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Giorgio Todde
I piccoli chimici
13 Dicembre 2008
Sardegna
Le dimissioni del Presidente Soru sono piene di significati ...

Le dimissioni del Presidente Soru sono piene di significati e i piccoli chimici della politica isolana che hanno mischiato i loro intrugli sino a produrre un botto, rappresentano perfettamente la condizione di implosione dell’intero Pd regionale. Forse anche quella del partito nazionale.Raffigurano un’insufficienza, una ristretta visione isolana delle cose, ridotta a uno scoraggiante “meglio pochi, meglio sconfitti, purché tutto resti tra di noi”. Quei “noi” che provengono da un partito rimasto così spesso all’opposizione da aver imparato paradossalmente a governare solo stando dall’altra parte, in una minoranza.

Era evidente nel nostro Consiglio Regionale uscente quanto i consiglieri della cosiddetta sinistra esercitassero più “potere” quando erano all’opposizione di quanto ne possedessero con il governo Soru. E ne soffrivano.

Per questo motivo quando si è arrivati alle parti vitali della legge urbanistica - edificare sembra tragicamente l’unica economia possibile da queste parti - è crollato tutto, perfino la voglia di arrivare alle elezioni di maggio 2009 e di cercare di vincerle. E abbiamo visto, tra i banchi del presunto centrosinistra, una pasciuta soddisfazione perché le dimissioni di Soru costituivano, per una parte della maggioranza, un vero obiettivo di legislatura.

Saranno salutari le elezioni di febbraio.

D’altronde la letale legge urbanistica, proposta da questa Giunta, non sarà da rimpiangere. Essa aveva ceduto tanto, troppo agli interessi edificatori. Lo stralcio, ora legge, detto “sblocca-cantieri” è stato un danno. I brevissimi e inverosimili 30 giorni dopo i quali subentra il silenzio assenso a costruire, la pretesa vocazione edificatoria del territorio, l’invenzione di un diritto edificatorio dal quale i sardi sarebbero rivestiti venendo al mondo, avrebbero indebolito il Piano Paesaggistico sul quale si era fondata un’intera buona reputazione di governo. Meglio non avere di questa legge la paternità neppure putativa.

Il Pd è imploso e chissà che non ne derivi un’azione di purificazione della politica anche se è difficile crederci.

Ora resta da sperare nel “mondo civile” – speriamo che esista ancora – che quattro anni fa aveva creduto nella capacità di Soru di innovare e non farsi risucchiare dall’orrendo pantano delle mediazioni e dei patteggiamenti. Noi insistiamo a dire che prima esistono quel mondo e quelle persone e poi, solo poi, esiste chi lo rappresenta. Non vorremmo, davvero non lo vorremmo, affrontare ora l’orribile destino, che tocca all’elettore, del voto al “meno peggio”. Non è detto che disponiamo ancora di quelle energie e quelle intenzioni che cinque anni fa hanno “bucato” la nostra vita politica rassegnata, marginale e consegnata a un fato inevitabile. Chissà se, elettori e eletti, siamo gli stessi. E ammettiamo che la politica – nel senso tossicologico del termine– alla fine ce l’ha fatta, è dilagata ed ha appestato, in modo circolare le azioni di tutti.

Dopo le discussioni alte sulla necessità di salvare l’intatto che l’Isola possiede, le coste e le zone interne, di civilizzare il commercio turistico dei due mesi anfetaminici di luglio e agosto, di limitare l’avvelenamento dei luoghi legato a milioni e milioni di turisti affollati in poche settimane, dopo aver ottenuto un Piano Paesaggistico civile, dopo tutto questo, alcuni nostri “progressisti” hanno incominciato ad utilizzare provette, alambicchi e a mischiare quello che non si doveva mischiare. Sino, appunto, alla deflagrazione.

Forse non c’è nulla da fare. E forse l’Isola è destinata alla distruzione per una sua sottomissione storica alla politica piccola fatta dai rappresentanti dei cantoni in cui la nostra terra è divisa. La politica è anche questo, certo. Ma si ammala se è solo questo.

Questo articolo è stato pubblicato anche da Liberazione, il 27 novembre 2008

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