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Luca Angelini
«No all’asfalto nell’oasi del Po» In trincea sotto Nonna Quercia
21 Agosto 2010
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A parte il tono alla Tolkien del Corriere della Sera Lombardia, 21 agosto 2010, quel progetto autostradale sul nodo di Cremona è davvero un porcata buttata lì dove capita capita (f.b.)

CREMONA — L’estate della quercia. Sembra il titolo d’un romanzo di Arto Paasilinna. E forse ci vorrebbe la penna dello scrittore finlandese, per raccontare le cose da non credere capitate quest’estate, sotto la grande chioma di Mina, la Nonna Quercia di Castelvetro Piacentino.Era arrivata con un po’ d’anticipo, l’estate della quercia: il primo giugno. Quel giorno, sotto le fronde, spuntarono le prime tende. Ma per capire come e perché fossero spuntate, tocca tornare a inizio primavera. Fine marzo, da Centropadane arriva il progetto definitivo del raccordo autostradale tra Cavatigozzi (Cr) e Castelvetro. Mica un temporale improvviso. Di quel progetto e di un terzo ponte cremonese sul Po, si parlava da anni. Addirittura dal 1993.

Nel 2005, l’operazione Terzo Ponte era nero su bianco. Dodici chilometri d’asfalto, ponte di 200 metri e costo di 220 milioni di euro. Da allora, però, non se ne era parlato quasi più. Fino all’inverno di quest’anno. Fu allora che si cominciò a mormorare di quella quercia, piantata più di duecento anni prima, quando di qui non passavano Tir (quasi tremila al giorno, quelli che oggi ammorbano l’aria di Castelvetro, passando dal vecchio ponte in ferro per raggiungere l’area industriale di Cremona), ma carrozze e cavalli.

Dicevano ci fosse il rischio che la tagliassero, Nonna Quercia, per far spazio al nuovo raccordo a sei corsie. Il progetto definitivo, in verità, la risparmia. Ma l’ingabbia tra ferrovia e nuova autostrada. Per farla breve, e arrivare all’estate, Nonna Quercia si ritrova in trincea. A duecent’anni suonati, diventa la bandiera della guerra al Terzo Ponte. «A rischio c’è un intero territorio – spiega Carlo Baroncelli, che insegna Scienze della terra alla Cattolica di Brescia - Il ponte, per dire, poggerebbe sull’Isola del deserto, a due passi dall’Oasi di Spinadesco: due siti ambientali protetti dalla Ue».

Le tende sotto l’enorme chioma verde diventano un po’ come quegli operai che dormono sui tetti per salvare la fabbrica. Qui ci si dorme sotto per salvare la pianta. E, da quel primo di giugno, ci dormono in tanti. «In media, almeno una dozzina di persone a settimana» dice Simone Mazzata, alla testa del comitato Salviamo Nonna Quercia. I più si prenotano via Internet. Qualcuno fa un’improvvisata. Come quella coppia milanese in viaggio per le vacanze al Sud Italia, che la prima notte di ferie l’ha voluta passare sotto Mina. Una mamma cremonese s’è accampata col figlio di 4 anni: «Lui si chiama Olmo». Nomen omen, davvero. Che viavai, nell’estate della quercia. Ciclisti che se la sono fatta pedalando da Casalpusterlengo e un’agronoma-centaura modenese che va a zonzo in moto a caccia d’alberi monumentali. Giovani dei centri sociali e bimbi per la festa di compleanno.

Illustri sconosciuti e volti noti. Tessa Gelisio al battesimo delle tende. I messaggi di Licia Colò e Dj Linus. Julia Hill, la «ragazza della sequoia», che imbuca da Oltreoceano una lettera alla quercia. Un giorno capitano gli Inti Illimani (che di ribellione un poco se ne intendono), un altro i Modena City Ramblers. In queste sere, cinema sotto le ghiande. E, domani, burattini.L’estate della quercia è roba da far invidia a tante città qui attorno, appisolate nella calura della pianura. «A conti fatti, saranno passate quattromila persone» azzarda Mazzata. Il guaio è che l’estate sta finendo e quella di Nonna Quercia rischia di finir male.

Il 21 settembre (guarda il caso) è fissata la conferenza dei servizi per il via definitivo al raccordo. A meno di dietrofront clamorosi, con l’autunno non resterà che far valere i due ricorsi al Tar di Brescia, contro la Valutazione d’impatto ambientale. Intanto, quelli del comitato hanno messo online un sito con tutto quello che c’è sa sapere sul (o contro?) il terzo ponte: www.terzoponte

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