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Amantha Perera
Lo slum asiatico e la pianificazione urbanistica
11 Aprile 2012
Dalla stampa
Il vero problema dei cosiddetti insediamenti informali è che non ci si investe a sufficienza, né soldi né programmazione né, soprattutto, in intelligenza. The Guardian, 10 aprile 2012 (f.b.)

Titolo originale: 'Slum cities' in south Asia need better planning – Scelto e tradotto da Fabrizio Bottini

La capitale dello Sri Lanka Colombo, cuore economico e amministrativo di questa nazione-isola in piena crescita, si sta rapidamente trasformando in uno slum. Ci sta più del 30% della popolazione totale del paese, ma la metà degli abitanti dell’area metropolitana di Colombo abita lo slum. Certo non una rarità nell’Asia meridionale, questa crescita tumultuosa, dove le grandi metropoli dell’intera regione stanno facendo di tutto per non scoppiare. La capital del Bangladesh, Dacca, ospita il 34% della popolazione nazionale, ed è la città in crescita più veloce dell’intero continente. Circa il 40% dei cittadini di Dacca però sta nello slum. È urbano un quarto dei cittadini del Nepal, si concentra nelle zone urbane il 36% di quelli del Pakistan. In India, si calcola che siano 93 milioni complessivamente coloro che vivono nei quartieri informali, a partire dalla capitale Delhi, e la percentuale è del 60% anche nella scintillante Mumbai.

Indu Weerasooriya, vicedirettore generale della Urban Development Authority dello Sri Lanka, a un recente simposio della Banca Mondiale sulla sostenibilità nelle metropoli della regione ha dichiarato che “Il 43% degli abitanti della Grande Colombo abita in slum e nelle baracche”. Ming Zhang, responsabile di settore per l’acqua alla Banca Mondiale nonché per la gestione dei rischi in Asia meridionale, prevede che la popolazione urbana della regione possa raddoppiare nei prossimi 25 anni. Già oggi uno su quattro abita insediamenti in qualche modo classificabili “informali”, o decisamente slum o baraccopoli nelle zone urbane. Una crescita così rapida a Dacca,secondo il presidente del Centro Studi Urbani di quella città, Nazrul Islam, che una delle attività più lucrose è diventato proprio costruire e affittare nello slum case a palafitte vicino ai corsi d’acqua.

Perché quando ci sono le alluvioni, come a Colombo nel novembre del 2010 e a maggio l’anno scorso, sono le zone più basse dello slum a andare sotto per prime. L’hanno sperimentato in Bangladesh a luglio dell’anno scorso. Gli esperti della regione e quelli della Banca Mondiale concordano sul fatto che si tratti di problemi creati dall’assenza di una adeguata pianificazione. “Se ragionassimo in termini urbanistici, di buona amministrazione e partecipazione, potremmo far molto [per questo problema]" osserva il responsabile finanziario per gli investimenti urbani della banca Abha Joshi-Ghani. Gotabaya Rajapaksa, del ministero per le aree urbane, dichiara all’assise che ilo problema delle alluvioni è soprattutto quello degli insediamenti informali troppo vicini ai corsi d’acqua, canali, bacini, tutto ciò che via via è influenzato dal cambiamento climatico.

In alcune zone di Colombo, come lungo dei tratti del canale Hamilton e affluenti nel nord, gli edifici sono addirittura dentro l’acqua. Secondo Weerasooriya il cambiamento climatico e le più intense precipitazioni piovose hanno esasperato il problema. Joshi-Ghani spiega che città come Colombo vicine alla costa oggi sono anche a rischio per l’erosione. "Nell’Asia meridionale sono parecchie le città costiere minacciate da inondazioni". Grosso problema anche quello dell’acqua potabile in atri centri cime Dacca. Islam sottolinea come il supersfruttamento di due dei quattro fiumi che alimentano la città fiumi ne abbia reso le acque inutilizzabili perché "sono in secca". Gli esperti di cambiamento climatico avvertono dell’urgenza di intervenire rapidamente per le città. "Gran parte di questi luoghi sono cresciuti in modo non pianificato per decenni, bisogna cambiare" giudica Rutu Dave, della Banca Mondiale.

Anche Joshi-Ghani aggiunge come i centri urbani debbano risolvere la questione delle risorse limitate: "Le stiamo sprecando con un uso indiscriminato e inefficiente". Rajapaksa spiega che si è iniziato un grande programma di rilocalizzazione per 70.000 famiglie dei quartieri di Colombo, e anche per liberare i canali, ma "Realizzare abitazioni adeguate per queste popolazioni è un grosso problema, per architetti e urbanisti”. Lo spazio è poco, e si progetta di ricollocare gli abitanti dello slum in edifici a torre. Secondo Joshi-Ghaniva tenuto conto sia del reddito che degli stili di vita attuali degli interessati, uno sconvolgimento potrebbe anche trasformare la soluzione in un nuovo problema. "Molti pensano che le città rendano poveri, mentre invece attraggono poveri convinti di una vita migliore [lì]".

Dave ritiene che stia crescendo la consapevolezza sia delle amministrazioni che dei comuni cittadini, riguardo ai pericoli di una crescita incontrollata. "Sono molto riuscite le campagne nelle scuole. I più giovani sono protagonisti del cambiamento". Ma finché non esiste volontà politica locale e nazionale a sostenere certe decisioni di piano, città come Colombo, Dacca e altre dellaregione dovranno affrontare sempre più caos, che poi si mescola all’ignoranza. "Spaventa di più, che i disastri non badano ai confini, e colpiscono per primi i poveri" conclude Jesse Robredo, ministro per l’interno e le amministrazioni locali delle Filippine, anche lui a Colombo per discutere il problema coi colleghi.

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