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Giorgio Todde
Un mostro di cemento a Malfatano chiamato progetto di «colta semplicità»
30 Settembre 2010
Giorgio Todde
La penisola di Malfatano ci conserva un uomo vigoroso e fatto con poco...

La penisola di Malfatano ci conserva un uomo vigoroso e fatto con poco, di nome Ovidio Marras, che nel suo furriadroxiu, antica unità produttiva del Sulcis, alleva bestiame e coltiva un orto accerchiato da una colossale speculazione edilizia. La sua vita si è scontrata, storia già vista, con una forza economica che ha adocchiato il colle, sopra la spiaggia miracolosa di Tuerredda, e con un sindaco, quello di Teulada, il quale dichiara senza arrossire che i suoi cittadini potranno finalmente fare i giardinieri e i guardiani anche d’inverno.

In cambio Teulada ha offerto in saldi 700 ettari di costa dove un gruppo di ditte, compresa l’ecologica Benetton, anch’esse senza arrossire, tireranno su 150mila dozzinali metri cubi di alberghi e villoni in un sito di perfezione divina. Per costruire questo mostro, che ha vinto un premio chiamato con malinconica schiettezza il “Mattone d’Oro”, il sindaco e l’impresa hanno spezzettato in “tanti piccoli impatti” la valutazione complessiva di impatto ambientale. Incuranti della Comunità europea che considera inaccettabile questa “astuzia” da Bertoldo.

Nel sito internet della “Mita Resort”, intricata società del gruppo Marcegaglia che gestirà questi spietati metri cubi, c’è la spiegazione della vita assediata di quell’uomo, un partigiano antisviluppista. La Mita amministrerà l’albergo. E definisce il proprio progetto di “colta semplicità”. Vediamola questa “colta semplicità”. Albergo, 300 camere, e ville da un milione e mezzo di euro. Insomma, 150mila metri cubi di “colta semplicità”. Così a Teulada passano docili dalla servitù militare a quella turistica, tanto sempre servitù è.

La “colta semplicità” avrebbe dovuto suggerire al sindaco, alla giunta, alla Mita, all’impresa trevigiana e a tutte quelle coinvolte, specie quelle isolane, di sostenere la rete preziosa dei furriadroxius anche riconvertendoli, ma a patto di conservare la funzione originaria di unità produttiva. Questo richiedevano la “colta semplicità”, il nostro Piano paesaggistico e il pubblico interesse.

Malfatano era oltretutto un approdo punico, forse fenicio, un porto al confine del mito. Così, ecco che spunta altra “colta semplicità”. L’impresa “collabora” con la Soprintendenza archeologica che studia un poco i luoghi e in uno slancio di “colta semplicità” approva albergo e ville che “valorizzeranno” con un faretto qualche micro-rudere. Addio fenici e punici, ora ci sono i trevigiani e la Sovrintendenza li tutela più delle vestigia. Il sindaco si appunterà le stelle degli alberghi dove vorrà, ma sarà ricordato, insieme alla sua giunta e a quelle precedenti, per non avere protetto il tessuto sociale di Malfatano conservando “vivi” i furriadroxius e proteggendo i suoi “amministrati”, soprattutto Ovidio Marras. Il sindaco impresario sarà ricordato per la distruzione di Malfatano.

Ovidio di Tuerredda resiste, coltiva e alleva, ed è considerato un nemico di quest’idea di sviluppo malato, perché lui non vuole diventare servo. La speranza è nella sua tempra di pastore e contadino che fa vivere l’economia dei furriadroxius, più solida, moderna, durevole e onorevole di quella luccicante che produce posti di lavoro volatili e servitù turistiche distruggendo luoghi e bellezza.

Quanto alla “colta semplicità” che dilaga nell’Isola, ricordiamo che l’ex arsenale di La Maddalena, 119 milioni di denaro pubblico, è stato “donato” in gestione per 40 anni proprio alla Mita resort per 60.000 euro l’anno previo contributo di 31 milioni di euro. E per non turbare la “colta semplicità” della Mita, la Regione Sardegna pagherà un’Ici annua di 400.000 euro, sette volte l’affitto. Siamo servitori gentili, noi, e non disturbiamo.

L'articolo è stato pubblicato oggi anche su la Nuova Sardegna il 25 agosto 2010

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