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Daniele Nalbone
Occhi aperti su Venezia una nuova collana editoriale. Benettown e gli scandali del Lido
12 Novembre 2011
Recensioni e segnalazioni
Recensione di due libricini sulla Venezia degli interessi immobiliari e di una nuova collana di libri scritti per chi vuol capire che c’è dietro le apparenze. Liberazione, 30 ottobre 2011

Occhi aperti su Venezia. Questo il titolo della collana di otto libricini (36 pag e 3euro l’uno) che la casa editrice lagunare Corte del Fontego, nata nel 2005, ha pensato semplicemente «per spiegare come “funziona” la città di oggi». Il problema, però, è che la Venezia di oggi è una città complicata. Difficile. In pericolo.

«Nella più recente edizione della guida di viaggi Lonley Planet, si dice che alcuni veneziani chiamano “Benetton Bridge” il ponte di Calatrava, perché Benetton ne ha in parte finanziato la costruzione, nella speranza di costruire un centro commerciale nell’edificio delle Ferrovie dello Stato». Questo passo del libricino Benettown, un ventennio di mecenatismo a cura di Paola Somma è significativo per capire tutto il lavoro della casa editrice.

E così, se da un lato l’inchiesta su quella che Paola Somma chiama «la fortunata conquista di Venezia da parte del gruppo Benetton», ci spiega come una città sia ormai consegnata nelle mani della famiglia più potente del nordest, il tutto a partire dall’acquisto nel 1992 tramite la finanziaria Edizioni Property dell’isolato del Ridotto, alle spalle di piazza San Marco, «che comprende il teatro del Ridotto, il cinema San Marco e una serie di negozi e uffici», Edoardo Salzano, urbanista e fondatore di eddyburg.it, incentra il suo lavoro, Lo scandalo del Lido, per spiegare «cultura e affari, turismo e cemento nell’isola di Aschenbach».

Come denuncia l’urbanista nell’incipit del suo lavoro, «ciò che sta accadendo al Lido di Venezia è l’illustrazione di un modello di uso del territorio e di sviamento dei poteri tipico dell’Italia d’oggi». E così il «connubio» tra cultura e affari è “cementato” dal turismo e dall’immobiliarsimo.

Tutto ebbe inizio, spiega Salzano, all’epoca della prima giunta Cacciari, anno 1993. Allora venne nominato assessore alla cultura e al turismo Gianfranco Mossetto, docente di scienza delle finanze a Ca’ Foscari, e «più tardi (2003) fondatore, e da allora presidente, della società di gestione finanziaria EstCapital».

E di Mossetto, Salzano ricorda ancora una battuta che pose ai suoi collaboratori: «quanto rende al metro quadro un museo?». Alla fine, due protocolli d’intesa e una serie di ordinanze del governo Berlusconi dopo, sommando il tutto all’ingresso nel business di società immobiliari e finanziarie, quello che resta del Lido è l’immagine della «pervasività» dei poteri «che spingono a trasformare la cultura in cemento».

Con “Occhi aperti su Venezia”, Marina Zanazzo, direttrice editoriale, e Lidia Fersuoch, direttrice scientifica, hanno creato un piccolo-grande caso cittadino. Un caso diviso in colori: linea rossa, che «propone argomenti veneziani critici, anche di stringente attualità, trattati da voci fuori dal coro»; linea verde, che «raccoglie brevi saggi dedicati alle acque veneziane», linea blu, «relativa ad architettura, urbanistica, storia, archeologia».

A Lo scandalo del Lido e a Benettown si affiancano altri sei lavori: La misura dell’acqua (di Paolo Pirozzoli) che indaga sul «come e perché varia il livello marino e quali le ripercussioni su Venezia»; La Laguna di Venezia (di Edoardo Salzano) che spiega il governo di quello che definisce «un sistema complesso»; Fermare l’onda (di Giannandrea Mancini), un excursus sulla «secolare battaglia contro il moto ondoso». Quindi Fronte del Porto e Costruire sull’acqua, (due lavori di Franco Mancuso), il primo per ripercorrere la vicenda urbanistica di Marghera, il secondo per spiegare «le sorprendenti soluzioni adottate per far nascere Venezia». Infine, Sotto Venezia (di Luigi Fozzati), breve saggio sull’archeologia «dimenticata». Otto libricini, quindi, per un unico progetto: aprire gli occhi su “quello che resta” del gioiello italiano. Un gioiello, stando alle inchieste di Paola Somma ed Edoardo Salzano, sempre più privato.

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