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Andrea Fabozzi
Contro riforma
24 Settembre 2014
Difendere la Costituzione
«Adesso la sini­stra che non era allora in par­la­mento, assieme a un po’ di depu­tati del Pd rin­sa­viti, a diverse asso­cia­zioni, alla Fiom e ai costi­tu­zio­na­li­sti che non cre­dono troppo nella pro­po­sta di refe­ren­dum abro­ga­tivo già in campo (per­ché limi­tata negli effetti e a rischio boc­cia­tura della Con­sulta) ten­tano la strada della legge costi­tu­zio­nale di ini­zia­tiva par­la­men­tare. Per boni­fi­care l’articolo 81».

«Adesso la sini­stra che non era allora in par­la­mento, assieme a un po’ di depu­tati del Pd rin­sa­viti, a diverse asso­cia­zioni, alla Fiom e ai costi­tu­zio­na­li­sti che non cre­dono troppo nella pro­po­sta di refe­ren­dum abro­ga­tivo già in campo (per­ché limi­tata negli effetti e a rischio boc­cia­tura della Con­sulta) ten­tano la strada della legge costi­tu­zio­nale di ini­zia­tiva par­la­men­tare. Per boni­fi­care l’articolo 81».

Il manifesto, 24 settembre 2014

Che la parola «riforma» ormai non signi­fi­chi più niente, o comun­que niente di buono, lo prova la sto­ria dell’articolo 81 della Costi­tu­zione. «Rifor­mato» in appena sei mesi tra la fine dell’ultimo governo Ber­lu­sconi e la breve sta­gione di Monti. All’apogeo delle lar­ghe intese, il vin­colo del pareg­gio di bilan­cio fu inse­rito nella Carta con 14 voti con­trari su 650, acco­gliendo pro­po­ste con­ver­genti di Ber­lu­sconi e Ber­sani. Nean­che i più ottusi rigo­ri­sti euro­pei chie­de­vano di met­tere il vin­colo diret­ta­mente in Costi­tu­zione; l’Italia minac­ciata di troika volle strafare.

Così oggi Renzi, quando si atteg­gia ad avver­sa­rio dell’austerità, dimen­tica di dire che il nostro paese ha l’austerità scol­pita nella legge fon­da­men­tale. E che il governo la riven­dica, altri­menti avrebbe aggiunto l’articolo 81 alla lista dei qua­ranta e più arti­coli della Carta che sta impo­nendo alle camere di riscri­vere. Adesso la sini­stra che non era allora in par­la­mento, assieme a un po’ di depu­tati del Pd rin­sa­viti, a diverse asso­cia­zioni, alla Fiom e ai costi­tu­zio­na­li­sti che non cre­dono troppo nella pro­po­sta di refe­ren­dum abro­ga­tivo già in campo (per­ché limi­tata negli effetti e a rischio boc­cia­tura della Con­sulta) ten­tano la strada della legge costi­tu­zio­nale di ini­zia­tiva par­la­men­tare. Per boni­fi­care l’articolo 81, ripor­tan­dolo dal pre­cetto ragio­ne­ri­stico di quasi 20 righe che è diven­tato all’originario e sem­plice prin­ci­pio di coper­tura delle spese. Se quella era una «riforma», dob­biamo dun­que affi­darci a una «con­tro­ri­forma» che in realtà ha il segno pro­gres­si­sta del rifor­mi­smo vero e recu­pera i «diritti fon­da­men­tali delle per­sone» al cen­tro della finanza pub­blica. In que­sto modo una legge di bilan­cio che tagliasse i ser­vizi pub­blici essen­ziali e inve­stisse in armi da guerra, per esem­pio, sarebbe cen­su­ra­bile dalla Con­sulta con più cer­tezza di quanto, a parere di diversi costi­tu­zio­na­li­sti, non lo sia già oggi. Anni­chi­lita dalle scon­fitte, la sini­stra trova ancora una volta nella Costi­tu­zione «for­male» e nella bat­ta­glia per la sua piena appli­ca­zione l’ultimo ter­reno di resi­stenza. Magari il primo dal quale ten­tare una mossa.

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