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Francesco Erbani
Se spariscono dieci paesaggi
23 Settembre 2008
Il paesaggio e noi
Una nuova iniziativa di Italia Notra, un grido d'allarme per "il volto della Patria" che scompare sotto le croste dello "sviluppo" e della speculazione. La Repubblica, 17 settembre 2008

Molti paesaggi italiani sono minacciati, ma dieci lo sono più di tutti. Italia Nostra li ha selezionati in base al rischio che corrono e anche perché rappresentativi della grande varietà che la penisola può sfoggiare. Una specie di evidenziatore per segnalare quanto perderebbe l’Italia intera se le alterazioni di questi luoghi fossero irreversibili. Paesaggi naturali, paesaggi culturali, paesaggi urbani. Diversi i pericoli, ma prevalente è l’espansione edilizia. Ci sono lo Stretto di Messina e la Murgia materana. L’Appia antica a Roma e la necropoli punica di Tuvixeddu a Cagliari.

La vasta campagna senese e il centro storico di Torino. Il Delta del Po e l’area delle Ville venete. Il Parco di Monza e il Lago di Garda.

La campagna dell’associazione di tutela si intitola "Paesaggi sensibili" ed è illustrata da un dipinto di Tullio Pericoli (stamattina la presentazione nella sede di Italia Nostra a Roma). Dal 20 settembre si terranno in questi luoghi una serie di iniziative - dibattiti, escursioni, mostre - che si estenderanno a circa una cinquantina di altri siti, tutti insidiati da manipolazioni che vistosamente o subdolamente ne brutalizzano i caratteri. «Non è una selezione di paesaggi eccellenti», spiega Giovanni Losavio, magistrato di Cassazione, presidente di Italia Nostra. Sono luoghi in cui si manifestano le tante forme che assume, agli occhi di un visitatore, «il volto della patria», sottolinea Losavio citando Benedetto Croce che da ministro propose nel 1920 la prima legge a difesa del paesaggio.

Il lembo di mare chiuso fra la costa calabrese e quella siciliana verrebbe radicalmente alterato dal Ponte. Ma già ora gli incendi hanno inaridito e reso irriconoscibili le colline della sponda reggina, mentre le costruzioni abusive si sono spinte fino alle foci e ai greti dei torrenti e si sono spalmate caoticamente lungo tutto il litorale. Il parco dell’Appia antica è invaso dalle macchine, che lo usano come via d’accesso a Roma. È punteggiato da costruzioni abusive, molte delle quali sfacciate (ville, capannoni industriali, stand commerciali, piscine) e questo fenomeno stenta ad arrestarsi. L’area è abbandonata in una situazione di grande incertezza, non è ancora approvato il piano d’assetto, mentre le ipotesi di allargamento dei suoi confini, che scongiurerebbero alcune lottizzazioni o la costruzione di centri commerciali, stentano a realizzarsi.

Un altro gioiello archeologico vilipeso è la necropoli punica di Tuvixeddu a Cagliari, con oltre duemila tombe, molte delle quali sono trattate come una discarica, assediate da edifici a sei piani. Intorno alle sepolture potrebbe sorgere un intero quartiere. La vicenda è tormentata e ora è a un punto morto: il Consiglio di Stato ha bocciato i vincoli imposti dalla Regione, che, insieme alla Direzione regionale dei Beni Culturali, intende comunque evitare la lottizzazione. Anche la campagna senese è fra i paesaggi a rischio, minacciata da piccoli e grandi insediamenti: ma molte preoccupazioni desta l’ampliamento del piccolo aeroporto di Ampugnano che dovrebbe diventare uno scalo internazionale, moltiplicando le presenze turistiche e deformando l’equilibrio di un territorio fatto di colli, di pievi medioevali, di borghi, di boschi e di macchie. Altro equilibrio fragilissimo è nel Delta del Po, dove si intrecciano paesaggi di terra e d’acqua, ma sul quale incombe un’urbanizzazione fatta di seconde case che negli ultimi anni è diventata impetuosa. Come impetuoso è il consumo di suolo nel Veneto centrale, il Veneto palladiano, nei luoghi eletti dalla nobiltà veneziana per il loro loisir.

Losavio disegna uno scenario preoccupante: «Si estende in quasi tutto il paese la prassi dell’urbanistica contrattata, con le amministrazioni pubbliche che negoziano con i privati la trasformazione di un’area, siglando varianti o accordi di programma e travolgendo ogni idea di pianificazione. La deregulation è diventata la norma. Tanto più lo sarà se viene ripresentato il disegno di legge Lupi che durante il governo Berlusconi dal 2001 al 2006 proponeva di fatto di sottrarre alla mano pubblica il controllo dell’urbanistica».

Ahimè, il disegno di legge Lupi è stato ripresentato, ed è avviata a discussione nella Commissione parlamentare. Vedere qui (n.d.r.)

Il programma completo delle iniziative del 20 settembre dal sito di Italia Nostra

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