminosità artificiale del cielo notturno mette in evidenza quali sono le zone con più inquinamento luminoso. Il paese più colpito è Singapore, seguito da Kuwait e Qatar. Le notti sono ancora buie in Ciad, Repubblica Centrafricana e Madagascar. Tra i paesi del G20 l’Italia è il più inquinato. L’inquinamento luminoso può avere conseguenze sulla salute e sull’ambiente ed è spesso indice di sprechi energetici. (Internazionale n. 1157, 17 giugno 2016, pag.97) [Vedi anche Corriere della Sera del 15 giugno 2016, pag.23; N.d.R]

Il gas serra che si fa roccia. E’ stato sperimentato con successo un metodo per assorbire in modo permanente l’anidride carbonica presente nell’aria. L’aumento di questo gas nell’atmosfera provoca l’effetto serra e il riscaldamento del pianeta. Per ridurne la quantità, scrive Science, è possibile iniettare il gas all’interno di rocce basaltiche sotterranee, a una profondità tra i 400 e gli 800 metri. In meno di due anni, l’anidride carbonica si trasforma in roccia. A differenza di altre tecniche, non ci sono rischi di fughe di gas, perché le nuove rocce sono stabili. Il test è stato condotto in Islanda, ma le rocce basaltiche sono presenti in molti paesi. (Internazionale n. 1158, 17 giugno 2016, pag. 97).
Le autorità canadesi hanno annunciato che l’enorme incendio che ha devastato per sei settimane la provincia dell’Alberta, in Canada, è sotto controllo. (Internazionale n. 1158, 17 giugno 2016, pag. 98)

Barriere coralline. Per tre anni la Nasa terrà sotto stretta osservazione aerea le barriere coralline di Hawaii, Palau, isole Marianne e Australia. Con i dati raccolti dallo spettrometro Prism, montato su aerei che volano ad alta quota, verranno costruite delle mappe utili a studiare gli effetti sui coralli del riscaldamento globale e dell’inquinamento. Si stima che lo sbiancamento dei coralli causato dall’aumento delle temperature abbia già ucciso più di un terzo della Grande Barriera Corallina Australiana. (Internazionale n. 1158, 17 giugno 2016, pag.98)

Il valore dell’avorio. L’immissione, nel 2008, di tonnellate di avorio legale sul mercato internazionale ha incentivato il mercato nero, incoraggiato il bracconaggio e provocato la morte di migliaia di elefanti. Secondo il Washington Post, i dati dimostrano che un’altra vendita come quella sarebbe molto rischiosa.

Il commercio di avorio era stato proibito nel 1989, ma nl 2008, in via sperimentale, è stata permessa un’asta di avorio ottenuto legalmente. Cina e Giappone ne hanno comprato più di cento tonnellate da Zimbabwe, Namibia e Botswana, che avevano raccolto le zanne degli animali morti per cause naturali. Ora Zimbabwe e Namibia vorrebbero ripetere l’esperienza. Tuttavia, secondo uno studio, l’asta del 2008 è diventata una copertura per il commercio illegale: il bracconaggio è aumentato del 66% e il mercato nero del 71%. Non succede sempre così, ricorda il quotidiano.

Gli allevamenti di coccodrilli, per esempio, sono riusciti a soddisfare la domanda e ad abbassare i prezzi, così tanto da mettere fuori mercato i bracconieri. Per gli elefanti è diverso: non è possibile allevarli e la quantità d’avorio prodotta in modo naturale non soddisfa la domanda. Intanto su Nature il ricercatore Duan Biggs si chiede se la distruzione dell’avorio illegale sia davvero efficace contro il mercato nero. Di recente il governo del Kenya ne ha bruciato 105 tonnellate , che avevano un valore di 220 milioni di dollari. Non si rischia di far diventare l’avorio ancora più raro, facendo salire i prezzi? (Internazionale n. 1158, 17 giugno 2016, pag. 98).

Il cambiamento climatico potrebbe aver causato la prima estinzione di una specie di mammiferi. Un’èquipe di ricerca non ha più trovato tracce del Melomys rubicola,un roditore che vive su un isola dello stretto di Torres, tra l’Australia e la Nuova Guinea. (Internazionale n.1158, 17 giugno 2016, pag.98)

Quei lapislazzuli sono come i “diamanti insanguinati”. Diecimila miniere fuori dal controllodel governo. E finanziatrici, con il loro tesoro, dei talebani. Così, secondo la ong Global Witness (che ha investigato per due anni), i lapislazzuli sono diventati come i “blood diamonds” : minerali insanguinati. In Afghanistan , e in particolare nella remota provincia del Badakhshan, ci sono le riserve più grandi del mondo del “tesoro blu”, fra uno e tre trilioni di euro di valore. È da qui che presero la strada della Mesopotamia, dell’Egitto e nel Medioevo anche dell’Europa. Ora i principali giacimenti sarebbero fuori dal controllo di Kabul, proprietario di tutte le risorse ; ad essersene appropriato da due anni è il “signore della guerra” Abdul Malik, che incassa una fortuna ma sua volta paga tangenti ai talebani per 20 milioni di euro all’anno. Per la ong londinese, la prima cosa da fare sarebbe di dichiarare i lapislazzuli afghani “conflict minerals”, in modo da cominciare a controllarne il commercio. (SETTE n.24, 17 giugno 2016, pag.57)

Obesità e carburante. Negli ultimi 40 anni il peso delle persone è cresciuto di circa sei chili a testa, per un totale di 44 milioni di tonnellate. Lo dice la rivista The Lancet: dal 1975 al 2014 le perone obese sono passate da 105 a 641 milioni. Secondo i calcoli di Sheldon Jacobson, ingegnere dell’Università dell’Illinois, ogni anno le auto private americane consumano 4,3 miliardi di litri di carburante in più a causa dell’aumento di peso di conducente e passeggeri dal 1960 a oggi. (SETTE n. 24, 17 giugno 2016, pag.33)

Fasce orarie per slot machine. Il gioco d’azzardo fa entrare nelle casse dello stato italiano circa 9 miliardi di euro ogni anno. Nel nostro paese ci sono più di 400mila slot machine. Nel 2015 è stato calcolato un volume di affari che sfiora gli 88 miliardi di euro, pari al 4% del Pil, il prodotto interno lordo: 46 miliardi arrivano dalle slot machine e dai videopoker, 26 dalle lotterie e 16 dal gioco on line. Ci sono migliaia di persone che, inseguendo il sogno di cambiare la propria esistenza con vincite milionarie, si sono rovinate. La passione si trasforma spesso in una vera e propria ossessione, fa passare in secondo piano il lavoro, la famigli gli amici.

Una vera e propria dipendenza patologica , che come dimostrano numerosi studi, si associa ad altre dipendenze come quelle dalle sostanze stupefacenti e dagli alcolici, ma anche a disturbi psichiatrici e dell’umore. Ecco perché sarebbe opportuno estendere a tutta l’Italia le norme approvate alla fine di maggio dalla giunta comunale di Bergamo. Si tratta di un vero e proprio “Regolamento per la prevenzione e il contrasto delle patologie e delle problematiche legate al gioco d’azzardo. (…). (Io Donna, 18 giugno 2016, pag.66)

Un milione di ettari di oceano protetti. Il nuovo Tun Mustapha Park è la più grande riserva marina della Malesia, all’interno del delicatissimo Coral Triangle, una delle zone di maggiore concentrazione di coralli del Borneo (oltre 250 specie). L’obiettivo? Salvare l’ecosistema di pesci, alghe e mangrovie. Ma anche le popolazioni che lo abitano. (Io Donna, 18 giugno 2016, pag. 130).

Tanto solare, ma mai collegato. L’energia solare in Cile è talmente abbondante ed efficiente che i prezzi sono rapidamente arrivati a zero in alcune regioni, dissuadendo dunque gli operatori da nuovi investimenti. E’ il caso del nord semidesertico del paese, dove la crescita economica e soprattutto la fame di energia del settore minerario avevano spinto alla costruzione di 29 parchi solari e a prevederne altri 15. E’ successo invece che il rallentamento dell’attività e l’efficienza del sistema hanno portato in breve tempo ad un eccesso di produzione e di offerta di energia.

Gli investitori stanno perdendo denaro ed è improbabile che si impegnino nel resto del paese, dove invece c’è ancora domanda di solare. Uno dei problemi principali del Cile, un paese lungo e stretto, è che le reti elettriche tra il nord e il resto del paese non sono interconnesse. Quindi il surplus di produzione di energia non può “viaggiare” . Il governo ha promesso di risolvere il problema nei prossimi anni con la costruzione di una linea di oltre 700 chilometri. (SETTE n.24, 17 giugno 2016, pag.55)

Perché piove così tanto in Italia? Nel mese in cui gli italiani si aspettano il sole e sognano il mare, il Nord ( e la Lombardia in particolare), è attraversato da nubifragi e temporali. Il lago di Como è esondato, con i turisti costretti a camminare nell’acqua nella centralissima Piazza Cavour. Piogge violente si sono abbattute su Monza, sulla Bergamasca, sul Lecchese. Giovedì a Venezia è tornata l’acqua alta: 117 centimetri sul livello medio del mare. Dal 1872 (quando sono iniziate le misurazioni), c’è un solo precedente simile a giugno, nel 2002. Infine le mareggiate: ieri hanno colpito la costa romagnola, tra Ravenna e Cervia, e quella ligure.E il maltempo è costato al litorale veneziano un calo intorno al 15% dei turisti di giugno. Intanto al Sud è scoppiata l’estate e la Sicilia brucia. Nel palermitano le temperature superano i 40 gradi.

I nubifragi. Tra le città più battute dalla pioggia tra maggio e questa prima metà di giugno c’è il capoluogo lombardo. “ Dal 21 marzo a giovedì la stazione di Corsico ha registrato 315 millimetri di precipitazioni – spiega Lorenzo Craveri, agrometeorologo dell’Agenzia regionale per l’ambiente della Lombardia – A Cinisello Balsamo 327, in quella del Parco Lambro addirittura 428. La media del quindicennio da 1990 al 2015, quindi già con gli effetti dei cambiamenti climatici in atto, era di circa 250 millimetri. E non devono trarre in inganno i due giorni di tregua apparente: nei prossimi giorni torneranno i temporali.(…)

Le anomalie.Eppure c’è qualcosa che non torna nel clima degli ultimi mesi. “L’anomalia c’è su un arco temporale più ampio, – prosegue Sanò, direttore del portale Ilmeteo.it – Da novembre dell’anno scorso abbiamo avuto un inverno praticamente inesistente, con temperature molto miti. Al Sud addirittura non è mai arrivato e anche al Nord le medie sono state più alte del normale di 5-6 gradi. Poi la primavera che ha zoppicato e oggi l’Italia è divisa in due. Il Sud registra un ondata di caldo intenso, mentre al Nord rimangono temporali e fresco, almeno fino all’inizio della prossima settimana. Infine la tendenza, che si è consolidata negli ultimi venti anni, al moltiplicarsi di fenomeni temporaleschi intensi e di breve durata, che una volta erano rari. Cambiamenti legati a ciò che i climatologi chiamano “estremizzazione del clima”.

Temporali tropicali. “Al di là della quantità totale di acqua caduta, conta il modo: i rovesci sono improvvisi, intensi e brevi. Assomigliano sempre di più a temporali tropicali – conferma Federico Antognazza, ingegnere ambientale dell’Italian Climate Network – il surriscaldamento globale porta cambiamenti specifici a livello locale ed eventi meteorologici tipici di zone più calde iniziano a verificarsi pure alle nostre latitudini. Anche il caldo che in queste settimane si è alternato alla pioggia si spiega così: sulle Alpi ghiacci e neve si sciolgono, diminuisce la superfice riflettente, e il calore della radiazione a terra sale in fretta: per questo le temperature tornano ad aumentare subito”. Se la pioggia raffredda la primavera, la febbre del Pianeta non accenna a guarire.. ( Elena Tebano, Corriere della Sera, 18 giugno 2016, pag.20, con foto)

Interferenti endocrini, la definizione di Bruxelles. Abbandonando il principio di precauzione, la Commissione europea chiede prove certe per vietare le sostanze che agiscono sul sistema ormonale Una scelta che fa discutere. Il 15 giugno la proposta finale della Commissione europea sulla regolamentazione degli interferenti endocrini ha sorpreso tutti. La commissione ha deciso che per poter definire una sostanza un “interferente endocrino” servono prove certe dei suoi effetti nocivi sulla salute umana, un livello di prova della pericolosità molto difficile da raggiungere , secondo alcuni addirittura impossibile. Le promesse di restrizioni e di divieto previste nel regolamento che disciplina la vendita di pesticidi in Europa potranno essere mantenute con il contagocce.

Negli ultimi 25 anni sono stati accumulati dati preoccupanti sui prodotti chimici che interferiscono con il sistema ormonale (endocrino) degli esseri viventi. Si tratta di sostanze presenti in molti prodotti di largo consumo (come plastiche, cosmetici, vernici) e si sospetta che contribuiscano all’aumento di diverse patologie, come l’infertilità o alcuni tumori, e che interferiscano con lo sviluppo cerebrale. Molti studi hanno cercato di quantificare il costo per la collettività delle malattie legate agli interferenti endocrini. Le stime oscillano tra i 157 e i 288 miliardi di euro all’anno in Europa.

Ma questi dati non sembrano aver avuto molta importanza nello studio di impatto socioeconomico della commissione. Per regolamentare gli interferenti endocrini la commissione propone infatti di adattare la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità del 2002. Questa scelta implica non solo che gli effetti nocivi di una sostanza devono essere dimostrati e devono coinvolgere il sistema ormonale, ma devono anche essere “pertinenti” rispetto alla salute umana. Il problema è che alcuni segnali di allarme vengono dal mondo animale e non sono tutti necessariamente “pertinenti” nel senso voluto dalla commissione. L’imposex, per esempio, è un disturbo endocrino che provoca lo sviluppo del pene nelle femmine di buccino (un tipo di mollusco). E anche se non è stato osservato finora nessun problema equivalente negli esseri umani, è stato comunque lanciato l’allarme sugli interferenti endocrini della famiglia degli stannani (composti metallorganici)., che sono all’origine della malformazione.

«La Commissione europea ha messo la barra così in alto che sarà difficile arrivarci, anche se le prove scientifiche dei danni ci sono», ha osservato in un comunicato l’Endocrine Society, la società scientifica degli endocrinologi, che ha 18mila iscritti in 120 paesi, e che parla di un “fallimento per la salute pubblica”. Anche le ong sono critiche: «Il livello di prova della pericolosità è così elevato che ci vorranno anni di problemi della salute prima di poter ritirare dal mercato» un interferente endocrino, osserva Lisette van Vilet dell’Associazione Heal, che rappresenta più di 70 ong nel settore della sanità e dell’ambiente in Europa. (…) (Stéphane Horel, Le Monde, Francia; Internazionale n. 1159, 24 giugno 2016, pag.102). [La proposta sarà ora sottoposta al vaglio dei 27 paesi membri, prima di tornare al parlamento europeo per l’approvazione, N.d.R.]

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21 Marzo 2019

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