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Adriano La Regina
Il Parco dell'Appia strozzato dalle auto
25 Maggio 2008
Beni culturali
Intervistato da Paolo Brogi il nuovo presidente afferma: «Pochi investimenti. La città cresce, ma cresce male». Corriere della Sera, cronaca di Roma, 16 marzo 2007.

Professore, è pronto a tirarsi su le maniche? Finalmente le è stato comunicato il decreto che la nomina presidente del Parco dell'Appia.

«Mah, ci sono voluti quasi due anni per varare queste nomine per i Parchi. Se si voleva perdere tempo ci sono riusciti. Comunque, prima di cominciare, sento la necessità di fare il punto con i responsabili della Regione, assessorato all'ambiente in testa, con i residenti, con chi svolge attività e con chi è portatore d'interessi...».

Qual è il suo punto di partenza?

«E’ stato fatto un Ente, ma non il Parco».

Spieghi meglio.

«La persona che va a visitare il parco dell'Appia si immagina un parco, mica una bolgia. Nel mondo i parchi sono parchi, lì si entra in una esorta d'autostrada. Allora quel visitatore non capisce cosa si intenda in Italia per parco. Trova un bel bailamme di traffico e di attività incongrue. La sensazione è di un fallimento totale, il Parco non esiste. Come se ci arrovellassimo su una finzione...».

Poniamo che vi sia un ritardo. Di chi, però?

«Non so se sia stata mancanza di coraggio. Vedo piuttosto disinteresse. Argan diceva: "Non si è ancora capito che la cultura è un affare di stato". Ecco, se la politica non si occupa di queste cose, di che si occupa?».

Cos'è mancato innanzitutto al Parco dell'Appia?

«Ciò che gli dovrebbe stare intorno. Sono mancati investimenti infrastrutturali a sua difesa. La città ha bisogno di crescere. Bene. Però cresce male. Prendete la via Ardeatina. Era una via scorrevole, di non grande traffico.Ora è intasata ad ogni ora, è diventata l'unico collegamento delle nuove realtà crésciute oltre Tormarancia. Naturalmente tutto ciò tracima dentro il Parco dell'Appia, inquina ogni passaggio, ogni diverticolo. Ecco cosa strangola il Parco e l'Appia Antica...».

Perché, secondo lei, è successo tutto ciò?

«Per decenni sono mancati investimenti necessari, per decenni non è stata fatta a Roma una buona politica urbanistica. Si sono scagliati nelle aree circostanti milioni e milioni di metri cubi senza che crescesse una rete di sostegno, di sviluppo, di trasferimento. Guardate cosa succede a via di Fioranello...»

Abbiamo pubblicato la foto dell'Appia Antica, all'altezza di via di Fioranello, trasformata in un parcheggio auto a ridosso dell'aeroporto di Ciampino...

«Ed è ancora così. Nessuno ha fatto niente. Ciampino ha superato cinque milioni di passeggeri, erano meno di un milione pochi anni fa. I parcheggi tracimano auto, ecco allora che nell'indifferenza generale l'Appia Antica diventa un parcheggio di lunga sosta. Che dire?».

Le amministrazioni dormono?

«Un'urbanistica sbagliata può esserlo per vari motivi, compresi quelli intenzionali e dolosi. In ogni caso non ci si rende conto che i valori sfruttati senza riguardo vengono persi in modo irrecuperabile. A Roma hanno sempre comandato, fin dall'ottocento, i palazzinari. Vince la loro logica. Chi vuoi che s'interessi all'Appia Antica e al suo territorio.,.E poi, aggiungiamoci anche le omissioni volute, di organi dello stato...».

Cioè?

«C'è chi frena contro la tutela. La Sovrintendenza ai beni architettonici, a suo tempo, si battè contro la tutela di Tormarancia... Oggi ci sono uffici che quotidianamente si danno da fare per saccheggiare il carattere paesaggistico di questa città autorizzando ponteggi e occultamenti di monumenti per anni, col pretesto di restauri inconsistenti. Ma torniamo all'Appia. In questo momento è in bilico il vincolo sull'area intorno a Cecilia Metella. Ci si lavora da anni. Ma c'è una sorda opposizione, naturale finché viene da proprietà potenti e ammanicate, inquietante se affiora da altrove...».

Cosa si dovrebbe fare ora per far decollare il Parco dell'Appia? Prendiamo l'amministrazione comunale...

«Deve avviare le opere necessarie per sgravare il cuore del Parco, cioè l'Appia Antica, da quel traffico caotico che la distrugge. Basta impedirne l'attraversamento, lasciando il traffico di destinazione che è sopportabile. Come? Si entri nell’Appia da diversi punti, ma se ne esca solo da dove si è entrati. La soluzione a favore dell'Appia è semplicissima, la soluzione più generale della rete stradale tutt'intorno rientra nei problemi del traffico urbano. Così non si fa il deserto, si fa dell'Appia un luogo tutelato e visitabile...»,

E alla Regione cosa chiede?

«La Regione che ha avuto il merito di istituire l'Ente Parco adesso sarebbe importante che gli fornisse strumenti adeguati. Cioè finanziamenti. Sull’Appia nessuno ha mai pensato a espropri in senso diffuso, che non sarebbero gestibili. Però capitano buone occasioni e allora bisogna avere disponibilità per acquistarle. Inoltre bisogna investire per la valorizzazione degli aspetti naturalistici: prendiamo Tormarancia. Ma anche la Caffarella. Cioè400 ettari che devono essere messi a flutto, al riparo da assalti speculativi».

Infine lo stato, il ministero dei beni culturali...

«Che vari la legge sull’Appia. Sono state formulate varie ipotesi di legge, nella precedente legislatura e in questa. Il governo deve farla sua. Una legge intelligente in questa direzione aprirebbe in Europa una nuova stagione di possibilità, dalla via Francigena alle vie consolari alla rete dei nostri Tratturi. Con una legge sull’Appia anche noi a Roma ci sentiremmo più confortati. In fin dei conti, perché la gente va a parcheggiare sul!'Appia Antica a Fioranello? Anche perché non esiste una legge di tutela...».

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