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Un ricordo del prete di marciapiede
23 Maggio 2013
Maestri
Un ricordo del “prete di marciapiede e, in calce, il suo ultimo articolo sul quotidiano comunista.

Un ricordo del “prete di marciapiede e, in calce, il suo ultimo articolo sul quotidiano comunista.

Il manifesto, 23 maggio 2013

Don Andrea Gallo, mio fratello, ci ha lasciato. Io che non credo ma che conoscevo la sua forte fibra e resistenza, pure fino all'ultimo ho sperato che il suo sorriso potesse fare il miracolo. Prete da marciapiede come si è sempre definito, è stato uno dei sacerdoti più noti e più amati del nostro sempre più disastrato Paese. Non solo per me, siamo in centinaia di migliaia di persone che da sempre lo abbiamo sentito come un fratello, una guida, un maestro, un compagno.

Ma il «Gallo» è stato prima di tutto e soprattutto un essere umano autentico. Che in yiddish si dice «a mentsch». La nostra nascita nel mondo come donne e uomini, è un evento deciso da altri anche se la costruzione in noi del capolavoro che è un essere umano autentico, dipende in gran parte dalle nostre scelte. Il tratto saliente di questo percorso, è l'apertura all'altro laddove si manifesta nella sua più intima e lancinante verità ovvero nella sua dimensione di ultimo, sia egli l'oppresso, il relitto, il povero, l'emarginato, il disprezzato, l'escluso, il segregato, il diverso.
L'apertura all'altro, sia chiaro, non si manifesta nel melenso atto caritativo che sazia la falsa coscienza e lascia l'ingiustizia integra e perversamente operante, ma si esprime nella lotta contro le ingiustizie, nell'impegno diuturno per la costruzione di una società di uguaglianza, di giustizia sociale in una vibrante interazione di pensiero e prassi con una prospettiva tanto laicamente rivoluzionaria, quanto spiritualmente evangelica. Il «Gallo» è stato radicalmente cristiano, sapendo che il messaggio di Gesù è un messaggio rivoluzionario, radicale e non moderato ed è per questo che l'hanno messo in croce, per la destabilizzante radicalità del cammino che indicava. «Beati gli ultimi perché saranno i primi» non è un invito a bearsi in una permanente condizione di minorità per il compiacimento delle classi dominanti, ma è un'incitazione a mettersi in cammino per liberare l'umanità dalla violenza del potere, per redimerla con l'uguaglianza.
La parola ebraica ashrei, tradotta correntemente con beato, si traduce meno proditoriamente con in marcia come propone il grandissimo traduttore delle scritture André Chouraqui. È questa consapevolezza che ha fatto di don Gallo un profeta e non nell'accezione volgare e stereotipata con cui spesso si vuole sminuire o sbeffeggiare il ruolo di questa figura, ma nel senso più profondo di uomo che ha incarnato la verità dei grandi pensieri ripetutamente e capziosamente pervertiti dai funzionari del potere, siano essi i soloni del regno terreno, siano essi i chierici del cosiddetto regno celeste. Questa è la ragione per la quale il profeta trasmette la parola del divino e il divino del monoteismo ha eletto come suo popolo lo schiavo e lo straniero, l'esule, lo sbandato, il fuoriuscito, il diverso, il meticcio avventizio perché tali erano gli ebrei e non un popolo etnicamente omogeneo come oggi vorrebbe uno sconcio delirio nazionalista.
Nella sua fondamentale opera Se non ora adesso (pubblicata da Chiarelettere) che deve essere letta da chiunque voglia capire le parole illuminate di questo prete da marciapiede, Gallo ci ha ricordato che l'etica è più importante della fede, come il filosofo e grande pensatore dell'ebraismo Emmanuel Lévinas suggerisce nel suo saggio «Amare la Torah più di Dio». Come già il profeta d'Israele Isaia dichiara con parole infiammate, il Santo Benedetto stesso chiede agli uomini di praticare etica e giustizia perché disprezza la fede vuota e ipocrita dei baciapile:
«Che mi importa dei vostri sacrifici senza numero. Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso dei giovenchi. Il sangue di tori, di capri e di agnelli Io non lo gradisco... Smettete di presentare offerte inutili, l'incenso è un abominio, noviluni, sabati, assemblee sacre, non posso sopportare delitto e solennità. I vostri noviluni e le vostre feste io detesto, sono per me un peso, sono stanco di sopportarli. Quando stendete le mani, Io allontano gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, Io non ascolto. Le vostre mani grondano sangue. Lavatevi, purificatevi, togliete il male delle vostre azioni dalla mia vista. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova». Il profeta autentico non predice il futuro, non è una vox clamans nel deserto, è l'appassionata coscienza critica di una gente, di una comunità, di un'intera società, ed è questa coscienza che si incide nella prole perché le parole diventino fatti, azioni militanti ad ogni livello della relazione interumana e per riconfluire in parole ancora più gravide di quella coscienza trasformatrice.
Questo è a mio parere il senso che don Gallo attribuisce al Primato della Coscienza espresso mirabilmente nel documento conciliare «Nostra Aetate» uscito dal Concilio Vaticano Secondo voluto da Giovanni XXIII, il «papa buono», ma buono perché giusto.Con il poderoso strumento della sua coscienza cristiana, antifascista, critica, militante, laica ed evangelicamente rivoluzionaria, il prete cattolico Gallo, è riuscito a confrontarsi con i temi socialmente più urgenti ed eticamente più scabrosi smascherando i moralismi, le rigidità dottrinarie, le ipocrisie che maldestramente travestono le intolleranze per indicare il cammino forte della fragilità umana come via per la liberazione.
Quest'ultima e intima verità dell'uomo, Andrea Gallo la sapeva, la sentiva e la riconosceva nelle parole più impegnative delle scritture perché istituiscono l'umanesimo monoteista ma anche l'umanesimo tout court nella sua dirompente radicalità: «Ama il prossimo tuo come te stesso, ama lo straniero come te stesso, ciò che fai allo straniero lo fai a Me».La passione per l'uomo, per la vita e per l'accoglienza dell'altro, si sono così coniugate in questo specialissimo uomo di fede con un folgorante humor che dissìpa ogni esemplarità predicatoria per aprire la porta del dialogo fra pari a chiunque voglia entrare, crisitano o mussulmano, ebreo o buddista, credente o ateo.
In don Gallo si è compiuto il miracolo dell'ubiquità: lui è stato radicalmente cristiano e anche irriducibilmente cattolico, ma potrebbe anche essere ricordato come uno tzaddik chassidico, così come è stato un militante antifascista ed un laicissimo libero pensatore. Per me il Gallo resta un fratello, un amico, una guida certa, un imprescindibile e costante riferimento.
Per me personalmente, la speranza tiene fra le labbra un immancabile sigaro e ha il volto scanzonato di questo prete ribelle.

il manifesto, 2 gennaio 2013

La mia lotta, in direzione ostinata e contraria
di don Andrea Gallo

Ho visto gioiosamente nascere la democrazia nel 1945, con la mia Brigata Partigiana, comandata da mio fratello, ex tenente del Genio Pontieri, sopravvissuto alla tragica campagna di Russia, a d

iciassette anni di età. Diventato vecchio - 84 anni e mezzo - devo vederla vergognosamente morire?
Ho riflettuto a lungo sulla crisi economica finanziaria che stiamo attraversando. Non è scandalosa la "teoria" di chi si ostina a vedere nel profitto l'unica molla creativa, innovativa del progresso, quale sia la destinazione degli investimenti? Perché si è permesso la concentrazione del potere economico nelle mani bramose di pochi grandi colossi mondiali? Lasciamo le storielle dei complotti. Semplicemente siamo giunti al momento più vittorioso di un'economia vecchia di ottanta anni. Siamo al passaggio dal capitalismo di un tipo ad un capitalismo d'altro tipo. Altro che parlare di crisi! Abbiamo dimenticato nel '47 Von Hayek, Friedman e la Scuola di Chicago? Dopo la Seconda guerra mondiale si adottò la ricetta keynesiana e il mondo veniva ricostruito.
La crisi attuale è la vittoria degli ultraliberisti con l'assenza di un'alternativa ritenuta valida. La debolezza della politica occidentale e la scomparsa dei valori di civiltà hanno fatto il resto. I ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, disse Paolo VI in un mirabile discorso all'Onu. C'è una evoluzione in atto, non una generica crisi. Irrompe un cambiamento della stessa portata della nascita delle banche nel XVII secolo. Gli economisti e gli statisti attuali ne sono imbevuti e, rivestendo posti di responsabilità, la applicano senza scrupoli. Un mercato, un potere economico. Lo dice Stiglitz, Nobel per l'economia, «il mercato e il potere finanziario creano armi di distruzione di massa». Questa logica liberista è propugnata dalle banche. Tra le più potenti, la Goldman Sachs americana.
Gli economisti italiani (Draghi, Monti e soci) sono composti chierichetti di questo neoliberalismo, in una blindata cattedrale del Dio Denaro. Goldman Sachs è una delle più importanti banche internazionali che agisce sui mercati adottando questa perversa logica capitalista. Non ha un «volto umano».
Una persona onesta non può più accettare un sistema di apartheid mondiale, dove il 20 per cento della popolazione mondiale consuma l'80 per cento delle risorse; e dove si spendono tre milioni di dollari in armamenti, ma in un minuto muoiono di fame dieci bambini.
Si vuole costruire un'alternativa? Sono sempre più numerosi i giovani europei che hanno perso la fiducia nel futuro. Scoraggiati, inattivi. Sia chiaro: è un processo molto impegnativo, lungo e complesso. La colpa di questa colossale truffa delle banche è stata addossata al debito pubblico per imporre austerità e conseguente perdita del patrimonio pubblico.
Il 2 marzo 2012, 25 dei 27 capi di stato della Ue hanno firmato il fiscal compact. Diventano permanenti i piani di austerità, una serie di tagli a stipendi, pensioni, il diritto e la dignità del lavoro e la privatizzazione dei beni comuni. Il potere economico ha imposto Draghi, governatore della Bce, già vicepresidente della Goldman Sachs. E un sorprendente senatore a vita, Monti, capo di un governo"tecnico". Il presidente del consiglio, sostenuto da Pdl, Terzo Polo e Pd, è stato consulente della stessa banca americana e ora consulente anche della Coca Cola e nei cda delle Generali e della Fiat. E i ministri dove sono stati precettati? Passera, Ad di Intesa San Paolo; Fornero: vicepresidente di Intesa San Paolo; Gnudi, amministratore di Unicredit Group; Giarda, vicedirettore della Banca Popolare e amministratore Pirelli. È forse un governo tecnico per il bene dell'Italia o una dittature delle banche, salvate da parecchi miliardi in America e in Europa? In una crisi nata nelle banche e mascherata dal debito pubblico.
In nome della Costituzione, non possiamo accettare la macchina infernale del patto fiscale, né la ratifica di un parlamento servile, né la modifica costituzionale dell'articolo 81, perché a pagare tutte le spese è chiamato solo il mondo del lavoro e le piccole imprese. Constato dolorosamente l'appoggio e l'elogio solenne del Vaticano e della Cei all'Agenda Monti.E allora dico: alziamo la testa. Abbiamo di nuovo l'Uomo della Provvidenza? Il paese a pezzi va alle urne in una confusione generale. L'Agenda Monti è al centro e si è messa al comando delle operazioni col sostegno della Confindustria e del Vaticano e delle forti cancellerie occidentali. Come agiscono le altre forze politiche, l'Agenda Grillo, Ingroia, Berlusconi e Bersani? Chi saprà tracciare piste di riflessione e conseguenti azioni? Il debito pubblico è un dogma? I nostri padri costituenti erano stati capaci di unità delle varie matrici ideali per mettere fine al fascismo ed edificare una Italia democratica.
A mio avviso oggi nessuno ci riesce. È scomparsa la cultura del bene comune come priorità assoluta. Il singolo si agita, si organizza, per diventare "protagonista" e si sforza di condividere un gesto collettivo. «Osare la speranza nella democrazia» era il motto della mia Brigata Partigiana. Non voglio arrendermi. Con la sinistra sociale politica, i sindacati, la Fiom, sono ancora impegnato per traghettare il popolo italiano dalla solidarietà assistenziale ad una solidarietà liberatrice, strutturale, nei diritti di tutti. Continuo a lottare in direzione ostinata e contraria.
Il Pd e Sel, con il grande evento delle primarie, hanno lanciato un segnale positivo: non dettare agende ma dare spazio ai "protagonisti", partendo dal basso e mettendoci in rete a livello italiano ed europeo, per vedere fiorire il nuovo. È indispensabile rischiare. Il programma sia trasparente, anticipatore, progettuale. Solo così potremo ancora una volta, con tanta sofferenza, con i nostri dubbi, tentare di sradicare nelle nuove e nuovissime generazioni, l'assenza di futuro.

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