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Tonino Perna
17 aprile, risalire la china della sfiducia
15 Aprile 2016
Invertire la rotta
«Se non si raggiunge il quorum si manda un pessimo segnale a chi ci ha creduto e si è speso per utilizzare questo che rimane uno dei pochi strumenti di democrazia reale, oltre naturalmente a rafforzare il governo Renzi nella sua deriva autoritaria».

«Se non si raggiunge il quorum si manda un pessimo segnale a chi ci ha creduto e si è speso per utilizzare questo che rimane uno dei pochi strumenti di democrazia reale, oltre naturalmente a rafforzare il governo Renzi nella sua deriva autoritaria». Il manifesto, 15 aprile 2016 (c.m.c.)

Ho discusso in queste ultime settimane con i miei studenti della specialistica e mi sono accorto che sul referendum del 17 Aprile regna una grande confusione, grazie all’azione diseducativa svolta dalla gran parte dei mass media. Rispetto al referendum sull’acqua pubblica ci troviamo in una situazione di svantaggio.

In primis, non è così chiaro e dirompente il tema che si affronta: non si bloccano le trivellazioni in generale ma solo le future concessioni e solo nell’area marina di pertinenza del demanio. Per la maggioranza della popolazione la questione delle trivellazioni marittime è molto specifica, tecnica, non affronta un tema universale come quello dell’acqua “bene comune”. Non ha la sua forza evocativa, né la sua carica emozionale: sembra un problema che riguarda solo gli addetti ai lavori o le popolazioni che vivono lungo le coste dell’Adriatico e dello Jonio.

Teniamo presente, inoltre, che portiamo sulle spalle l’onta della non applicazione al livello locale (con qualche lodevole eccezione come Napoli) del risultato del referendum del giugno del 2011 che portò 26 milioni di cittadini alle urne. Questo fatto ha prodotto, bisogna riconoscerlo, una sorta di sfiducia generalizzata sull’efficacia di questo tipo di consultazione. Infine, anche se pochi se ne sono accorti, non c’è stata la mobilitazione del M5S che sul referendum sull’acqua “bene comune” si era speso in tutte le aree del nostro paese, con un impegno capillare, costante, incisivo.

Per tutte queste ragioni siamo in tanti ad essere preoccupati per il non raggiungimento del quorum. Sarebbe una iattura. Questo referendum, infatti, ha una valenza simbolica di grande rilevanza. Se non si raggiunge il quorum si manda un pessimo segnale a chi ci ha creduto e si è speso per utilizzare questo che rimane uno dei pochi strumenti di democrazia reale, oltre naturalmente a rafforzare il governo Renzi nella sua deriva autoritaria.

Se non raggiungiamo il quorum rafforziamo la lobby petrolifera che si convincerà che non ha più ostacoli in questo paese, che può pensare tranquillamente ad altri programmi di trivellazione anche sulla terraferma. Sicuramente gioirebbe il presidente del Consiglio che potrebbe cogliere questo risultato come un buon auspicio, una sorta di prova generale del più impegnativo referendum confermativo di ottobre. Anche se non sarà stato lui a convincere gli italiani a non andare a votare potrebbe facilmente intestarsi il successo.

Per questo vale la pena spendere questi ultimi giorni ed ore per convincere gli indecisi ad andare a votare. Non necessariamente a votare Si, ma ad andare a votare comunque per non farsi togliere, svilire, uno strumento fondamentale per la democrazia.

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