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Corrado Oddi
Funzione pubblica della Cgil
3 Settembre 2014
Articoli del 2014
«Il recu­pero di un potere con­trat­tuale nel set­tore pub­blico può rea­liz­zarsi solo rico­struendo un nesso forte tra ruolo del lavoro, ruolo dell’intervento pub­blico e rap­porto con la cit­ta­di­nanza».

«Il recu­pero di un potere con­trat­tuale nel set­tore pub­blico può rea­liz­zarsi solo rico­struendo un nesso forte tra ruolo del lavoro, ruolo dell’intervento pub­blico e rap­porto con la cit­ta­di­nanza».

Il manifesto, 3 settembre 2014

Con grande enfasi media­tica, il governo Renzi ha annun­ciato che è par­tita una nuova «riforma» della Pub­blica Ammi­ni­stra­zione. In realtà, siamo in pre­senza di un’operazione che ha un carat­tere, con­tem­po­ra­nea­mente, regres­sivo (come quella annun­ciata sulla scuola) e di pura imma­gine, met­tendo insieme prov­ve­di­menti che ridu­cono diritti dei lavo­ra­tori pub­blici e sin­da­cali, come il ricorso alla mobi­lità obbli­ga­to­ria e la ridu­zione dei distac­chi e dei per­messi sin­da­cali retribuiti.

Oltre a annunci gene­rici, frutto più di un’ansia di dimo­strare che «le riforme strut­tu­rali stanno par­tendo» piut­to­sto che di una reale volontà di inter­ve­nire sui nodi di fondo che impe­di­scono alla Pub­blica Ammi­ni­stra­zione di svol­gere un ruolo di volano per una nuova qua­lità dello svi­luppo e social­mente efficace.

Quello che, invece, è rima­sto mag­gior­mente in ombra è come il sin­da­cato ha affron­tato, e in spe­ci­fico la Fun­zione Pub­blica Cgil, tale situa­zione. Al di là di alcune dichia­ra­zioni di for­male con­tra­sto, in realtà siamo di fronte a una posi­zione di pas­siva ras­se­gna­zione all’impianto di tale con­tro­ri­forma della Pub­blica Ammi­ni­stra­zione. Che sta acce­le­rando alcuni pro­cessi nega­tivi che erano in corso già da tempo all’interno della Fp Cgil e che il pro­cesso di «rior­ga­niz­za­zione» interna deri­vante dal dimez­za­mento delle agi­bi­lità sin­da­cali sta ulte­rior­mente raf­for­zando. Per dirla in breve, non si può non vedere come venga avanti e rischi di diven­tare strut­tu­rale una muta­zione del modello sin­da­cale che si com­pone di chiu­sura auto­re­fe­ren­ziale, restrin­gi­mento del pro­prio ruolo e oriz­zonte di ini­zia­tiva e anche della pro­pria demo­cra­zia interna. Non volendo essere gene­rico e rife­ren­domi in spe­ci­fico all’esperienza della Fp Cgil, mi inte­ressa evi­den­ziare almeno tre que­stioni che dise­gnano fatti e sce­nari che, almeno per me, gene­rano un dato di seria inquietudine.

Il primo è che, nei fatti, la Fp Cgil sta attuando scelte che rischiano, se non di farla ritrarre, per­lo­meno di ren­dere molto più eva­ne­scente il pro­prio impe­gno nel varie­gato e impor­tante movi­mento per l’acqua pub­blica. Ciò non solo è sba­gliato in sé, per­ché così si sva­luta quella che io ritengo essere stata una delle espe­rienze più feconde di que­sti ultimi anni di rela­zione tra espe­rienza sin­da­cale e realtà dei movi­menti e della cit­ta­di­nanza attiva, ma lo si fa pro­prio in un momento in cui il governo – già con lo «Sbloc­caI­ta­lia» e in ogni caso con la pros­sima legge di sta­bi­lità — si appre­sta a dare un colpo mor­tale all’esito refe­ren­da­rio di 3 anni fa, aprendo un ciclo di for­tis­sime pri­va­tiz­za­zioni dei ser­vizi pub­blici locali, per cui le aziende pub­bli­che par­te­ci­pate dovreb­bero ridursi dalle attuali 8000 a circa 1000.

Il secondo è che si dà una let­tura assai ridut­tiva e alla fine inef­fi­cace del pro­prio ruolo con­trat­tuale e della neces­sità di sal­va­guar­darlo. Biso­gne­rebbe inter­ro­garsi seria­mente sul per­ché ci si trova in un qua­dro per cui i lavo­ra­tori pub­blici hanno i pro­pri con­tratti nazio­nali bloc­cati da 5 anni e, come dice espli­ci­ta­mente il Def e nono­stante le smen­tite ago­stane di qual­che mini­stro, vedranno que­sta situa­zione pro­lun­garsi anche nei pros­simi 2–3 anni. Non basta dire che ciò è il pro­dotto della linea dell’austerità che ci pro­viene dall’Europa e cui ade­ri­sce anche que­sto governo, al di là delle scher­ma­glie tat­ti­che e comu­ni­ca­tive di Renzi. In realtà, in que­sti anni, la stessa Fp Cgil, e tutta la Cgil, non ha colto e si è mostrata subal­terna a quest’attacco, ha subito la cam­pa­gna di dele­git­ti­ma­zione del lavoro pub­blico, por­tata avanti almeno dai tempi del mini­stro Bru­netta, non ha rea­gito suf­fi­cien­te­mente all’operazione costruita di con­trap­porre lavoro pri­vato e lavoro pub­blico, e quest’ultimo ai cittadini.

Ora, con le scelte che si stanno com­piendo, si con­ti­nua e si appro­fon­di­sce quest’errore. Si pro­se­gue nel non ren­dersi conto che il recu­pero di un potere con­trat­tuale nel set­tore pub­blico può rea­liz­zarsi solo rico­struendo un nesso forte tra ruolo del lavoro, ruolo dell’intervento pub­blico e rap­porto con la cit­ta­di­nanza, come nel pas­sato la Fp Cgil ha saputo fare, negli anni ’90 legando for­te­mente l’idea della con­trat­ta­zione con quella di un reale pro­cesso rifor­ma­tore della Pub­blica Ammi­ni­stra­zione, e negli anni più recenti, teo­riz­zando il tema fon­dante del rap­porto tra valo­riz­za­zione del lavoro pub­blico, affer­ma­zione dei beni comuni e espan­sione della par­te­ci­pa­zione dei cit­ta­dini. Si ripiega su un’idea neo­cor­po­ra­tiva di modello di tutela e rap­pre­sen­tanza dei lavo­ra­tori pub­blici, che lascia per strada un’idea di sin­da­cato come sog­getto gene­rale per appro­dare a una cul­tura sin­da­cale mag­gior­mente simile all’associazione di inte­ressi, desti­nata peral­tro a non avere sboc­chi con le attuali com­pa­ti­bi­lità poli­ti­che ed eco­no­mi­che e, invece, ad appro­fon­dire la crisi di rap­pre­sen­tanza della Cgil.

Infine — terzo punto inquie­tante — non posso sot­ta­cere che, anche nel pro­cesso rior­ga­niz­za­tivo interno che è in corso a seguito del dimez­za­mento dei distac­chi e dei per­messi sin­da­cali, si dà per­lo­meno l’impressione di met­tere da parte voci che hanno espresso cri­ti­che e dis­senso sulle scelte e sugli ultimi esiti con­gres­suali com­piuti dalla mag­gio­ranza della Fp Cgil e della Cgil. Stanno diven­tando ormai troppi i casi in cui il dis­senso interno viene rego­lato per via amministrativa-burocratica, anzi­ché con una discus­sione e una rifles­sione stra­te­gica di cui la Cgil ha sem­pre più biso­gno, e di cui una sua riforma demo­cra­tica è parte essen­ziale.
Una car­tina al tor­na­sole di tutt’e tre que­sti dati nega­tivi è pro­ba­bil­mente rap­pre­sen­tata anche dal fatto che il sot­to­scritto, che ha rap­pre­sen­tato la Fp Cgil Nazio­nale all’interno del Forum Ita­liano dei Movi­menti per l’Acqua sin dalla sua nascita e che ha lavo­rato in que­sti ultimi dieci anni all’interno della Fp Cgil Nazio­nale sui temi dei beni comuni e del Wel­fare, viene coin­volto, per scelta del sin­da­cato a seguito del pro­cesso rior­ga­niz­za­tivo interno, nella per­dita della pro­pria agi­bi­lità e inca­rico sin­da­cale a tempo pieno, rien­trando nel pro­prio posto di lavoro ori­gi­na­rio al comune di Ferrara.

Ovvia­mente ciò non mi impe­dirà, anzi, di pro­vare a dare il mio con­tri­buto all’iniziativa e alla rifles­sione stra­te­gica di cui ritengo la Cgil abbia neces­sità e su cui mi auguro che in diversi vogliano cimen­tarsi. Per quanto mi riguarda, ora lo farò come sem­plice iscritto alla Fp Cgil, atti­vi­sta del movi­mento per l’acqua, mili­tante poli­tico inte­res­sato alla costru­zione di una sog­get­ti­vità poli­tica nuova per la sini­stra italiana.

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