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Adriana Comaschi
Gherardo Colombo: «Un maestro sempre corretto deluso dalla politica. »
31 Marzo 2014
Maestri
«Un maestro, unmagistrato correttissimo. Mani pulite occasione persa 
per il Paese non per noi». Così l’ex procuratore capo di Milano nel ricordo diGherardo Colombo, membro del pool di Mani Pulite e protagonista di altreinchieste storiche come quella sulla Loggia P2 e sul delitto Ambrosoli, in annipiù recenti dei processi Imi-Sir/Lodo Mondadori/Smeı. L’Unità, 31 marzo 2014

«Mani pulite occasione persa 
per il Paese non per noi». L’Unità, 31 marzo 2014


«Abbiamo lavoratoinsieme per tanti, tantissimi anni, Gerardo era un bravissimo investigatore hadetto tra l’altro Colombo -. Lavoravamo affinché l’articolo 3, secondo cuitutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, da speranza diventi realtà».

Chi èstato per lei, Gerardo D’Ambrosio?
«Un uomoestremamente sensibile ai diritti delle persone, che faceva il suo lavoro conuna grande attenzione e passione. Per me personalmente è stato anche unmaestro, negli anni 70 quando ero appena entrato in magistratura, arrivato aMilano eravamo nello stesso Ufficio Istruzione e succedeva spesso che la sera,prima di tornare a casa, ci fermassimo a rivivere conlui le indagini che aveva fatto. E a imparare, imparare moltissimo».
Nel 2012 D’Ambrosio in un’intervistaall’Unità a proposito della stagione di Mani Pulite disse «abbiamo perso unagrande occasione , quella di sconfiggere la corruzione».

Lei ha lasciato lamagistratura a 60 anni, dichiarando «ho visto riabilitati molti dei corrottiche ho indagato». Avete condiviso questa delusione?
«A muovermi èstata la convinzione forte, fortissima che non è l’accertamento delleresponsabilità individuali delle singole persone lo strumento con cui si potevamarginalizzare la corruzione, in un paese come l’Italia dove la corruzione eraallora altissima. Credo che anche la scelta di Gerardo poi di fare dell’altro,anche se dopo la pensione, sia stata originata da una convinzione analoga.L’azione penale può servire soltanto quando la devianza è marginale. Ma quandoè normale, come era normale, che i rapporti tra privati e pubblicaamministrazione fossero accompagnati dalla corruzione, allora lo strumentogiudiziario diventava uno strumento inadeguato. Tra l’altro avevo ancheproposto, proprio all’inizio di Mani Pulite a luglio del 1992, avevo buttato lìche chi avesse raccontato come erano andate le cose, restituito e si fosseallontanato per un periodo di una certa consistenza dalla vita politica nonandasse in prigione. Insomma questa scelta di Gerardo di dedicarsi invece cheall’applicazione alla creazione delle leggi in Parlamento credo potesse corrispondereall’idea che la soluzione si trovasse in un altro settore, in un altro campo».

Comegiudicava l’esperienza in Parlamento?

«Lui era sempre un corpo estraneo all’interno dellapolitica. Non mi pare sia stato accolto a braccia aperte a livello elettorale,e credo che la sua voce abbia fatto fatica, ma molta molta fatica a farsisentire. Ci sentivamo tre quattro volte l’anno, succedeva che mi parlasse diuna sua iniziativa parlamentare e magari della delusione che aveva incontratonelle risposte».

Cosarimane allora della stagione di Mani Pulite?
«Parlavamo diGerardo, fermiamoci qui. Voglio solo precisare, a proposito di quello che sidiceva prima: non credo che abbiamo perso una grande occasione noi, comemagistrati, era impossibile arrivare a modificare la situazione di devianzacosì massiva attraverso una indagine penale».

D’Ambrosioha lavorato con passione e poi è passato alla politica. Lei dopo aver lasciatola toga ha cercato di muoversi su un altro fronte, quello dell’educazione allalegalità, nelle scuole e con i libri...
«Non voglioparlare di me. Quanto all’impegno di Gerardo, vorrei precisare perché puòessere travisato questo aspetto della passione civile, potrebbe essere magariinterpretato nel senso che allora uno fa il magistrato tenendo un po’ meno inconto le regole della propria professione: sicuramente per Gerardo non è statocosì. In uno Stato di diritto le regole vanno rispettate e se si pensa che nonsiano coerenti con la Costituzione vanno portate davanti alla CorteCostituzionale. Lui era estremamente corretto anche sotto questo profilo».

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