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Guglielmo Ragozzino
Sbilanciamoci. La nostra Cernobbio, cambio di modello
6 Settembre 2009
Capitalismo oggi
Esiste un’alternativa al sistema in crisi: qualcuno non vuole che la crisi riproduca le condizioni che l’hanno provocata. Il manifesto, 6 settembre 2009

Carla Ravaioli, ultimo intervento della mattina, è la prima voce di donna. Fin quando non cambieremo il nostro modello, non distribuiremo diversamente i nostri interventi, l'assetto del mondo non cambierà sul serio, rimarremo sempre indietro rispetto ai nostri avversari tra i quali imperversa Emma Marcegaglia, tra i protagonisti della loro giornata. Il parlare di Carla, deciso e saggio, è un richiamo alla sinistra a correggersi finché c'è tempo e l'ambiente tiene ancora, chissà fino a quando. Ma non si tratta solo di questo, questo accorato richiamo non è il solo rimprovero. «Le sinistre per la paura della disoccupazione tecnologica hanno osteggiato ogni progresso», consegnando nei fatti al capitale le chiavi del cambiamento del futuro del mondo.

La tessile dismessa

In complesso il nostro Cernobbio non è poi male. L'organizzazione, tutta sulle spalle di persone singole, di associazioni e gruppi locali, tutta giocata in agosto, senza fondi da spendere se non il tempo delle vacanze e la voglia di fare bene, è riuscita a organizzare un'assemblea numerosa, a nutrirla di idee e companatico, con la Digos fuori dai cancelli a perdere tempo, forse nel timore che un'orda di cattivi soggetti potesse attaccare la pace dei signori, poco distante. E noi che credevamo che fossero le nostre idee a fare paura. Anche il luogo della riunione è sintomatico dei tempi. Una fabbrica tessile dismessa, con un grande salone, dove lavoravano le operaie settanta anni fa, trasformata in una bella sala in cui si sta insieme e si parla di quello che conta per cambiare, per muovere le cose.

Dopo la presentazione di Giulio Marcon, il primo intervento di rilievo è quello di Mario Agostinelli. Il suo argomento è la scelta nucleare. Badate, dice in sostanza, è sbagliato l'atteggiamento di chi è sicuro che «tanto non lo faranno mai». La verità è che lo stanno già facendo, sulla base di una doppia menzogna: Kyoto e il prezzo dell'energia al consumo. Kyoto «scade» nel 2012 e il primo chilowatt nucleare italiano arriverà semmai nel 2018. Fino a quel momento si continuerà a pagare anche per l'inquinamento proibito e per la produzione di Co2 necessaria per costruire le centrali». D'altro canto l'energia costerà meno, ma non per tutti. Anzi è sicuro che il costo chilowatt per le famiglie crescerà, caricato dei costi della Co2 della costruzione nucleare.

Parlano tra gli altri Lenzi del Wwf, buoni economisti come Pianta, Fumagalli, Santoro, Fassina, Merli e poi Beni dell'Arci, Rinaldini della Fiom. Quest'ultimo difende la posizione del suo sindacato in modo appassionato: «C'è una sottovalutazione di quello che sta succedendo a livello sociale, non solo nella gravità delle condizioni occupazionali ma nella ridefinizione del sistema delle relazioni sociali attraverso l'accordo separato che mira esplicitamente a negare l'autonomia e la democrazia nei luoghi di lavoro».

In conclusione circola un documento che esprime la convinzione diffusa: si può fare, le risorse si possono trovare; ma dove trovare la volontà?

5 modi per trovare le risorse

Se si vuole, le risorse si trovano. Ad esempio con la lotta all'evasione fiscale e con politiche fiscali più eque: portando al 23% la tassazione sulle rendite e aumentando l'imposizione fiscale al 45% per i redditi oltre i 70mila euro e al 49% sopra i 200mila euro e introducendo una tassa patrimoniale sui grandi patrimoni. Altre risorse potrebbero provenire dalla riduzione delle spese militari, rinunciando al programma delle grandi opere e introducendo l'uso di Open Office nella pubblica amministrazione.

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