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Maria Cristina Gibelli
Il PGT di Milano: ‘la fretta è cattiva consigliera’. Ma si è trattato solo di fretta?
7 Maggio 2013
Milano
Il diavolo insegna a fare le pentole, non i coperchi: a proposito della Giunta Pisapia e dell’approvazione “obbligata” del PGT

Il diavolo insegna a fare le pentole, non i coperchi: a proposito della Giunta Pisapia e dell’approvazione “obbligata” del PGT

Una delle ragioni ripetutamente sbandierate dalla Giunta milanese per portare ad approvazione in tutta fretta un PGT, che è la fotocopia blandamente edulcorata del precedente piano di governo del territorio Masseroli/Moratti, è stata l’inesorabile scadenza del 31 dicembre 2012, prescritta ai Comuni dalla legge urbanistica lombarda (12/2005) come termine ultimo per l’approvazione dei nuovi strumenti urbanistici. Si paventavano altrimenti accadimenti drammatici; addirittura un rischio di ‘commissariamento’ da parte di una Regione in cui i Comuni sono afflitti da ben altri tipi di commissariamento…

Ma questo rischio lo sapevamo tutti che non lo si correva. Infatti, alla scadenza prevista, su 1544 Comuni della Lombardia soltanto 988 risultavano avere PGT approvati (meno di due terzi), ma ben 337 risultavano con PGT soltanto adottati e ben 219 solo avviati. La neonata Giunta Regionale Maroni sta provvedendo a tranquillizzare i ritardatari: infatti ha approvato il 16 aprile un progetto di legge che ripristina l’efficacia dei previgenti PRG, rinviando la data fatidica al 30 giugno 2014. E anche l’opposizione ha presentato un suo progetto di legge che accorcia di poco i dilatati tempi di consegna.

Eddyburg ha espresso critiche molto puntuali nel merito del ‘nuovo’ PGT milanese: in particolare l’eccessiva fretta, la scarsa trasparenza, l’approvazione unanime in Consiglio Comunale.
Già durante e subito dopo la campagna elettorale che ha visto la vittoria a Milano della sinistra, ascoltando molti esponenti del PD proporre di non modificare il Piano delle Regole (le regole di Masseroli, compresa la perequazione estesa) erano sorti dubbi sulla volontà di vera riforma.

Che dire oggi? Che si è persa una grande occasione di ripensare Milano ‘daccapo’; di ripensare al futuro di una grande metropoli in una dimensione davvero europea, e non inseguendo con compiacente adattatività i grandi interessi immobiliari che ne comprometteranno ulteriormente attrattività, qualità e vivibilità.

Forse non si è trattato soltanto di fretta, ma di una ulteriore conferma della incapacità di ‘questa sinistra’ (direbbe Nanni Moretti) di amministrare e pianificare per il bene comune e, soprattutto, con una visione.

Suggeriamo a chi non ha condiviso le critiche al PGT avanzate su eddyburg, e soprattutto agli amministratori milanesi e ai loro consulenti, di rileggersi, senza fretta appunto, l’Eddytoriale n. 155 e di guardarsi attentamente allo specchio.

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