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M. Barbaro e D. W. Chen
New York va a sinistra con Bill de Blasio
9 Novembre 2013
Sinistra
Sarà il primo democratico a guidare la città dopo vent’anni. Ha ottenuto una vittoria schiacciante grazie a una campagna elettorale contro le disuguaglianze e l’emarginazione.
Sarà il primo democratico a guidare la città dopo vent’anni. Ha ottenuto una vittoria schiacciante grazie a una campagna elettorale contro le disuguaglianze e l’emarginazione. Internazionale n. 1025, 8 novembre 2013; dal N

ew York Times

Il 5 novembre Bill de Blasio, un uomo che è riuscito a trasformarsi da funzionario quasi sconosciuto di un oscuro ufficio cittadino a interprete della frustrazione di una città pronta a una nuova età dell’oro, è stato eletto sindaco di New York. La sua vittoria schiacciante, dai distretti operai di Brooklyn alle aree peri- feriche del Queens sudorientale, è un segnale chiaro: gli elettori della più grande metropoli degli Stati Uniti respingono con decisione lo stile duro e vicino al capitali- smo finanziario del governo cittadino degli ultimi vent’anni e chiedono una netta virata a sinistra.

De Blasio, 52 anni, democratico, difensore civico di New York, ha sconfitto l’ex presidente dell’azienda cittadina dei trasporti Joseph J. Lhota. La sua vittoria, la più schiacciante nella corsa a sindaco dal 1985, quando Edward I. Koch vinse con un margine di 68 punti, legittima inequivocabilmente de Blasio a seguire il suo programma di sinistra.

“Cari concittadini, oggi avete detto con fermezza che volete un cambio di rotta per questa città”, ha detto ai suoi elettori durante la grande festa a Park slope, nel quartiere di Brooklyn, dove i suoi figli adolescenti hanno ballato sul palco. De Blasio, che ha origini italiane, ha ringraziato la folla in inglese, in spagnolo e perfino con qualche parola di italiano. “Nessuna esitazione: le persone di questa città hanno scelto una strada progressista e stasera siamo pronti a metterci in marcia, insieme”.

Al di là del curriculum formidabile del candidato, la vittoria di de Blasio è il trionfo di un messaggio populista in una campagna elettorale che era diventata un referendum su un’intera epoca, quella cominciata con Rudolph W. Giuliani e finita con Michael R. Bloomberg, rieletto sindaco per tre volte.

Durante la sua corsa de Blasio ha messo in ombra gli avversari canalizzando la crescente frustrazione dei newyorchesi su temi come la disuguaglianza, la politica di sicurezza troppo aggressiva e la mancanza di alloggi a prezzi ragionevoli, e affermando che la città non deve lasciare indietro nessuno. Come forse nessuno prima di lui, ha puntato sulla sua famiglia multirazziale per comunicare con un elettorato sempre più vario, appassionando gli elettori con uno spot televisivo in cui compare Dante, il carismatico figlio quindicenne con la sua appariscente capigliatura afro. De Blasio sarà il primo democratico a guidare New York do- po vent’anni. Il suo messaggio ha risvegliato lo scontento più profondo e la voglia di cambiare degli abitanti delle cinque circoscrizioni cittadine.

Pochi errori

Il suo rivale Lhota, vicesindaco durante l’amministrazione Giuliani e con un passato di banchiere a Wall street, è entrato in gara in pompa magna e con molte promesse: un repubblicano moderato, un manager scaltro dalla forte personalità, noto per le sue citazioni dal film Il padrino e i suoi tweet poco sobri. Ma nei suoi comizi si è rivelato monotono e poco convincente. I suoi attacchi a de Blasio, descritto come un “socialista” che avrebbe riempito le strade di delinquenti, non sono sembrati di gran classe. Inoltre, nonostante i suoi legami con il mondo della finanza, è riuscito a racimolare solo 3,4 milioni di dollari di donazioni, un terzo della somma raccolta da de Blasio.

Lhota è stato spiazzato dall’incredibile ascesa del suo avversario. Cresciuto in Massachusetts, fan dei Red Sox, da ragazzo de Blasio ha abbracciato gli ideali di sinistra dei sandinisti in Nicaragua, poi ha sposato una donna che prima si dichiarava lesbica, e non ha mai diretto un’organizzazione di più di 300 persone. Ma il nuovo sindaco, che è in politica da molti anni ed è stato il responsabile delle campagne elettorali di Hillary Clinton e del deputato democratico Charles B. Rangel, ha diretto una macchina disciplinata, che ha commesso pochi errori e non ha dato niente per scontato, contrariamente a Lhota.

Per il giorno del voto de Blasio ha chiamato a raccolta circa diecimila volontari distribuendoli in quaranta punti della città per incentivare l’affluenza alle urne. Lhota è riuscito a reclutare 500 persone, pagate, in nove postazioni. Secondo gli exit poll realizzati dalla Edison Research, gli sforzi per un impegno coordinato sono stati ripagati, facendo guadagnare a de Blasio i voti di elettori di ogni etnia, genere, età, religione, reddito e livello d’istruzione.

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