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Ferruccio Sansa
Asfalto e cemento tra Alpi e Laguna
13 Maggio 2010
Veneto
Il progetto Motorcity, aspramente combattuto dai comitati e le associazioni del Veneto, sul tavolo del governatore Zaia. Il Fatto Quotidiano, 8 maggio 2010

Chissà che cosa deciderà il Governatore “contadino”. Luca Zaia deve ancora mostrare la sua idea del nuovo Veneto, deve far capire se intende proseguire sulla strada del predecessore, che sarà pure ministro delle Politiche Agricole, ma ha cementificato la sua terra. Sulla scrivania di Zaia presto arriverà un progetto che cancellerà 460 ettari di campi e modificherà per sempre la campagna veronese: l’autodromo di Motorcity, un progetto lanciato anni fa dalle società di Chicco Gnutti e Gianpiero Fiorani… sì, proprio i furbetti del quartierino. L’autodromo sarà una delle più grandi opere del Veneto, insieme con il passante di Mestre e il Mose. Finora la Lega si è astenuta, ma adesso tocca a lei decidere.

Siamo a Vigasio e Trevenzuolo, in provincia di Verona. A centocinquanta chilometri da Monza e Imola, due circuiti storici che in questo periodo non se la passano troppo bene. Già, l’industria automobilista è in crisi, la Formula 1 annaspa e punta sull’Asia dove girano soldi e fioriscono piste su isole artificiali. Ebbene, che cosa si fa in Veneto? Un autodromo lungo 5,2 chilometri per oltre un miliardo di investimento. Ma il punto è soprattutto un altro, andate a Vigasio per rendervene conto. A nord nelle giornate terse vedete le Alpi, a est il cielo sbianca verso la Laguna. Intorno è pianura a perdita d’occhio, quella terra spessa, scura che imbeve ogni cosa del suo colore. Siamo al confine tra Veneto e Lombardia, dove la Lega affonda le sue radici, rurali più che metropolitane. Ora, però, all’immagine che avete davanti sovrapponetene un’altra: quella del futuro autodromo elaborata nel “rendering” degli architetti (www.motorcityvr.it). Ecco, al posto della campagna comparirà il serpente d’asfalto della pista. Ma il grosso del progetto, e dell’affare, sta nel centro commerciale da 769 mila metri quadrati, nel parco tematico da 350 mila metri quadrati (il doppio della vicina Gardaland), nel polo tecnologico (268 mila metri quadrati), in alberghi, ristoranti e immancabili case. Poi caselli, strade e metropolitane. Insomma, cemento. “È un progetto colossale che rischia di stravolgere i nostri paesi, di Vigasio e Trevenzuolo, che saranno divorati da Motorcity, diventeranno un’appendice della pista”, sospira Cesare Nicolis. La sua storia racconta tante cose del Veneto di oggi che ha il record dei cantieri, ma anche dei comitati. Nicolis è un ex dirigente di banca, uno che sa maneggiare bilanci e che a 59 anni ha deciso di andare in pensione per dedicarsi alla sua terra. Nel suo archivio conserva migliaia di pagine con la strana vicenda Motorcity.

Dall’inizio, quando si fece una gara tra i Comuni del Veneto per aggiudicare il progetto. Vinsero Vigasio e Trevenzuolo. È il luglio del 2004 quando Earchimede e Draco vengono indicate come società realizzatrici dell’opera. Dietro il progetto si intravvedono Emilio Gnutti, Hopa, la Popolare di Lodi guidata da Gianpiero Fiorani e Unipol, insomma, i protagonisti delle scalate dell’estate 2005. Il sogno di Gnutti, che divide il cuore tra finanza e motori, si realizza. Intanto, però, il progetto cambia faccia: intorno alla pista crescono i palazzi. Il resto della storia è scritto nelle visure camerali di Motorcity: i furbetti vanno a gambe all’aria e così l’autodromo passa in altre mani. Oggi a tenere le redini sono le cooperative. Ma della società fanno parte anche enti locali. Perfino la Regione Veneto. Amministrazioni che con una mano firmano gli atti societari e con l’altra le autorizzazioni a costruire. E il progetto va avanti, nonostante i dubbi. Lo stesso Giancarlo Galan, allora Governatore, disse: “Quel progetto non mi convince”. Ma intanto la Regione dà via libera. Nonostante le ombre delle valutazioni di impatto ambientale. Carte che forse gli abitanti di Vigasio e Trevenzuolo non conoscono. La società realizzatrice promette che a Motorcity arriveranno fino a 106.483 persone nei giorni feriali; nei giorni festivi si toccheranno 180.995 presenze. Molti visitatori, soldi, certo, ma anche inquinamento. E nel giugno 2008 l’Arpav mette nero su bianco le sue cautele: “La valutazione dell’impatto riguardo al Pm10 appare fortemente sottostimata. Dalle nostre stime l’aumento di traffico – anche realizzando sistemi di trasporto come la metropolitana – comporta un aumento delle emissioni di sei volte”. Parliamo di particolato, di polveri sottili, quegli inquinanti che se finiscono nei polmoni provocano tumori. Che minacciano soprattutto anziani e bambini. Il progetto, però, va avanti. A trainarlo è la promessa dei posti di lavoro. Motorcity, sono certi gli investitori, “darà occupazione a 15 mila persone”. Possibile. Difficile dire se il calcolo tenga conto dei posti di lavoro che si perderebbero nell’agricoltura, oppure a Monza, Imola o Gardaland. La popolazione di Vigasio è divisa. E anche la politica. Il centrodestra è favorevole (nella società siedono anche ex amministratori del Pdl), mentre il centrosinistra è contrario. Beppe Grillo e i suoi meet up si sono battuti contro la pista. Alle elezioni di Vigasio, a marzo, vince il Pdl (41,4%), viene riconfermato il sindaco Daniela Contri che non ha mai fatto mistero delle sue simpatie per Motorcity (che tra l’altro risanerà le casse pubbliche con gli oneri di urbanizzazione): “È’ una grossa opportunità per il Comune e i proprietari dei terreni. Oggi c’è una distesa di granoturco, di polenta… tiriamo via la polenta… l’agricoltura non ha grandi prospettive”. Maurizio Fontanili, presidente della Provincia di Mantova (Pd), contro Motorcity invece sta combattendo da anni: “Siamo una delle zone più fertili d’Italia, qui si alleva il 17 per cento dei suini, si produce il 23 per cento di Grana Padano. Vi rendete conto dell’impatto che avrebbero sulla nostra terra centomila persone al giorno?”. Mantova, però, è in Lombardia. A pochi passi da Motorcity, ma oltre la linea invisibile che divide le regioni. Insomma, rischia di dover subire le decisioni prese a Venezia. Ora tutto è appeso a un ricorso al Tar presentato da Mantova. Alla linea che prenderà Zaia. Cesare Nicolis intanto si guarda intorno, guarda il paesaggio o forse immagina il panorama futuro, con i campanili della campagna veneta affiancati dalle torri dell’autodromo

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