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Sandro Roggio
Battuta la destra in Sardegna, ma il centrosinistra…
20 Dicembre 2008
Sardegna
Un’informazione e un commento per eddyburg del risultato del referendum in Sardegna; inutile l'intervento a piedi uniti dell'immobiliarista Berlusconi

Non serviva proprio a nulla il referendum contro la legge salvacoste. Non avrebbe prodotto alcun effetto, come è stato ampiamente spiegatoanche da eddyburg nei giorni scorsi. Il vincolo temporaneo sui 2.000 metri, operato da quella legge, è stato superato dal piano paesaggistico regionale, approvato ai sensi del Codice del paesaggio.

Comunque è andata meglio delle più ottimisticheprevisioni. L'affluenza alle urne non ha superatoil 20%. I sardi non hanno votato, nonostante la campagna capillare e dispendiosa che hapotuto contare sul contributo di Confindustria, che in Sardegna è ben rappresentata dai costruttori.

Servivaalla destra lo spotpagato con denaro pubblico, utile prova generale, in vista della campagna elettorale prossima. Come ha spiegato Corrado Augias (ieri su la Repubblica)i cinque postulati della destra ( tra cui quello di “prevalenza del privato sul pubblico”) c'entrano con il caso sardo: la Sardegna è un bene comune,diciamo noi, un patrimonio d'interesse nazionale che alcunisoggetti da decenni stanno usando per fini privati con grandi tornaconti: un affarone le coste sarde nel mercato globale.Una casa in Sardegna con buona locationsi può vendere per una ventina di milioni di euro: un migliaio di queste case valgono un pezzo di finanziaria dello stato, tanto per capire i potenziali dividendi che fanno girare la testa agli immobiliaristi di tutto il mondoe prima ancora ai faccendieri di casa.

L'appello di Berlusconiai sardi per andare al voto è statoquindi disatteso, ma resta lagrave, irritualeinterferenza dello “statista”in un affare regionale, di una Regione autonoma, come se niente fosse, come se nonsi sapesse dei suoi interessi d'imprenditore nelle coste sarde, di quellasua proprietà in Gallura dove aveva progettato un mostruoso investimento edilizio che le leggi sarde hanno impedito. L'amico della Sardegna pensa anche in questo caso agli affari suoi, non agli effetti che i provvedimenti del suo governo avranno sulla povera comunitàsarda, quelli sulla scuola ad esempio.

E' andata bene, nonostante Berlusconi,anche se la nostra destra spiega oggi perché ha vinto. Non è così, eppure qualche ragione emerge. Ho già scritto della scarsa convinzione della maggioranza che sostiene Soru sulle scelte di buon governo del territorio, la poca propensione a dibattere su questi temi è spiegata conl' autoritarismo del Ppr e di Soru ( nella cui azione ci sarà qualche difetto ma non è questo il punto). Sarebbe il caso di capire una volta per tutte quanto questa questione assailucrosa –del fareo non fare altre case nelle fasce costiere – pesi nel conflitto anti-Soru. Il quadro politico sardo è confuso, specie nel centro-sinistra e ci sonozone d'ombra . Si pensi che tra le adesioni al referendum promosso dalla destra ci sono quelle del Partito Sardo d' Azione ( il glorioso partito di Emilio Lussu), ci sono i socialisti, e pure i verdi (sì, i verdi del “Sole che ride”!) che in extremis hanno dato ai loro elettori libertà di voto ( gulp!), conuna posizionemolto ambigua su un argomento per ilquale dovrebbero esistere.

A volte si ha l'impressione che latutela del territorio dagli egoismi della rendita non siapiùun valore, un attributo dei partiti e movimenti della sinistra.Rischia di essereuna antinomia di questo tempo, tra le tante. Un altro indizio della frammentazionedella società di cui parlano autorevoli commentatori: lo specchio rotto che riflette in ogni frammento interessi particolari su cui si fa abilmente rifluire l'attenzione.

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