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Maria Zegarelli
L’Italia dei condoni: 5mila comuni a rischio frana
11 Dicembre 2009
Articoli del 2009
Le solite buone notizie, da cui nessuno di quelli che contano tira le conseguenze. L'Unità, 10 dicembre 2009

Come se non bastassero tutti i lutti e i disastri: l’Italia è un paese dalla memoria corta e così malgrado le frane e le alluvioni, nel79% dei Comuni che hanno partecipato all’indagine di Legambiente e Protezione civile, «Ecosistema rischio 2009», c’è ancora chi vive in aeree a forte rischio idrogeologico. Nel 28%dei casi, poi ci sono interi quartieri mentre nel 54% fabbriche e industrie. In alcune zone, concentrate nel 20% dei comuni, ci addirittura strutture ricettive turistiche o «sensibili». Stiamo parlando di 5.581 comuni che ballano sull’incognita «tenuta» di fronte a piogge forti, di questi 1700 sono a rischio frana, 1.285 a rischio alluvione e 2.596 che le rischiano entrambe. «Il nostro territorio è reso ancora più fragile dall’abusivismo, dal disboscamento dei versanti e dall’urbanizzazione irrazionale - si legge nell’indagine di Legambiente e Protezione Civile -. Sono la Calabria, l’Umbria e la Valle D’Aosta le regioni con la più alta percentuale di comuni classificati a rischio (il 100%), subito seguite dalle Marche (99%) e dalla Toscana (98%)».

ITALIA INDIETRO TUTTA

Ad oggi soltanto il7%delle amministrazioni comunali ha delocalizzato le abitazioni dai luoghi a rischio, mentre soltanto nel 3% dei casi si è provveduto a spostare aziende e fabbriche. Quindici comuni su cento non si sono dotati di piani urbanistici che mettano paletti all’edificazione, a riprova del fatto che in una situazione così drammatica e in presenza di forti ritardi nel prevenire i disastri, l’impatto dei condoni edilizi emanati dai vari governi Berlusconi, sia stato devastante. «Le frane che hanno colpito inmaniera drammatica Ischia e Messina - dice Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente - sono l’ultima tragica testimonianza di quanto sia urgente invertire la tendenza nella gestione del territorio. La continua e intensa urbanizzazione lungo i corsi d’acqua e in prossimità di versanti fragili e instabili, fa si che il nostro Paese sia fortemente esposto ai rischi del dissesto idrogeologico». Desolante anche lo stato di manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua. il 36% dei Comuni non se ne preoccupa. A questo si sommano intubazioni lungo torrenti e fiumare, discariche abusive e costruzioni negli alvei, «È necessario iniziare ad abbattere le costruzioni abusive e puntare decisamente sulla delocalizzazione delle strutture a rischio», ha sottolineato Cogliati Dezza. In questo senso il Piano casa approvato dal governo di certo non aiuta, «in molti casi peggiora la situazione accrescendo i rischi, perché può consentire nuove deroghe senza alcun rispetto per le regole della prevenzione del rischio idrogeologico».

VIRUS E CONDONI

L'abusivismo per Guido Bertolaso, capo della protezione civile. è «il virus che ha interessato il nostro Paese » e va bloccato. Come funziona è chiaro: «Oggi è una capanna, tra sei mesi un insediamento più permanente, tra 12mesi ci saranno i mattoni, tra 36 mesi sarà condonato, e dopo 10 anni ci ritroviamo con quello che è successo a Giampilieri». Ma, aggiunge, «alla natura non gliene frega niente della sanatoria. Se non si imposta una cultura della prevenzione potremmo anche stanziare grandi somme di denaro ma non otterremmo alcun risultato». Cita i due fiumi, il Tevere e l’Aniene, dove «ci sono circoli sportivi frequentati da politici, magistrati, e alti funzionari che non sembrano accorgersi di niente». Resta da chiedersi se le stesse osservazioni il sottosegretario Bertolaso le abbia fatte anche a Berlusconi, di fronte a condoni e Piano casa. L’unica buona notizia è che l’82% dei comuni possiede un piano di emergenza da mettere in atto in caso di frana e alluvione che nel 54% dei casi è stato aggiornato negli ultimi due anni.

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