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Marco Imarisio
Mare, sole e cemento: il partito edilizio ligure
4 Agosto 2008
Liguria
Due giornalisti, che aiutano a difendere il territorio, raccontano che succede nella regione di Italo Calvino. La Stampa, 3 agosto 2008

Nel capitolo dedicato a Finale Ligure c'è una frase che dà il senso: «Alla prossima tornata elettorale si invertiranno le parti e il gioco ricomincerà». Certo, è uno di quei tormentoni che fanno storcere il naso ai teorici dell'anti-casta, a quelli che basta con i dipietristi d'accatto. Eppure Il partito del cemento. è un libro che piacerebbe anche a loro. Scritto da Ferruccio Sansa e Marco Preve, giornalisti de Il Secolo XIX e Repubblica, non si basa solo su carte giudiziarie. È una vera inchiesta, che collega fatti, tira fili, per arrivare a dipingere un quadro dove nessuno, ma proprio nessuno è innocente.

Tutti coinvolti, in questa assurda corsa al cemento che rischia di devastare una delle regioni più belle d'Italia, la Liguria. Tre milioni di metri cubi di cemento sono in arrivo, e se non c'è più spazio in terra, costruiamo in mare. Porti e porticcioli turistici, in pochi anni il Ponente — ma anche il Levante non scherza — diventerà il buen retiro dei natanti di mezza Italia e mezza Francia, quella che rifiuta di costruire sulle sue coste, tanto a poca distanza c'è chi lo fa anche per lei. La tesi dei due autori è che la Liguria sia una sorta di miniatura italiana, dove la commistione di interessi che sottomette l'interesse pubblico a quello privato ha assunto una dimensione transpartitica. A farne le spese, ovviamente, sono coste, colline e cittadini.

Il partito del cemento sta diventando una sorta di convitato di pietra a casa propria. A Genova e dintorni è il libro più venduto, nella sua meticolosità elenca una lunga serie di notabili liguri, sempre i soliti, in quasi ogni caso di cementificazione citato. Eppure è stato avvolto da una nube di silenzio. Come se quello che raccontasse, la convergenza di interessi ai più alti livelli, gli amorosi sensi tra Claudio Burlando, presidente della Regione, e Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo economico e sovrano della provincia di Imperia, l'assoluta mancanza di regole che in fondo va bene a tutti, fosse fiction, e non una denuncia alla quale almeno la decenza consiglierebbe una risposta da parte delle persone tirate in ballo.

Preve e Sansa sono liguri, e questo conta. Non per mero antropologismo, ma perché parlano di un mondo che conoscono, e amano. E fanno emergere quello che non c'è più, o sta scomparendo. L'incanto delle terre di Ponente raccontato da Francesco Biamonti, la Sanremo che tanto piaceva a Italo Calvino, quella Bocca di Magra che in virtù della sua bellezza divenne crocevia di scrittori e intellettuali. Il meglio del libro è in questa sovrapposizione, tra un presente fatto di piani regolatori decisi e cambiati nel giro di una cena, e un passato del quale esiste ancora qualche reperto, che andrebbe conservato con cura, nell'interesse di tutti. Così, pare di capire, non è: avanti con il cemento. Libro bello e triste, da leggere come un giallo, sapendo che i colpevoli sono come il maggiordomo, sempre i soliti noti. Soltanto che qui, purtroppo, non si tratta di fiction.

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