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Alessio Gaggioli
Cemento in Val di Cornia
28 Maggio 2010
Toscana
Prosegue la polemica sui Regolamenti urbanistici (permissivi) che contraddicono il Piano strutturale. Massimo Zucconi e, Vezio De Lucia ribadiscono le critiche, l’ufficio tecnico cerca di difendersi. Corriere fiorentino, 28 maggio 2010

«Io, compagno eretico, accuso Venturina»

Zucconi: il Pd dovrebbe ascoltare di più.

E questo paese è un dormitorio senza identità

In Toscana ci sono buoni principi e cattiva prassi. Non c’è una visione del futuro e non ci sono anticorpi. Manca l’aspetto educativo della politica

«La Toscana, il Pd toscano, dovrebbe farne tesoro, invece le critiche le vive con sofferenza. Il partito dovrebbe ascoltare di più, essere più dinamico. Se non lo capisce vuol dire che è in crisi». Parola di un ex. Un ex di lusso come Massimo Zucconi, fino al 2004 uno degli uomini di punta dei Ds piombinesi, dirigente pubblico e dal 2002 al 2007 presidente della società Parchi Val di Cornia. Oggi, quasi sostituendo l’opposizione nel Consiglio comunale di Campiglia Marittima, è la vera spina nel fianco della giunta di centrosinistra guidata dal sindaco Rossana Soffritti. È stata la sua lista civica, «Comune dei cittadini» — l’anno scorso ha incassato il 18,5% — a sollevare un caso che rischiava di passare inosservato. Quello di un piano strutturale che fino al 2020 prevede un massimo di 650 alloggi da costruire, ma che secondo i «civici» grazie al regolamento urbanistico approvato dal Comune il 12 maggio, consentirebbe già per i prossimi cinque anni la costruzione di oltre 700 alloggi grazie all’edilizia sociale (che premia il costruttore) e lo sfruttamento delle cosiddette aree critiche.

Zucconi siete i responsabili di uno scontro politico che in Val di Cornia non si vedeva da almeno quindici anni. Stupisce che il grimaldello di questa situazione sia un ex del partito...

«Sono stato iscritto prima al Pci, poi al Pds e ai Ds. Me ne sono andato nel 2004 dopo una serie di tensioni che si erano create proprio a partire dai temi urbanistici». Spieghi meglio... «Non ho condiviso i piani regolatori di questo territorio fin dal 1995. Alcune scelte che hanno riguardato il parco di Rimigliano a San Vincenzo dove il Comune ha permesso la costruzione di un grande albergo. Era il ’96 e io da consigliere comunale di Campiglia non votai il piano regolatore perché secondo me conteneva già i germi di una logica espansiva. Oggi infatti ci troviamo con una quantità di alloggi smisurata e una qualità abitativa che peggiora».

Siete stati accusati dai sindaci di Piombino, Suvereto e Campiglia di «sfacciataggine» e «smemoratezza». Loro difendono la bontà della pianificazione territoriale in Val di Cornia. È davvero tutto da buttare?

«Mi riaggancio a quanto ha detto l’assessore Anna Marson. Dico che i principi contenuti nella legge 1 del 2005 che tutela il paesaggio sono di buon governo. Un altro discorso è come viene applicata questa legge. Dobbiamo però riflettere sulla natura stessa dei piani strutturali, che sono piani di principio, ma non fanno quello che l’urbanistica dovrebbe fare: scelte concrete sul territorio. Disciplinare e localizzare gli interventi».

Vuol dire che i Comuni applicano male la legge toscana?

«Il punto critico sono i regolamenti. Che ogni Comune si fa e approva. Nel caso di Campiglia il regolamento tradisce il piano strutturale. La Toscana può essere presentata come una terra di buoni principi, ma con una prassi che spesso li contraddice. Condivido quanto dice il presidente Enrico Rossi che l’identità della nostra regione è fatta di patrimonio culturale, di centri storici e campagna. Ma non mi sembra ci sia una seria volontà di tutela del nostro territorio se nelle campagne consentiamo di fare di tutto trascurando agricoltura e paesaggio». È una critica anche al Pd toscano? «Credo che la Toscana nei suoi gangli istituzionali e politici non sia così consapevole e convinta della strategia che viene annunciata. A mio parere c’è una debolezza politica. Guardo a Campiglia dove secondo me è venuto meno anche l’aspetto educativo della politica con gli amministratori lasciati da soli nello scontro tra interessi privati e interessi generali. C’è un appiattimento del dibattito, qui l’opposizione è da 15 anni in silenzio. E se penso ai Ds e al Pd locale sono decenni che non vedo un comunicato del partito, ma solo del sindaco e dei tecnici del Comune. Credo non ci sia una visione del futuro e senza anticorpi abbiamo subito le pressioni degli interessi immobiliari. È mancata la politica. In Toscana c’è uno scarto troppo ampio tra la fase dell’enunciazione e la pratica. Si predica bene e si razzola male. Non avremo tutte le ragioni, ma il confronto è necessario. Qui criticare è quasi come essere eretici».

E voi con la lista civica ne avete approfittato...

«Abbiamo intercettato il voto di protesta. I dieci anni del sindaco Silvia Velo (oggi parlamentare) sono stati anni di silenzi che hanno mortificato la democrazia e la trasparenza del Comune. Non hanno saputo gestire le cave e gli impianti produttivi sono stati realizzati in campagna lasciando degradare il centro. Venturina è un dormitorio, non c’è una piazza, non c’è identità».

Eppure lei fino al 2007 e ancora oggi da dirigente al Comune di Piombino è a stretto contatto con gli uomini e il partito che critica...

«Sono sempre stato un dirigente pubblico e tuttora lo sono. Ho scelto di dedicarmi alla costruzione dei parchi, alla società Parchi Val di Cornia. In quel momento mi sono reso conto quanto valga il nostro patrimonio paesaggistico e più cresceva la mia sensibilità più mi staccavo dalla politica. Sono uscito nel 2007 dalla gestione dei parchi da uomo libero. Il mio mandato cessava, ma credo che non fossi nemmeno più gradito. La mia lista civica non vuole diventare un partito, solo riportare la discussione e la trasparenza in Consiglio comunale. Se non ci fossimo stati noi nessuno avrebbe detto nulla su questo regolamento».

Il regolamento ammette il raddoppio degli alloggi in edilizia sociale. Ma secondo i tecnici del Comune ciò non avverrà «per mancanza oggettiva di spazio fisico a disposizione». Insomma il raddoppio ci sarà o no?

«Questo mi sembra un principio inedito nell’urbanistica: l’autoregolazione dei costruttori. Ogni considerazione è superflua. Così come è scritta quella norma vuol dire raddoppio. Se il Comune non vuole davvero il raddoppio degli alloggi deve fare una cosa molto semplice: cancellare la norma».

Vezio De Lucia

«Volevo soltanto migliorare,

e sono diventato un pretesto»

Il padre del piano strutturale dei Comuni di Campiglia, Suvereto e Piombino, l’architetto Vezio De Lucia, nei giorni scorsi aveva criticato il regolamento urbanistico di Campiglia. Quello che rischia di far aumentare il numero di alloggi previsti fino al 2020 già nei sui primi cinque anni di attuazione.

I sindaci dei tre comuni, Rossana Soffritti, Gianni Anselmi e Giampaolo Pioli martedì hanno scritto una lettera anche per criticare le parole del noto urbanista. Eccone un passaggio: «Stupisce che l’architetto di scagli contro sue medesime scelte». E ancora: «Limitare esclusivamente al numero degli alloggi il contenuto di un regolamento urbanistico denota un approccio al tema meramente ideologico e, cosa più grave, denuncia un appannamento deontologico che fa il paio con l’opportunismo politico: entrambi aspetti aggiuntivi e preoccupanti del degrado etico che ci avvolge».

Ieri De Lucia ha voluto replicare ai sindaci. Ecco il testo del suo comunicato: «Come sempre, quando mancano gli argomenti, si ricorre agli insulti (mi si accusa nientemeno di "appannamento deontologico" e "opportunismo politico". Perbacco). Nell’intervista al Corriere Fiorentino mi sono limitato a dire che si è bruciata, in un brevissimo periodo, una previsione di lungo periodo. E ho aggiunto: "O il mio lavoro era sbagliato o con questo regolamento c’è stato un eccesso". Questo è tutto. Non ho accennato neanche alle aree critiche (le cosiddette aree degradate non compatibili con i centri abitati, ndr) che, nel piano strutturale, sono definite come limitate porzioni di territorio che confliggono con l’assetto urbanistico nel quale sono inserite (edifici abbandonati, sottoutilizzati o destinati a funzioni improprie). L’obiettivo del piano era la riqualificazione ambientale e paesaggistica, e in questo senso va letta anche la norma che, solo per alcune aree critiche, non fissa il dimensionamento. Succede invece che una previsione volta a migliorare esteticamente e funzionalmente luoghi degradati viene utilizzata come pretesto per sovradimensionare il regolamento urbanistico (e si accusa me di appannamento deontologico)».

Alessandro Grassi

«Nessun raddoppio di alloggi, chiariremo tutto»

Lettera del coordinatore dell’ ufficio urbanistica Val di Cornia

Caro direttore, la notizia di una quantità così rilevante di edilizia sociale tutta a carico dei privati sarebbe stata, per il Comune di Campiglia Marittima, una cosa di cui andare fieri. Siccome, purtroppo, la cosa non è vera, mi spiace deludere le attese delle tante famiglie che non trovano la casa in affitto.

Mi dispiace soprattutto per coloro i quali, pur distanti dalla vita delle comunità locali, si sono affrettati a sentenziare giudizi senza aver approfondito più di tanto la proposta di piano o, più semplicemente, fidandosi di dossier, di letture e giudizi altrui.

Innanzi tutto mi preme tranquillizzare Vezio De Lucia che in più di una occasione, dopo la conclusione del lavoro sul piano strutturale, si è espresso con giudizi poco lusinghieri sulla Val di Cornia. Dico a De Lucia che i regolamenti urbanistici di Campiglia e Suvereto sono perfettamente coerenti al «suo» piano strutturale, sia sotto il profilo normativo che per i principi fondativi e strategici.

Nello specifico è bene ricordare che l’edilizia sociale riguarda la possibilità di realizzare alloggi da destinare permanentemente alla locazione. Il legislatore ha ulteriormente introdotto, suppongo per facilitare la sostenibilità finanziaria da parte di capitali privati, la possibilità di una locazione temporanea, generalmente compresa tra i 10 e i 30 anni.

Non si tratta quindi di nuove «case popolari» ma di un nuovo strumento a disposizione dei Comuni per coniugare governo del territorio e politica della casa.

L’equivoco dei 300 alloggi sociali a Campiglia nasce da una forzata interpretazione della norma contenuta nel nuovo piano comunale, che recita testualmente: «La realizzazione di n˚1 alloggio a canone sociale per ogni alloggio di edilizia libera realizzato come premio in aggiunta al limite stabilito nella presente scheda». Scusate tanto, ma quale razza di «premio» sarebbe la possibilità di realizzare alloggi da destinare permanentemente alla locazione ad un canone che non supera i 300 euro mensili? Si conoscono le difficoltà dei bandi regionali sull’affitto e del sistema di fondi immobiliari a rilevanza locale per la costruzione di edilizia sociale privata?

Il premio individuato dalla norma di piano prevede la possibilità di realizzare ulteriori alloggi liberi (rispetto al numero indicato nella norma) nella misura pari a quelli sociali. Siccome poi lo spazio fisico è comunque limitato dalle prescrizioni di verde, parcheggi, strade, e così via, diciamo che sarà quasi impossibile andare oltre qualche unità di alloggi aggiuntivi. Detto quindi che la teoria del raddoppio del dimensionamento del piano nasce da una errata interpretazione normativa, che sarà certamente chiarita in sede di osservazioni, ribadisco la piena conformità del regolamento urbanistico al piano strutturale di Vezio De Lucia.

Aspetto di vedere altrettanto equilibrio nei futuri piani comunali in Toscana, unitamente ad un’attenta valutazione politica sui tempi e sui costi della pianificazione, sulla continua e ininterrotta attività di adeguamento del Ps al Pit e al Ptc, prima di affrontare il rapporto tra piano strutturale e regolamento urbanistico.

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