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Alberto Ziparo
Alta velocità. L'assurdità del Grande buco fiorentino
9 Ottobre 2010
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Critiche robuste e proposte alternative all’attraversamento sotterraneo di Firenze. il manifesto, 9 ottobre 2010

Nemmeno il caldo agostano ha bloccato a Firenze polemiche e iniziative contro il "Grande Buco": il megatunnel con annessa Grande stazione sotterranea che dovrebbe segnare l'attraversamento della città da parte delle linee ad alta velocità - unico nodo ancora irrisolto della tratta Milano-Napoli. Si tratta di un progetto inutile: il tunnel e la grande stazione sotterranea - se i lavori effettivi partissero, come da cronoprogramma, nel febbraio 2011 - non sarebbero pronti prima di fine 2020, nella migliore delle ipotesi; nel frattempo, come già avviene, il treno ad alta velocità continuerà a passare in superficie. Anche per questo il gruppo di studiosi della locale università che ha indagato l'impatto ambientale del progetto ha avanzato la proposta di razionalizzare proprio il passaggio di superficie, con uno schema progettuale di semplicissima attuazione (due nuovi binari totalmente in aree di pertinenza ferroviaria, con alcuni piccoli interventi di riassetto della linea e di allargamento dell'intorno) che sarebbe ad impatto pressoché nullo e poco costoso (ma forse questo è il problema). Lo studio prevede la ristrutturazione della vecchia stazione di Statuto-Circondaria, in collegamento con il principale polo ferroviario di Santa Maria Novella; per creare un sistema, un "blocco stazione"-Firenze Novella - che permetterebbe di recuperare brani importanti del patrimonio industriale, infrastrutturale ed insediativo storico della città, riqualificando tessuti decisivi del suo centro storico. Logica opposta a quella del progetto attuale che si abbatte sul centro, con un impatto urbanistico assai negativo.

Numerosi comitati cittadini - in primis il "Comitato contro il sottoattraversamento"- si oppongono al "Grande Buco" e chiedono di attuare il progetto di superficie; svolgendo un ruolo prezioso di informazione, trasparenza e collegamento tra studiosi ed esperti, istanze della politica istituzionale, movimenti e abitanti. La novità delle ultime settimane è l'avvio di una sorta di class-action per il blocco del progetto di sottoattraversamento da parte di centinaia di cittadini le cui case sono minacciate dai lavori: è stato infatti costituito un pool di legali - supportati da alcuni tecnici - che ha depositato l'istanza tecnico-giuridica di blocco dei lavori, con denuncia e richiesta di risarcimento per «danno temuto» da parte degli abitanti titolari.

La crescita del movimento anti-Buco ha scosso il quadro politico fiorentino e toscano: il sindaco Renzi ha chiesto alle Ferrovie e al governo un rallentamento e una nuova riflessione sul progetto che ha portato al rinvio dei lavori a febbraio, previa nuova verifica dei rischi. Tutte le opposizioni e buona parte delle maggioranze sono per il passaggio di superficie. Restistono le componenti dalemiane del Pd, ancora maggioritarie, che rifiutano qualsiasi riflessione sui danni ambientali e sulla mancanza di garanzie del progetto.

È ormai acclarato che per la nuova stazione sotterranea non è stata mai effettuata alcuna Via, un abuso clamoroso in contrasto anche con le maglie larghe della Legge Obiettivo. Come hanno più volte sottolineato geotecnici del calibro di Giovanni Vannucchi e Teresa Crespellani, è altissimo il rischio di «crolli e danni rilevanti al patrimonio abitativo» (Ferrovie ammette i rischi di «danni anche ingenti» per 270 edifici, ma stime realistiche, ancorché prudenziali, portano a cifre almeno doppie; i manufatti dell'intorno sarebbero comunque sottoposti a una sorta di «sciame sismico permanente» per tutto il decennio di durata dei cantieri) e al «patrimonio storico-artistico».

Alberto Asor Rosa ha avanzato una proposta di mediazione, sotto forma di Variante generale del progetto Tav, che permetterebbe di abbandonare «il folle progetto di sottoattraversamento» e passare alla soluzione di superficie. La proposta prevede di impiegare interamente la cifra già prevista da Ferrovie (1.5 miliardi di euro), ma per attuare la proposta del gruppo dell'Università di Firenze ampliandola ancora, per realizzare un pezzo consistente della linea ferroviaria metropolitana, già programmata per risolvere i problemi di mobilità dell'hinterland.

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