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Giovanni Losavio
Per il patrimonio ferito dal sisma in Emilia, centralismo, burocratizzazione, tutela mortificata
11 Giugno 2012
Scritti ricevuti
Il Mibac subordinato alla Protezione Civile: illegittimamente e con gravi rischi per il patrimonio culturale. Inviato ad eddyburg, 11 giugno 2012 (m.p.g.)

Con una singolare se pur casuale tempestività il Consiglio dei ministri, approvando il decreto legge (n. 59 del 15 maggio) che riordina e potenzia il servizio nazionale di protezione civile, è giunto a darsi il rinnovato strumento per governare gli effetti del sisma che meno di cinque giorni dopo avrebbe colpito l’Emilia.

La più rilevante (e inquietante) innovazione del provvedimento legislativo d’urgenza: il potere di ordinanza “in deroga ad ogni disposizione vigente”, riserva fino ad ora della responsabilità politica al più alto livello – il presidente del consiglio -, è conferito al capo del dipartimento della protezione civile.

E appunto, deliberato dal governo lo stato di emergenza nei territori delle province di Bologna, Modena, Ferrara e Rovigo, il capo della protezione civile ha inaugurato quel potere con le ordinanze del 22 maggio e del 2 giugno che minutamente organizzano gli interventi di soccorso, apprestando i necessari mezzi al riguardo, e in nessun modo considerano i concorrenti e irrinunciabili poteri delle istituzioni statali della tutela del patrimonio storico e artistico.

Se ne è invece preoccupato il segretariato generale del ministero dei beni e delle attività culturali che si è affrettato (25 maggio) a dettare con un proprio “decreto” un vero e proprio assetto organizzativo speciale di emergenza, creando appositi organi ai livelli centrale e regionale (ma è esercizio di potestà regolamentare che non spetta certo al segretariato) e a interpretare autenticamente le nuove disposizioni con una pedissequa e perentoria circolare.

E così come la “unità di crisi - coordinamento nazionale” istituita presso il segretariato generale non comprende e supera le direzioni generali dei diversi ambiti di merito, la direzione regionale, operando quale “unità di crisi – coordinamento regionale”, accentra in sè i compiti di rilevazione e intervento, perché “tutti gli istituti del MIBAC aventi sede nell’ambito territoriale dell’evento emergenziale [bene lo spiega la circolare] dovranno riferirsi esclusivamente[sottolineatura nel testo della circolare] alla direzione regionale territorialmente competente sia per le comunicazioni relative al danno subito che per i successivi interventi (rilievo e messa in sicurezza). La direzione regionale costituisce infatti l’unica struttura del MIBAC che, in stretto collegamento con l’unità coordinamento nazionale, opera in sinergia con le strutture territoriali deputate agli interventi in emergenza (prefetture, vigili del fuoco, protezione civile, enti locali)”.

Insomma, un ufficio di coordinamento amministrativo come la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici, privo di attribuzioni di merito istituzionalmente affidate alle differenziate soprintendenze, tenuto allo “stretto collegamento” con l’unità di crisi nazionale, è identificato come l’unica struttura operativa che esercita la tutela nelle condizioni straordinarie di difficoltà e impegno. Così mortificate e in pratica escluse le soprintendenze di merito, l’esercizio della tutela è condannato alla subordinazione alla protezione civile ed è sollevato dal compito suo proprio (che non può essere sacrificato alla affermata esigenza di “sinergia”) di mettere in discussione il fondamento in concreto delle misure di massima precauzione perseguite (con sbrigative demolizioni), nei singoli casi di edifici tutelati e lesionati dal sisma, dalle diverse istituzioni preposte alla salvaguardia della pubblica incolumità. Che è quanto è apparso non sia avvenuto con la affrettata dichiarazione di condanna alla demolizione di più di un campanile, mentre ne è risultato accreditato tra i residenti lo schema polemico, comprensibile ma artificioso, della alternativa tra conservazione del bene e difesa della vita.

Quello che non hanno fatto le ordinanze 0001 – 0003 del capo del dipartimento della protezione civile (che pur avrebbero potuto derogare ad ogni disposizione vigente, salvi i principi generali dell’ordinamento giuridico) è stato dunque operato dal segretariato generale con il “decreto” che sospende l’esercizio delle competenze come affidate agli istituti territoriali di merito dal codice dei beni culturali e del paesaggio e disciplinate dal regolamento di organizzazione del ministero. Alle soprintendenze è stato in pratica sottratto lo strumento tipico, appropriato alle condizioni di urgenza, previsto dall’art.33, ultimo comma, del “codice”, il così detto “pronto intervento” (“In caso di urgenza, il soprintendente può adottare immediatamente le misure conservative necessarie”).

Crediamo che il decreto 25 maggio del segretario generale abbia introdotto una inammissibile lacerazione nel compatto tessuto della tutela, sia cioè palesemente illegittimo e soprattutto ci preoccupano gli effetti di burocratizzazione della funzione, mortificata nel suo esercizio nel merito e indebolita nella sua efficacia.

Non può stupire che nelle province colpite dal terremoto non sia stato attivato alcun pronto intervento, come invece era (1996) con successo avvenuto nei territori della bassa reggiana dove furono immediatamente messi in sicurezza i campanili danneggiati dal sisma di allora (e non meno gravemente rispetto a quelli di cui oggi è stata decretata la demolizione). Né può stupire che dalla prima manifestazione del terremoto, dal 20 maggio, sia stata vanamente attesa la voce dei soprintendenti per i beni architettonici (ridotta al silenzio, si direbbe), mentre per le istituzioni della tutela parla, esprimendo valutazioni di merito pure sui singoli casi controversi, la direzione regionale (e se è architetto il titolare, il ruolo amministrativo non esige affatto quella qualificazione professionale). Non stupisce quindi ma allarma che fino ad oggi la tutela si sia qui in Emilia espressa con l’assenso alle demolizioni e con l’avvertimento che non sono affatto scontate ricostruzioni sollecite.

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