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Gianni Lannes
Ma quale bosco: facciamo una bella strada di cemento!
23 Gennaio 2011
Il paesaggio e noi
Una nuova superstrada per distruggere il Bosco della Ficuzza, con lo sponsorchip della seconda carica della Repubblica. Casablanca. Storie delle città di frontiera, n. 16, gennaio 2011

Bentornati in un’ “area protetta” solo sulla carta della Sicilia. Una superstrada di 22 chilometri stritolerà il bosco della Ficuzza e cancellerà una preziosa area archeologica. Padrino e sponsor: Renato Schifani, presidente del Senato e cittadino onorario di Corleone. Il bosco della Ficuzza rischia ora l’estinzione.

Uno degli angoli più suggestivi e incontaminati della Sicilia è minacciato da una strada a scorrimento veloce che lo soffocherà con milioni di metri cubi di asfalto, iniezioni di cemento armato ed inquinamento a cielo aperto. L’Anas vuole l’arteria a scorrimento rapido a tutti i costi; addirittura la pretende il presidente del Senato. Renato Schifani rivela una raggiante confidenza: «Si tratta di un’opera essenziale. Gli ambientalisti hanno perso. E poi non contano niente, tanto la superstrada si farà». Per il cartello degli oppositori, contadini, ecologisti, cittadini è solo «uno scempio inutile e costoso». Un «disastro annunciato» perché l’opera pubblica, si srotola per più di 22 chilometri e prevede 11 viadotti, 12 cavalcavia, 2 ponti, 2 gallerie, svincoli a rotonda.

A conti fatti: oltre un milione di metri cubi di sbancamenti. Ventidue e passa chilometri, spezzettatati furbescamente in 5 lotti che passano per ampi tratti all’interno del bosco, dal 1991 Riserva naturale, interessando anche una Zps e ben due aree Sic.

«Inutile» perché secondo lo studio del Forum “Salviamo Ficuzza”, realizzato con il contributo di docenti universitari dell’ateneo palermitano ed esperti in materia si risparmierebbero solo 8 minuti. «Uno spreco di denaro pubblico» perché solo cinque anni fa l’operazione costava 98 milioni di euro: 12 milioni per ogni minuto risparmiato. La spesa attualmente è lievitata a 300 milioni, ma non si arresta, lievita sempre più. Il bosco della Ficuzza è uno dei più suggestivi dell’isola, sicuramente il più vasto della Sicilia occidentale, dove è presente l’80 per cento delle specie animali, tra uccelli e fauna selvatica. Un polmone verde che non è solo natura ma anche storia e cultura.

Carla Quartarone, ordinario di Urbanistica all’università di Palermo è perentoria: «I siti archeologici sulla Montagna Grande, la reggia di Ficuzza, le chiese, i conventi, le masserie, gli insediamenti rurali sono tutti beni culturali che derivano il loro maggior valore dall’essere immersi discretamente in un ambiente dove prevalgono ancora i segni della natura e quelli antropici aderiscono a questa. Questa superstrada superflua e inopportuna spazzerà via tutto». Secondo l’architetto «il progetto di “ammodernamento” della strada statale 118, è in contraddizione con il Piano regolatore generale del Comune, non soltanto perché tale modifica non è prevista in termini di occupazione di suolo e destinazione d’uso, ma soprattutto perché contraddice la valorizzazione del patrimonio culturale e storico e la salvaguardia del paesaggio agricolo e boschivo, assunti come risorse sulle quali fondare un possibile sviluppo sociale e produttivo del territorio corleonese».

Veti incrociati sono piovuti anche da Soprintendenza e Forestale, che hanno bocciato quattro dei cinque lotti in cui è suddiviso il progetto per incompatibilità ambientali e archeologico-paesistiche. In virtù di tali impedimenti l’Anas ha chiesto e ottenuto (con una serie di prescrizioni), il nulla-osta solo per il terzo lotto, cioè quello esterno alle due aree protette. I lavori sono stati consegnati il 16 luglio 2008 all’associazione temporanea d’imprese Tecnis spa Cogip srl Si.ge.nco spa, di Tremestieri Etneo, in provincia di Catania, per l ìimporto contrattuale di 18.788.207,00 di euro. L’ultimazione era prevista per il 7 novembre 2009. Nel luglio scorso è stato inaugurato il terzo lotto in pompa magna. «Uno spettacolo davvero indecente: ministro, presidente del senato, presidente della provincia, vertici Anas e sindaci tutti insieme appassionatamente per inaugurare meno di sei chilometri di strada. A fronte di un tracciato CorleoneMarineo di circa 30 chilometri, a cui dev’essere aggiunto per completezza il tratto Marineo-Bolognetta, di cui non si parla più riferisce Dino Paternostro su un blog locale Matteoli non sapeva cosa stesse inaugurando. Ha parlato di strada, ma si trattava di un piccolo lotto. Lo stesso vale per il presidente Avanti.

E gli altri quattro lotti? L’Anas (ce l’ha riferito il direttore regionale Ugo Dibbennardo) ancora deve completare i progetti esecutivi. E poi provare ad acquisire i prescritti pareri della Soprintendenza al territorio e ambiente e dell’azienda foreste demaniali. Il sindaco di Marineo, Franco Ribaldo chiede di convocare una conferenza di servizio, per mettere attorno allo stesso tavolo gli enti interessati ad esprimere i pareri sui progetti ancora in corso, per accelerare le procedure». Non nasconde l’entusiasmo Antonino Iannazzo (Pdl) sindaco di Corleone: «Esprimiamo grande soddisfazione Per ora si comincerà a costruire partendo dal centro». E gioisce l’assessore regionale all’ambiente, Giuseppe Sorbello, all’idea di spazzare via pini secolari in ottimo stato vegetativo.

Quest’opera pubblica non è altro che la riesumazione di un discutibile progetto della Democrazia cristiana risalente agli anni ’70, quelli di Lima e del sacco di Palermo: l’ “adeguamento” della statale 118 da Marineo a Corleone. L’Anas rilancia addirittura con un altro progetto nella stessa area: il by pass di Marineo, 7,7 chilometri di viadotti e gallerie che solcano pregevoli aree archeologiche, per un costo di 160 milioni di euro. Per sottrarre l’entroterra palermitano dal temibile «isolamento» l’area che statistiche ufficiali alla mano presenta la maggiore densità stradale dell’isola di cui parlano i fautori, un’alternativa ecosostenibile esiste: una bretella di collegamento tra il Corleonese e la veloce Palermo-Sciacca nel tratto tra Corleone e Roccamena. Solo 15 chilometri di tracciato con un impatto ambientale quasi nullo. Tempo di percorrenza 42 minuti, 8 in meno rispetto al tempo necessario utile a percorrere la superstrada ideata dall’Anas.

Uno stupro ambientale vale pure un Renato al Senato.

"LA STAMPA": CENSURA ISTITUZIONALE



Ecco il retroscena. Tranquilli: è tutto a posto, tutto legalizzato, si fa per dire. L’inchiesta era stata concordata con il caporedattore Guido Tiberga e con il direttore Giulio Anselmi. Non vedrà mai la luce e i due colleghi non forniranno in merito alcuna delucidazione.

Un passo indietro. Apro un’inchiesta su questo scempio annunciato. Volo a Palermo e chiamo il responsabile dell’Anas. Poi il sindaco di Corleone e altri soggetti coinvolti. La notizia di un cronista ficcanaso giunge al presidente del Senato pro tempore. Renato Schifani mi fa telefonare dal suo segretario particolare e mi invita a palazzo Giustiniani in Roma per partecipare alla festa del ventaglio; un discorso di fine anno con annessa abbuffata a spese degli ignari contribuenti (presenti molti parlamentari del cosiddetto centro sinistra). Ci vado. Dopo i convenevoli di rito Schifani in persona appare sorpreso per questo mio specifico interessamento. Espongo i nudi fatti e lui mi consiglia di prendermi una vacanza. Rammento a Schifani che negli anni ‘90 era socio della “Sicula Brokers”con Nino Mandalà e Benny D'Agostino, entrambi condannati in via definitiva per associazione mafiosa. Per la cronaca: Renato Schifani è stato consulente del sindaco di Villabate (in provincia di Palermo) la cui giunta comunale è stata sciolta ben due volte per collusione con la mafia.

Singolare coincidenza: proprio per mafia Schifani Renato è attualmente indagato dalla Procura della Repubblica di Palermo. Insomma, tutto a posto.

Epilogo: Schifani nel febbraio del 2009 compie una visita lampo alla redazione di Torino del quotidiano di casa Fiat. Risultato finale: Anselmi passa a presiedere l’Ansa, mentre la collaborazione professionale dello scrivente viene inesorabilmente troncata, senza nemmeno uno straccio di spiegazione. L’attuale direttore Mario Calabresi finge di cadere dalle nuvole.

Casablanca. Storie dalle città di frontiera

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