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Curzio Maltese
La vergogna al potere
13 Novembre 2009
Articoli del 2009
Contro le ultime leggi ad personam occorre la rivolta di tutti coloro che credono che lo stato di diritto sia un bene irrinunciabile. Da la Repubblica, 13 novembre 2009 (m.p.g.)

La caccia alle guardie organizzata dai ladri della politica sembra concludersi, dopo quindici anni, con la diciannovesima legge ad personam, forse la peggiore. Solito nome accattivante, «processo breve». Solita traduzione: «Impunità per Berlusconi».

Un colpo di spugna definitivo sui due processi in corso del premier, la corruzione dell’avvocato Mills e l’evasione fiscale sui diritti televisivi. Berlusconi con tutta evidenza mentiva quando ha giurato, dopo la bocciatura del Lodo Alfano, che si sarebbe difeso «come un leone» in tribunale smontando le tesi accusatorie. Al coraggio del leone, preferisce sempre la strategia del caimano.

Oltre all’impunità del premier, la legge garantisce quella di migliaia di altri nei processi in corso, dai crac Parmalat e Cirio allo scandalo dei rifiuti a Napoli. Anche qui, i soliti effetti collaterali della guerra di Berlusconi ai magistrati. Decine di migliaia di cittadini, compresi i risparmiatori truffati da Tanzi e Cragnotti, vedono svanire le residue speranze di ottenere giustizia.

La maggioranza aveva promesso un testo in grado di «mettere d’accordo destra e sinistra» e in un certo senso ha mantenuto. La legge è giudicata «imbarazzante» dal giurista Antonio Baldassarre, vicino al centrodestra, e «indecente» dal capogruppo democratico Anna Finocchiaro, che l’ha sbattuta contro il muro. Dalle prime reazioni pare compatto anche il fronte dell’opinione pubblica internazionale, senza tante distinzioni fra conservatori e socialisti, Europa e America, Est e Ovest, nel considerare l’ultima trovata salva-ladri del premier l’ennesima buffonesca manifestazione di un regimetto che sputtana l’Italia nel mondo.

Poiché si tratta per l’’appunto della diciannovesima legge ad personam in materia di giustizia, tocca ripetersi. La prima osservazione è che il testo, come i precedenti, è incostituzionale. In presenza di una costituzione democratica (ma per quanto ancora?) e più in generale della logica, è arduo far passare la corruzione come reato meno grave dello scippo. Oppure sostenere che un incensurato accusato di reati gravissimi si debba privilegiare rispetto a un cittadino già condannato, magari per un furto di motorino. È assai probabile che la Consulta boccerà anche questa legge. Ma nel frattempo il presidente del Consiglio più furbo degli ultimi 150 anni l’avrà scampata ancora una volta. Almeno per i processi in corso. Per quelli a venire, si sta provvedendo con la riesumazione dell’immunità parlamentare. «I tempi sono maturi» annunciano festanti gli azzeccagarbugli in Parlamento. Sono infatti trascorsi tre lustri e più da Mani Pulite. È vero che restiamo gloriosamente in cima alla classifica delle nazioni più corrotte. Ma ormai la gente si è abituata e il tanfo di mazzette, tangenti sulla sanità, appalti truccati, è diventato un profumo di buon governo.

Che fare? Se Berlusconi e i suoi servi si ripetono, bisogna almeno sperare che l’opposizione non ricalchi il copione dei precedenti, piuttosto inutili. L’opposizione tutta, in Parlamento con le sue varie sigle, e nella società. Si può e si deve sperare che il Pd di Pier Luigi Bersani riesca ad affrontare questa sfida senza se e senza ma, con la decisione necessaria. Si può sperare che i moderati di Pier Ferdinando Casini e il neo convertito Francesco Rutelli, capiscano che questa battaglia non c’entra con la destra o la sinistra o il centro, ma con la difesa dello stato di diritto tout court. Si deve sperare che Antonio Di Pietro non ricominci gli appostamenti alle mura del Quirinale. Perché qui non si tratta soltanto di discutere una firma, ma di raccoglierne milioni. Non è questione di riempire una piazzetta di lazzi, ma di convocare nelle strade della protesta milioni di cittadini. Soltanto con una grande rivolta dell’Italia onesta si potrà mettere fine a una vergogna che dura da quindici anni, alla mortificazione del diritto da parte di una classe dirigente con troppi scheletri nell’armadio. Soltanto così si potrà salvare la faccia del Paese nel mondo, anche la faccia di chi è abituato a voltarla sempre da un’altra parte.

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