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Andrea Montanari
Piano Maroni per le Autostrade
9 Marzo 2013
Padania
Come volevasi dimostrare, l'indecisione (a dir poco) dello schieramento di centrosinistra sui temi del territorio si tradurrà con la vittoria di Lega-Pdl in padania in nuove sciagurate devastazioni.

La Repubblica Milano, 9 marzo 2013, postilla (f.b.)

ROBERTO Maroni vara un piano per salvare i cantieri della grandi opere autostradali in vista di Expo 2015. La posizione della Regione è chiara: «I cantieri non possono fermarsi, le grandi opere vanno completate ». I costruttori di Tem, la nuova Tangenziale est esterna, Pizzarotti, Impregilo e Coopsette sono disponibili a discutere il versamento di una parte della quota dell’aumento di capitale necessario per completare la realizzazione dell’opera. Pari ai restanti 34 milioni di euro che dovranno essere sottoscritti entro il 15 marzo. Tem ha già infatti sottoscritto 72 dei circa cento milioni del totale del nuovo finanziamento previsto. Banca Intesa si è detta disponibile a fare la sua parte, successivamente. Asam, la holding delle partecipazioni societarie che fanno capo alla Provincia, al contrario, ha ribadito di non essere in grado di dare il suo contributo. Mentre la Cassa depositi e prestiti condivide l’operazione dell’aumento di capitale di Tem.

La svolta ieri durante un vertice in Regione tra il neogovernatore Maroni, l’assessore regionale alle Infrastrutture uscente Andrea Gilardoni, il presidente della Provincia Guido Podestà, l’amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti Giovanni Gorno Tempini e i rappresentanti di Banca Intesa e dei costruttori di Tem e Brebemi. Del resto, Maroni lo aveva preannunciato due giorni fa. Quando al termine di un nuovo incontro con i dirigenti della Regione aveva precisato che le tre questioni più importanti di cui si sarebbe occupato sarebbero state: Expo, le grandi opere e la crisi economica. Tanto che martedì mattina ha già convocato i sindacati per discutere del rifinanzimento della cassa integrazione in deroga. E nel pomeriggio volerà a Roma per incontrare il ministro del Welfare Elsa Forneno, per tentare di sbloccare la situazione.

Sul tavolo dei vertice di ieri sulle infrastrutture anche il nodo della Pedemontana. La nuova autostrada che dovrà collegare tutte le province del Nord della Lombardia che rischia di fermarsi al primo lotto, la tratta tra le autostrade A8 e A9 da Cassano Magnago a Lomazzo in via di completamento. Quando mancano ancora 32 milioni di euro da aggiungere ai 64 già versati da Milano- Serravalle, la società autostradale che detiene il 68,36 per cento di Pedemontana spa. Nel frattempo, la quota di finanziamento del governo è ancora al vaglio dell’Authority sulle autostrade. Soddisfatto il presidente di Milano Serravalle Marzio Agnoloni presente alla riunione, che ha ribadito come la società stia compiendo un ulteriore sforzo per garantire la prosecuzione dei
lavori.

L’accelerazione di Maroni sulla realizzazione delle nuove autostrade, però, non convince l’opposizione di centrosinistra. «Ci vuole senso di responsabilità — osserva Andrea Di Stefano, ex candidato alle primarie per il Patto civico — Se la Tem non fosse completata sarebbe un disastro. Ma gli studi tecnici ci dicono che c’è stata una netta flessione sia del traffico civile che di quello commerciale. Siamo sicuri che il progetto originale della Pedemontana sia ancora valido»? Legambiente boccia senza appello lo sblocco delle grandi opere. «Da Maroni ci aspettiamo un segno di discontinuità rispetto al lasciar fare del passato sulla realizzazione delle grandi infrastrutture — attacca il presidente Damiano Di Simine — Se il nuovo governatore intende continuare nella missione suicida aperta dal precedente assessore regionale alle Infrastrutture Raffaele Cattaneo, sarà una sciagura per tutti i lombardi ».

postilla

Qualche ottimista, o frescaccione, chissà, nel corso della campagna elettorale tuonava da pulpiti di centrosinistra “La Città Infinita è Finita”. Come se bastassero gli slogan a vanvera per convincere un elettorato già scettico di suo: ci voleva un programma alternativo, che rilanciasse le economie del territorio, l'occupazione, l'abitabilità, in una prospettiva radicalmente diversa da quella dello sprawl. Il traballante schieramento che voleva opporsi a Lega, Pdl, 'ndrangheta e interessi affini non ha saputo esprimere niente del genere. Gli elettori, morsi alle chiappe dalla crisi, non se la sono proprio sentita di mettersi nelle mani di possibili rappresentanti del forse, mah, chissà. E adesso l'opposizione alla micidiale Città Infinita potranno farla solo soggetti extra-istituzionali, con tutti i limiti del caso, e col rischio di caricarsi dei contenuti sostanzialmente nimby-conservatori già emersi chiaramente (f.b.)

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