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Giuseppe Morello
Se la Tav ci fa perdere tutti
27 Giugno 2011
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Dal sito Affaritaliani.it vicino al PD, quello che si spera sia un ascoltato invito a riflettere sulle proprie posizioni, dopo le cariche della Val Susa, 27 giugno 2011 (f.b.)

Non è concepibile che la Val di Susa divenga di colpo una specie di Palestina per un'opera pubblica.

Qui non si tratta più di essere favorevoli o meno alla Tav, è semplicemente assurdo che il governo e i manifestanti arrivino a questa specie di Intifada, coi blindati, i lacrimogeni, i feriti e le barricate. Finché lo fanno in medioriente per questioni territoriali e religiose (e nemmeno lì è ormai più perdonabile), ma qui stiamo parlando di una ferrovia di un paese che si presuppone civile ed evoluto. Non ci si può ridurre in questo stato.

Non è pensabile che un governo legittimo e le legittime richieste delle comunità locali non trovino un punto di incontro e di dialogo.

È folle un paese in cui un governo ha bisogno di schierare le forze di polizia in guerriglia per attuare una decisione importante ma non epocale, ma è anche vero che è altrettanto folle prendere decisioni contro una comunità locale alla quale si chiede solo di subirle. Non si tratta più di questioni di merito, ma di metodo. Una situazione per certi versi analoga a quella che c'è a Napoli attorno alla spazzatura e alle discariche.

A rendere ancora più demenziale la situazione c'è poi il fatto che in Val di Susa una parte dei manifestanti non è gente della zona, ma ragazzi dei centri sociali del nord, che infatti nel corso della guerriglia hanno invocato l'arrivo dei locali non sapendosi muovere con disinvoltura nella valle. Se infatti accanto alle ragioni pratiche ci si mettono anche questioni ideologiche è la fine.

Quando si arriva all'uso della forza vuol dire che hanno perso tutti, anzi che abbiamo perso già tutti perché quel che accade in Val di Susa potrebbe accadere domani in qualunque zona del paese e per una qualunque opera pubblica. Quando partono i lacrimogeni e la battaglia sul campo vuol dire che non si è riusciti a far prevalere l'arma principe della democrazia: la parola, il dialogo, il consenso. In Val di Susa non ci sono vincitori e vinti: siamo tutti sconfitti.

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