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Josie Le Blond
Allevamenti di pesci sul tetto per la popolazione urbana tedesca
5 Giugno 2012
Dalla stampa
Non di soli cetrioli vive l’uomo, nemmeno sottaceto: la cultura del chilometro zero affrontata con serietà teutonica. The Guardian, 4 giugno 2012 (f.b.)

Titolo originale: Rooftop fish farms to feed Germany's sprawling urban population – Scelto e tradotto da Fabrizio Bottini

L’itticoltura si è dimostrata un’attività quantomeno discutibile negli estuari del nord Atlantico di fiumi da salmoni, o nel Mediterraneo, coi pescatori sportivi e gli ambientalisti a lamentarne gli effetti collaterali e gravi danni agli habitat naturali. C’è invece un programma in Germania che mira all’alimentazione degli abitanti urbani portandoci direttamente gli allevamenti, con serbatoi installati su tetti delle case e parcheggi, e sfruttando scarti per far crescere verdure. Un’idea abbastanza semplice. Ci sono dei pesci persico che nuotano in serbatoi metallici, l’ammoniaca che producono si sfrutta per fertilizzare pomodori, insalate, erbe aromatiche che crescono in un a serra installata immediatamente sopra. Itticoltura e orticoltura idroponica realizzano un sistema integrato che offre agli abitanti delle città una produzione biologica, locale, sostenibile.

“Dobbiamo realizzare sistemi che ci consentano una produzione alimentare con uso molto efficiente delle risorse” spiega il cofondatore di Efficient City Farming, Nicolas Leschke, guidando i visitatori nel piccolo prototipo in un’ex impianto per il malto nel quartiere Schöneberg a Berlino. Spinti dal problema dell’eccesso di prelievo nella pesca oceanica, dalle lunghe distanze percorse da ciò che mangiamo, da quello che definiscono “una generale mancanza di trasparenza” del settore alimentare, Leschke e i suoi colleghi propongono il prototipo di un possibile sistema esteso a tutte le città tedesche, e sono due oggi gli impianti in progetto. I lavori inizieranno dall’anno prossimo in una installazione acquaponica su 7.000 metri quadrati di tetto in una fabbrica dismessa della capitale, la più grande del mondo.

“Negli oceani si pesca troppo, e non occorre essere profeti per sapere che le cose non cambieranno” commenta Leschke. “E poi con tutti i pesticidi, antibiotici, modificazioni genetiche, non si sa più cosa mangiamo”. Montati su sottili piloni, i contenitori Efficient City Farming si possono installare ovunque, secondo Leschke, e tutto quello che devono fare gli operatori è mantenere il livello dell’acqua e alimentare il pesce. ‘è anche bisogno di un piccolo flusso di corrente elettrica per pompare l’acqua ricca di nitrati verso la coltura idroponica sovrastante con le verdure. “Con questi pochi interventi il sistema funziona indefinitamente”.

Il sistema si chiama Astaf Pro, è stato sviluppato dagli scienziati dell’istituto Leibniz di Berlino per conto di Efficient, e consente di controllare le quantità di azoto per una migliore produzione di pesci e verdure. Le popolazioni urbane aumenteranno n ei prossimi decenni, e ci saranno tante bocche da sfamare: metà della popolazione del mondo urbana, e secondo l’ONU il 70% nel 2050. Anche se per adesso l’idea non salva ancora il mondo, perché la tecnologia –35.000 euro a contenitore – significa sostenibilità economica solo con grandi impianti e grosse rese. “Non facciamo prodotti a buon mercato, non stiamo salvando il mondo, ma di sicuro è un passo nella direzione giusta” conclude Leschke.

Nota: ovviamente questa tedesca è una delle tantissime sperimentazioni (che speriamo escano presto da quello stato sperimentale) di produzione alimentare urbana. Solo per fare un esempio, ho provato tempo fa raccoglierne alcune secondo lo slogan Mangiare la città; ce ne sono a disposizione centinaia nella cartella Ambiente di Mall (f.b.)

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