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Lucia Annunziata
Fori imperiali, Ignazio Marino: "Quella strada scomparirà"
12 Agosto 2013
Roma
Nell’intervista, il nuovo sindaco di Roma pronuncia parole chiare e nella direzione giusta sul destino dell’area archeologica centrale. Il progetto Fori sembra davvero più vicino. L'Huffington post, 11 agosto 2013 (m.p.g.)
Nell’intervista, il nuovo sindaco di Roma pronuncia parole chiare e nella direzione giusta sul destino dell’area archeologica centrale. Il progetto Fori sembra davvero più vicino. L'Huffington post, 11 agosto 2013 (m.p.g.)

All’inizio di questa storia non c’è, come tutti abbiamo immaginato, un grande intellettuale quale Giulio Carlo Argan. Non c’è una dotta discussione sul rapporto fra Antichità e Modernità. C’è più banalmente (ma quanto più felicemente) un ricordo giovanile, una passeggiata con una ragazza americana, di origini caraibiche, in visita estiva a Roma, un giro nei Fori (per farla meravigliare, per farla innamorare?), che finisce con una osservazione di lei, pratica come pratico è spesso lo spirito americano: “Ma che vi è venuto in mente di fare una strada proprio sul Foro?”

Decenni dopo Ignazio Marino, divenuto Sindaco, prova a rispondere a quel rimprovero. Se siete stati irritati o compiaciuti dalla scelta di bloccare al traffico l’area intorno al Colosseo, tenetevi pronti ad altre emozioni forti. La pedonalizzazione è infatti solo l’inizio di un progetto che “nel corso di questo mandato” avvierà nuovi scavi che porteranno alla luce i Fori più antichi che giacciono coperti dal grande viale che va dal Colosseo a Piazza Venezia. Il risultato finale sarà non solo l’ampliamento dell’area archeologica, ma uno stravolgimento totale dell’attuale volto della Capitale: come conseguenza di questi scavi, infatti, via del Fori Imperiali, la strada così fortemente voluta da Mussolini, e oggi così fortemente parte della identità della città, scomparirà, verrà smantellata. “Forse ne resterà una sezione, magari per pedoni e biciclette”, dice serafico senza giri di parole il neo-sindaco di Roma in questa intervista.

Sindaco Marino, cosa risponde a chi le rimprovera che Roma ha altre priorità di quelle da lei scelte, che le periferie sono più importanti della pedonalizzazione dei Fori?
Ho fatto in realtà molti giri di periferie. Dedico a queste visite un giorno alla settimana. Sono stato ad Ostia a San Basilio…

Sempre in bicicletta?
La bicicletta piace molto, ho scoperto. Perché la gente può fermarti facilmente, mette le mani sul manubrio e ti tiene bloccato fino a che non ha finito di parlare… In ogni caso, I primi 50 nuovi mezzi di trasporto pubblico li abbiamo tutti dati alle periferie.

Come le è venuta l’idea di pedonalizzare i Fori? È stato un progetto accarezzato a lungo o una decisione presa all’improvviso, in fretta, come un po’ è apparso?
La vera storia in realtà non ha nulla a che fare con l’essere sindaco. Nel 1988, avevo appena finito I miei studi a Pittsburgh, venni a Roma come ogni anno, per l’estate. In America avevo conosciuto un medico, Velma Skandersberg , una afroamericana di origini caraibiche, e la invitai a venire in Italia. La portai ai Fori, ricordo. La portai in giro, per farle sentire tutta la magia di essere in questi luoghi , “Ecco qui ha camminato Giulio Cesare, e Cicerone parlò in questo esatto posto”. Poi usciamo dagli scavi, arriviamo sulla strada e lei esclama: “Ma come vi è venuto in mente di costruire una strada proprio fuori da qui”. Fu lei a farmi scoprire per prima l’incongruenza di questa situazione….

Insomma, dobbiamo le sue decisioni a Velma e non, come si pensa, ad Argan.
Beh, in quegli anni ero più familiare con i libri di chirurgia che con il dibattito storico politico. La discussione sui Fori in effetti è antica, viene impostata nel 1887 da Guido Baccelli, che fu il primo a imporre il problema del parco archeologico…. Da adulto ne ho letto poi molto. Ma lei mi ha chiesto cosa c’è all’origine delle mie idee.

Altri ricordi di gioventù che dobbiamo conoscere per capire il futuro della città?
Ce n’è di sicuro un altro, che mi ha sostenuto nel prendere le mie decisioni attuali da sindaco. Ricordo che nel 1973, cito un anno a caso, io come tutti i romani andavo a Piazza del Popolo e parcheggiavo la macchina. Quella Piazza meravigliosa era una enorme distesa di vetture, e a nessuno sembrava strano. Oggi è zona pedonale. Come è avvenuto il passaggio, con quali disaccordi? Sono certo che c’è stata una discussione, che qualcuno ha preso la decisione di cambiare la destinazione d’uso della Piazza, che i commercianti avranno protestato. Ma se oggi io come sindaco volessi proporre il contrario, cioè di riaprire il parcheggio a piazza del Popolo, sono sicuro che sarei inseguito con i bastoni! È mia convinzione che tra venti anni sarà avvenuto lo stesso cambio culturale nei cittadini in merito ai Fori.

La prima settimana è passata alla fine senza grandi tensioni. Ma certo non finisce qui. Lei infatti fin dall’inizio ha fatto riferimento a un progetto più grande. In risposta, il sindaco, come pare faccia spesso, si alza e ci invita a uscire con lui sull’"affaccio”. L’affaccio è un esile balconcino aggrappato a una parete laterale a caduta libera dell’edificio del Campidoglio. La base del balcone è strettissima, non più di tre persone vi stanno dritte e affiancate, e la combinazione di strapiombo e monumenti romani, archi, colonne, Via Sacra e Senato, provoca uno smarrimento fra panico e bellezza. Tutti i sindaci che hanno guidato il Campidoglio hanno amato questo affaccio. L’accesso al modesto balcone senza nessuna pretesa artistica sul più imponente memoriale della Storia è infatti forse il vero simbolo del potere che deve gestire chi guida la città di Roma. Tutti i sindaci, dunque, usano la cortesia di offrire questa vista almeno una volta agli ospiti. Ma Ignazio Marino invece di guardare in basso ai celebri monumenti, è rivolto a sinistra, verso la strada dei Fori Imperiali, che limita e divide le antichità. Punta con il braccio verso la base del viale.
“Guardi lì sotto, vede, vede? Lì sotto ci sono altri reperti, i fori più antichi… anzi, vede? Lì sotto c’è la maggior parte del Foro”.
Guarda, insiste, e sorride. Secondo statistiche storiche, gli scavi del periodo mussoliniano vennero in gran parte ricoperti per costruire proprio la nuova strada imperiale fra Colosseo e Piazza Venezia. Dal punto di vista archeologico, le cifre sono paradossali. Nota l’urbanista Italo Insolera che “la banchina di calcestruzzo seppellì nuovamente, e sotto ben più dura scorza, parte di quanto era stato scavato”. I Fori infatti coprivano 80 mila metri quadri. Ne furono scavati 76 mila e riseppelliti 64 mila, circa l’84 per cento. “I ruderi lasciati in mostra sono indubbiamente importanti, ma rappresentano solo il 15 per cento di quanto gli imperatori costruirono”.
L’altro risultato controverso è di tipo percettivo. Osserva Antonio Cederna: “Oltre ad aver spaccato in due l’unità della zona archeologica (…) i Fori imperiali sulla sinistra di chi va verso il Colosseo sono stati sprofondati in catini (…) mentre i monumenti sulla destra presentano tutti al passeggero il didietro”.Le conseguenze della osservazione del Sindaco sono dunque piuttosto chiare.

Il suo prossimo passo è dunque liberare questa parte del Foro dalla “copertura” della strada?
Sì. Intendiamo farlo.
Come lo faremo è da vedere. Ci sono varie metodologie possibili. Per questo il primo passo da fare è organizzare un grande confronto internazionale sulle metodologie di scavo. Io certo non sono un esperto. C’è chi dice che il modo migliore è “sbancare” tutto e riportare alla luce i vecchi Fori, e chi dice che invece va scavato ma valorizzando tutte le stratificazioni. Un metodo che nel mio linguaggio da chirurgo descriverei simile a una tac.

Ripetiamo, tanto per essere certi di quello che lei vuole fare: la pedonalizzazione dell’area dei Fori imperiali è l’inizio di un progetto che porterà, in ogni caso, qualunque sarà la metodologia scelta, a nuovi scavi?
Sì, e tra 25 o 30 anni, grazie a questi scavi ci sarà al centro di Roma una situazione urbanistica completamente nuova.

Possiamo dire dunque che secondo questo progetto Via dei Fori Imperiali scomparirà? Che sarà diciamo “espiantata”?
Si alla fine scomparirà. Immagino che ne rimarrà solo una parte, una sezione centrale, magari per biciclette e pedoni, magari per un tram… magari terremo le mappe dell’Impero. Questo risultato finale lo vedremo. Senza volerle sembrare un folle, mi immagino un’unica area che unisca i Fori Traiani ai Fori Imperiali…

...e che continui fino all’Appia?
Certamente. Riunificando un’area archeologica che ora è divisa.

Lei capisce che cancellare via dei Fori Imperiali, per non parlare poi delle altre strade, le porterà fino a sotto questo balcone manifestazioni furibonde. Non ultime quelle di quel nutrito gruppo di nostalgici fascisti per cui quella via è un simbolo importantissimo?
Capisco che questo nuovo schema possa far paura. Ma pensiamo ad altri esempi nel mondo. A Williamsburg, la capitale coloniale della Virginia, è stata mantenuta l’intera città, anche se gli edifici nella maggioranza dei casi erano fatti solo di legno. E a Londra a Parigi ci sono monumenti forse del valore del Colosseo che sarebbero ridotti a fare da rotonda spartitraffico?

Quanto riflesso antifascista c’è in questa sua idea di cancellare via dei Fori Imperiali, simbolo del potere Mussoliniano?
Io sono un antifascista. Ma al di là delle mie convinzioni personali non c’è nulla di antifascista in questa decisione. Tant’è che sarà un comitato internazionale a decidere, come dicevo, se e come fare gli scavi sotto quella strada.

E quanto c’è invece di odio anti-automobile?
Io non lo chiamo odio, preferisco parlare di intolleranza. Ma sicuramente c’è. Cosa pensare del fatto che a Roma ogni 1000 abitanti ci sono 980 auto, che a Roma si muovono ogni giorno si muovono 600mila persone, di cui il 60 per cento fa meno di 5 chilometri? È un assurdo. Il traffico deve essere diminuito. È una priorità anche medica.

Lei sostiene che tutto questo progetto porterà a Roma un numero maggiore di turisti. Ma perché i turisti dovrebbero essere più attratti da un Foro senza il Viale? Che differenza fa per loro?
Perché l’area sarà bellissima. Io penso che porteremo il doppio di turisti che vengono oggi . Puntiamo a superare i 20 milioni annui.

Può darci un calendario per l’attuazione di questo progetto? Tanto per poter misurare in futuro il suo impegno?
Vedrete. Avverrà tutto nel corso di questo mandato.

Vedremo, Sindaco.

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