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TAR Toscana. "I cittadini non sono una specie protetta"
3 Luglio 2008
Toscana
Gravissima sentenza a proposito della denuncia di un’opera insensata. Ma una rondine non fa primavera. Dalla Newsletter della Rete del Nuovo Municipio, 3 luglio 2008

Ricordate la "variante Laika" di San Casciano in Val di Pesa? Si tratta del progetto - a nostro giudizio dissennato - di seppellire sotto 326000 metri cubi di cemento un pezzo di grande pregio del territorio toscano, progetto che vede concordi istituzioni locali e imprenditori, immobiliaristi e sindacati, tutti egualmente dimentichi del valore durevole e imprescindibile (anche in termini banalmente economici) del paesaggio, tutti alla disperata ricerca di "opere" i cui unici parametri di valutazione - paradossalmente in positivo - sono la dimensione e il costo. Dall'ormai lontano Settembre 2006, ne abbiamo parlato a più riprese in queste note e sul nostro web, su cui abbiamo anche pubblicato un appello il cui primo firmatario è il nostro Presidente e un dossier storico estremamente circostanziato sulla spinosa vicenda.

Ebbene, il Tribunale Amministrativo della Toscana ha di recente emesso una sentenza sul ricorso presentato, avverso la variante, dal pool di comitati e associazioni ambientaliste con cui si è schierata anche la Rete; nella quale non si è pronunciato a proposito di ben 5 sulle 7 contestazioni presentate, eccependo sulla legittimità dei proponenti "a poter porre questioni in merito a scelte urbanistiche che non tocchino direttamente aree o beni vincolati dalla legge come 'beni ambientali'".

Si tratta di una disfatta gravissima non solo per la vicenda particolare, ma per tutta la nostra cultura: con questa eccezione, infatti, il TAR limita implicitamente la giurisdizione dei cittadini su ambiente e territorio a situazioni del tutto marginali quali i parchi, i monumenti e le zone protette, negando i risultati del lavoro pluridecennale di un movimento che - fino a prova contraria - rappresenta l'unico vero spunto di avanguardia in tutto il panorama politico e culturale del nostro Paese; applicando questo principio, si legge nel comunicato stampa appena diramato dai ricorrenti, si arriverebbe a non poter contestare un programma di edificazione selvaggia in area verde in quanto i cittadini che vi abitano "non sono specie protetta". A dire il vero, questo - che cioè i cittadini non siano protetti da nessuno - in effetti lo avevamo capito da tempo; non cesseremo, però, di dolercene.

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