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«Il dilagare delle seconde case»
14 Marzo 2012
Lettere e Interventi
Lodo Meneghetti, Milano

Caro Fabrizio, perfetta la tua postilla all'articolo del Corriere sulle seconde case. Ti segnalo un grave inganno nell'articolo circa il "peso" percentuale di queste. Non può essere solo il 10,5% (ci sarebbe un numero spropositato di abitazioni totali). Per maggior certezza ho dato un'occhiata al censimento 2001, ultimi dati abbastanza sicuri. Abitazioni totali 27,3 milioni, abitazioni non occupate 5,6 milioni (numero quasi uguale ai 5 milioni e 782 mila nel Corriere considerati seconde "case"). Abitazioni non occupate, dunque, 21 % del totale. Se togliamo un 5% solitamente attribuibile ad appartamenti vuoti ma non classificabili fra gli alloggi "per vacanze e fine settima" (Istat), ci avviciniamo alla realtà. Ad ogni modo nel 2005 il Coordinamento europeo per l'alloggio sociale indicava nel 24% la quota di appartamenti vuoti in Italia (V. quotidiani del 20 ottobre).

Buon lavoro, Lodo

Caro Lodo, utilissima e puntuale la tua precisazione, che conferma la superficialità con cui la stampa di informazione affronta certi problemi anche importanti. Del resto il vero e proprio schieramento di gran parte dei giornali sul fronte dello “sviluppo” a tutti i costi (vedi il caso Tav in queste ultime settimane, ma non solo) la racconta abbastanza lunga sulla voglia di fare chiarezza su questioni come l’utilità di tutte questa case, seconde terze o quarte che siano. Per non parlare dei secondi capannoni, ovvero di quelle zone industriali su terreni ex agricoli volute da intraprendenti sindaci, dove si vanno insediare effimere attività che spesso ne hanno lasciati vuoti a non troppi chilometri di distanza. E questa, purtroppo, non è neppure un’altra storia …. (f.b.)

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