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Alessandra Corica
Alt a nuovo cemento, il Parco Sud dice no alla Mapei
10 Settembre 2015
Milano
Piccolo caso da manuale di tutela della greenbelt: l'organismo (unico sul mercato sinora) sovracomunale fa il suo mestiere, ma senza poter proporre nulla.

Piccolo caso da manuale di tutela della greenbelt: l'organismo (unico sul mercato sinora) sovracomunale fa il suo mestiere, ma senza poter proporre nulla. La Repubblica Milano, 10 settembre 2015, postilla (f.b.)

Lo stop è definitivo. E perché l’operazione possa ripartire, sarà necessario che venga presentato un nuovo progetto, in sostituzione di quello firmato dall’archistar Mario Botta, pensato per occupare 132mila metri quadrati oggi destinati alle coltivazioni. Il Parco agricolo Sud dice no a Giorgio Squinzi, numero uno di Confindustria: l’imprenditore aveva progettato di spostare tra il verde del parco gli uffici e la sede principale della Mapei spa, la società specializzata nella produzione di materiali chimici per l’edilizia di cui è amministratore unico. A mettere il veto, con una delibera votata all’unanimità, è stato però ieri il Consiglio direttivo del Parco, espressione della Città metropolitana guidata da Giuliano Pisapia. Il Consiglio conta undici membri, di cui quattro della Città (tra cui il presidente Michela Palestra). E poi un componente per Palazzo Marino, uno per le associazioni ambientaliste e uno per gli agricoltori, e poi i sindaci di Opera, Cusago, Peschiera Borromeo e Pieve Emanuele.

Il progetto della Mapei risale a un anno fa, ed era stato approvato – due settimane prima della scadenza del mandato – dall’ex Provincia di Guido Podestà. Prevedeva la costruzione della nuova sede della società su tredici ettari dentro il parco, di cui una decina da edificare. Il no di ieri, che segue un primo orientamento espresso a luglio, impedisce la firma dell’accordo di programma, richiesto dal Comune di Mediglia nel cui territorio sarebbe ricaduta la nuova costruzione. Motivo, il fatto che «la proposta contrasta con tutti i livelli di pianificazione territoriale esistenti, e con la vocazione agricola e rurale del Parco Sud».

Non solo un no al cemento, quindi, ma soprattutto «alla realizzazione di un sito industriale all’interno di un’area agricola – spiega Michela Palestra, incaricata da Pisapia di presiedere il Consiglio direttivo, e sindaco di Arese – in aperto contrasto con la ragion d’essere del parco stesso, che è quella di tutelare l’agricoltura». A far valutare negativamente l’operazione, anche l’idea della Mapei di non assumere per il momento nuovi lavoratori, con ricadute positive in termini occupazionali sul territorio. Ma di limitarsi soltanto a usarli per riorganizzare le sue attuali risorse, nonostante la costruzione dei nuovi spazi. E adesso? «Il ruolo del Parco era quello di valutare la proposta così com’era – dice Palestra – . Se ci saranno delle riformulazioni al progetto, le valuteremo se ancora di nostra competenza». Tradotto: se ne potrà riparlare qualora il gruppo di Squinzi presenti un nuovo progetto. Con un impatto minore, se non nullo, sul Parco Sud.

postilla
Riassumendo: c'è un comune che pensando come spesso accade solo ai fatti propri gestisce (o meglio si fa gestire) la proposta di un grande operatore economico, davvero grande come il Mr. Vinavil Giorgio Squinzi al momento al vertice di Confindustria, con la griffe dell'archistar Mario Botta. Se guardiamo una mappa della zona, dal punto di vista comunale c'è una superficie del tutto residuale di fianco a un nucleo frazionale, di cui quell'intervento architettonicamente qualificato sarebbe una specie di logico completamento, tra margini oggi sfrangiati e una strada di collegamento intercomunale di una certa importanza. Ma se usciamo dalla microprospettiva municipale, vediamo che quella remota frazione lo è soltanto se osservata dalla sede del municipio titolare, visto che si infila a cuneo dentro altre circoscrizioni amministrative per nulla remote, tagliate da una quasi autostrada, e con un massiccio nastro a destinazione produttiva: perché non cercare di insediare il progetto di Mario Botta, con le adeguate modifiche, dentro quel consolidato (e attrezzato) contesto? Facile: perché all'impresa interessava anche speculare sui valori dei terreni, e aveva trovato un sindaco disponibile. Meno facile, è immaginare quale ruolo potrebbe avere una Città Metropolitana meno sospesa nel nulla, ad esempio con poteri urbanistici e di trattativa diversi da quelli di un ente parco, che non può andare molto oltre il si o il no. Per adesso accontentiamoci della tutela, ma proviamo a non dimenticare che esiste anche una cosa detta sviluppo, che andrebbe promosso e governato, alla dimensione adeguata come si ripete da parecchi lustri (f.b.)

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