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Manlio Marchetta
Quale destino per le colline di Firenze?
6 Gennaio 2009
La speculazione edilizia si traveste di ossequio formale per affidarsi, nella pratica, alla consueta deregulation delle varianti: tu quoque Florentia... (m.p.g.)

A Firenze, o meglio anche a Firenze, sembra prendere campo una serie nutrita di inedite aggressioni speculative alle pendici collinari e di ingiustificate ma importanti detrazioni di previsioni consolidate di aree per servizi pubblici.

Uno dei meriti principali della pregressa pianificazione urbanistica fiorentina , fin dall’inizio degli anni sessanta, grazie all’impegno molteplice di Edoardo Detti, era stato, indubbiamente, il “faticoso salvataggio” delle pendici collinari dalla allora certo possibile espansione della città. L’operazione era stata sempre confermata negli atti di pianificazione coordinati , in successione temporale, da Giovanni Astengo e Giuseppe Campos Venuti e, successivamente, da Marcello Vittorini, consulente per il PRG vigente.

La salvaguardia delle pendici collinari si era conclusivamente consolidata, almeno negli atti della pianificazione, con il concepimento, sia pure ancora generale, di un “parco delle colline”, cui avrebbero dovuto conseguire atti maggiormente specifici quali quelli peraltro già vigenti nei confinanti Comuni di Sesto Fiorentino, Fiesole, Bagno a Ripoli e Scandicci.

Nelle parti del “Piano Strutturale 2005” (parte generale e preliminare, insieme del PRG), al momento solo adottato, ma già dichiarato approssimativo dalla Regione e considerato sbagliato da una molteplicità di osservazioni formulate da parte di organismi associativi, compreso l’Ordine degli Architetti, ci si è affrettati a dichiarare , in linea di principio, ogni ossequio alla legislazione regionale in termini di non incremento della occupazione di suolo e di rispetto dei caratteri precipui del territorio. Già negli stessi elaborati previsionali, peraltro imprecisi, tale apparente ossequio viene ben presto abbandonato per l’inserimento (scambiato per conferma) della urbanizzazione dei 200 ettari della Piana di Castello/Peretola di proprietà della Fondiaria e per l’incredibile “innalzamento di quota altimetrica” del limite inferiore del “Parco delle Colline”. Di quest’ultimo non erano state fornite motivazioni attendibili.

Negli ultimi mesi le motivazioni urbanistiche non sono state ancora comunicate, ma se ne sono rese evidenti le motivazioni immobiliari con una concretezza che lascia di stucco: una serie -probabilmente illimitata nel tempo e sulla base di semplice domanda speculativa- di specifiche, singolarmente limitate e apparentemente distinte, proposte di deliberazione consiliare di immotivate varianti di destinazione urbanistica da consolidate destinazioni di salvaguardia o di servizi pubblici obbligatori in destinazioni di tipo edificatorio residenziale.

Si deve osservare che la progressiva approvazione di varianti al PRG vigente (parziali solo nello spazio ma sostanziali, eccome, nel contenuto) viene utilizzata ormai da qualche tempo, anche a Firenze, come strumento per conseguire obiettivi immobiliari molto precisi senza attenzione alcuna sia alla sostanza del PRG vigente che ai principi ed alle affermazioni stesse del PRG in formazione, nonché alla parte di principi della legislazione regionale in materia (equilibrio delle funzioni rubane, relazioni fra infrastrutture e insediamenti, aggravamento delle fonti di inquinamento da traffico etc.).

Ne sono esempi, tutti di variante al PRG vigente, la localizzazione di un centro commerciale Benetton nei pressi di Palazzo Vecchio, la previsione di un parcheggio sotterraneo sul retro di Via dei Servi, il probabile abbandono del programma di vitalizzazione con residenze pubbliche del complesso delle Murate, la conferma –contro tutte le evidenze contrarie- della funzione fieristica della Fortezza da Basso, il parcheggio attrattore, ben poco sotterraneo, in sostituzione di verde pubblico presso la stessa Fortezza, il parcheggio attrattore in previsione, in sostituzione di porzione del Parco delle Cascine, presso il Ponte della Vittoria, la sostituzione della consolidata previsione di verde pubblico con la curiosa previsione di verde privato e di contemporanea liberalizzazione della ristrutturazione e rifunzionalizzazione degli edifici circostanti nel prezioso comprensorio di proprietà della Famiglia Corsini presso Porta a Prato.

Se ci limitiamo alle “varianti” ingiustificate nelle pendici collinari emergono, al momento, almeno due recenti proposte di modifica radicale delle previsioni consolidate vigenti.

La prima riguarda la straordinaria pendice collinare sottostante la ben nota “Badia Fiesolana”, a valle di Fiesole, il cui complesso conventuale ospita da anni l’Istituto Universitario Europeo.

Anziché riflettere sull’errore urbanistico commesso in passato con tale impropria localizzazione (l’Istituto è naturalmente destinato a svilupparsi ulteriormente), si adotta una apposita variante al PRG allo scopo dichiarato di rendere edificabile, per la realizzazione (forse solo per il momento?) di sessanta alloggi , la delicatissima area sottostante di Ponte alla Badia. Sembra che non sia nemmeno disponibile una effettiva garanzia della permanenza nel tempo della destinazione universitaria degli alloggi che saranno realizzati.

C’è da chiedersi se i consiglieri comunali siano consapevoli delle conseguenze della variante sul paesaggio e dei connessi danni alla -finora- significativa sostanziale integrità (in verità non così netta come si dice per diverse manomissioni giustificate da presunte esigenze agricole) delle colline di Firenze.

La seconda, sul versante opposto, riguarda le pendici della Collina di Bellosguardo, di foscoliana memoria per la composizione delle Grazie e per essere stata residenza non breve del poeta, e prevede la eliminazione di ogni pregresso vincolo e della destinazione a “parco storico della collina” con divieto di edificazione e quindi la nuova destinazione sulla base di una richiesta qualsiasi della proprietà (che vanta solo l’impegno a realizzare alloggi in affitto che si possono senz’altro realizzare nelle aree previste dallo strumento urbanistico di Firenze e dei Comuni limitrofi) ed in assenza di una motivazione urbanistica di una qualche dignità.

La indegnità urbanistica della variante è peraltro dimostrata dal fatto che, per approvarla , data la evidente manomissione paesaggistico-ambientale, si deve modificare, oltre al vigente PRG, anche il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Firenze, la cui classificazione scientifica delle aree extraresidenziali si fonda su studi di Giuseppe Barbieri e dell’Istituto di Geografia dell’Università.

L’ingombro volumetrico e le dimensioni verticali previste comporterebbero l’azzeramento della visione della celebre Collina di Bellosguardo dal Viale di Soffiano, peraltro già intasato a monte, in passato, da diverse nuove residenze per pochi e con giardino esclusivo.

Ciò che preoccupa è che il caso di Bellosguardo/Soffiano è compreso in un ben più ampio pacchetto di proposte estemporanee di imprese edili per la realizzazione di alloggi, con quote anche in affitto, quasi sempre in aree al momento destinate a servizi pubblici o a parco o a verde pubblico.

Il pacchetto meriterebbe una migliore verifica di legittimità in quanto si sottraggono alla città quote obbligatorie di aree comprese nei cosiddetti “standard” , mentre sembra che le diverse aree proposte siano state soggette, all’ultimo momento, a stupefacente separazione anche localizzativa fra quote in affitto e quote ordinarie. Ma anche in quanto le indicazioni delle aree discendono solo da “desiderata” delle imprese richiedenti, non a caso sempre in variante alla strumentazione urbanistica vigente.

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