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Costantino Cossu
De Lucia: Piano casa frutto d'una cultura politica eversiva
20 Gennaio 2010
La barbara edilizia di Berlusconi
Una lezione e un dibattiito a Sassari. Più delle multiformi brutture preoccupa l' offensiva contro le regole. La Nuova Sardegna, 20 gennaio 2010. Con postilla (s.r.)

SASSARI. Prima al mattino a lezione con gli studenti, poi al pomeriggio durante il dibattito organizzato dal Centro di studi urbani. Vezio De Lucia non usa mezzi termini: per lui il «Piano casa» approvato dalla giunta Cappellacci è «un fatto eversivo». Esito, cioè, di una visione complessiva della politica e della società che smonta i codici di valore costituzionali per sostituirli con il prevalere dell’immediato tornaconto personale sugli interessi collettivi. In sintonia con De Lucia, studioso di vaglia e segretario dell’Istituto nazionale di urbanistica [all'inizio degli anni 70 – ndr] , tutti gli altri partecipanti alla tavola rotonda che ieri pomeriggio ha riunito, nell’aula rossa della Facoltà di Scienze politiche, i sociologi Antonietta Mazzette e Camillo Tidore, il giurista Giovanni Meloni, il giornalista Giacomo Mameli, il sindaco di Ollolai Efisio Arbau e il sindaco di Palau Piero Cuccu. Tema: «Dalle regole al fai da te del Piano casa. A che serve l’urbanistica?». Dando per scontato che le regole sono quelle del Piano paesaggistico, ma non solo. Perché ciò a cui il «Piano casa» si contrappone come un esatto contrario è in realtà, per tutti i relatori, la cultura della pianificazione territoriale e della tutela dell’ambiente e del paesaggio inscritta nella carta costituzionale ma anche nelle leggi ordinarie della Repubblica, dal Codice Urbani alle norme che riconoscono alle amministrazioni locali un ruolo preminente in materia urbanistica. E’ contro tutto che, secondo De Lucia, gioca la sua funzione eversiva, di totale ribaltamento di ogni paradigma (politico, etico, giuridico), il «fai da te» incentivato dalla giunta Cappellacci. «Un sentire comune - ha detto Antonietta Mazzette - che nella società ha conquistato spazi crescenti».

Sull’effrazione dei princìpi costituzionali e della legislazione ordinaria che il «Piano casa» comporta ha insistito in particolare Giovanni Meloni. Aggiungendo che le norme approvate dalla maggioranza di centrodestra non hanno neppure la copertura di una legge nazionale; sono soltanto il risultato di un accordo stipulato in una conferenza tra Stato e Regioni. Come i Comuni siano stati messi fuori gioco dal «Piano casa» lo hanno spiegato i due sindaci. Quello di Palau, paese sul fronte caldo della speculazione edilizia e immobiliare, non ha nascosto il timore che si riparta alla grande con le lottizzazioni stile anni Settanta e con la devastazione delle aree agricole adiacenti alle coste. «C’è il rischio - ha detto Piero Cuccu - che il lavoro che da dieci anni stiamo facendo per rimediare agli errori del passato sia di colpo vanificato, annullato».

Regole allora? Ma come, se le elezioni si vincono dichiarandole inutili e dannose, le regole? Per Camillo Tidore e per Giovanni Meloni è urgente riavviare al livello più basso, quello delle singole comunità, processi di partecipazione democratica che consentano di contrastare una deriva che è, insieme, politica e culturale. Chi li possa riavviare, quei processi, resta un interrogativo aperto, dal momento che i valori e le opzioni politiche che imperversano a destra hanno fatto ampia breccia anche nel campo opposto. Non si vince senza autonomia politica e non c’è autonomia politica se non c’è autonomia culturale.

Forse è la consapevolezza di questo dato che porta Vezio De Lucia a un pessimismo radicale sulle sorti della programmazione urbanistica in Italia. «Guardate - ha detto - cosa accadde all’Aquila dopo il terremoto: prima viene l’edilizia, costruire case e neanche per tutti, non importa come; a nessuno interessa il recupero di un tessuto urbano straordinario, che ha una sua storia e una sua originalità. E tutta la stampa, compresa quella progressista, applaude».

Resta l’elenco delle brutture ambientali sarde sciorinato, con la maestria del cronista consumato, da Giacomo Mameli. Alla fine, ciascuno ha ciò che si merita.

Postilla

Confrontarsi con la realtà, guardare tra le pieghe dei dati per spiegarne il senso, significa nel caso del cosiddetto “piano-casa” denunciare apertamente e nel merito le storture di un provvedimento contro la pianificazione oltre ogni attesa. Non sarà tanto il complesso delle multiformi brutture, quanto l' offensiva contro le regole a pesare nel futuro del Paese. Per questo il lavoro di Antonietta Mazzette che si occupa da anni di politiche urbanistiche nella facoltà di Scienze politiche di Sassari, la passione civile degli studenti del corso, sono di grande utilità per capire e fare capire. Se in tutte le facoltà, (ognuna con le competenze disciplinari proprie) si esaminasse con cura (e coraggio) questo provvedimento, si offrirebbe un grande servizio di informazione auspicabile nelle diverse realtà regionali. Se le tante facoltà che si occupano di pianificazione dicessero che brutto colpo proviene da questo “piano” (un titolo decisamente improprio!) alla credibilità del progetto urbanistico, sarebbe una grande cosa. Per questo il dibattito di ieri -come ha notato Vezio De Lucia -merita una segnalazione con tante sottolineature. (s.r.)

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