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Un'alternativa tutta da rifare
11 Maggio 2008
2008-13 aprile, prima e dopo
Una buona risposta di Valentino Parlato a Elena Bassi, il manifesto, 11 maggio 2008

Caro Parlato,
che sgomento. Si leggono i giornali, si sente la radio, si guarda la tv e cos'è l'attualità politica? Che Walter Veltroni va di qua che Massimo d'Alema va di là, che uno vuol flirtare con l'Udc di Pierferdinando Casini, che l'altro vuole, con gesto «paterno» ricuperare la sinistra. Ma non hanno capito che sono tutti dei perdenti? Che non possono arroccarsi sul potere che si sono accaparrati e distribuire presidenze di commissioni o di vari enti dosando le varie correnti?
Ma da quanti anni c'è questa lotta sterile e dannosa tra Walter Veltroni e Massimo d'Alema? Dal secolo scorso. Nanni Moretti aveva detto: «con questi non si vincerà mai». Oggi possiamo dire «con questi abbiamo perso e forse per sempre».
Ma come può Walter Veltroni aprire a Pierferdinando Casini? Casini che all'indomani della condanna di Cuffaro aveva con scaltrezza detto «sarà il nostro capolista in Sicilia». Cos'è, anche Walter Veltroni vorrebbe i voti siciliani dell'oggi, onorevole Cuffaro? Sinceramente meglio un Leoluca Orlando che un Totò Cuffaro, a meno che si calcolino le opportunità in base ai voti che uno può portare in dote.
E come ha potuto lasciar eleggere vice presidente della Camera Rocco Buttiglione che nemmeno il Parlamento europeo aveva voluto? A questo punto che dire? Che fare? Se nel Partito democratico è rimasta una qualche traccia di sinistra che si faccia sentire, che non dimentichi che il grosso degli elettori del Partito democratico sono quelli che per una vita hanno votato Pci e che poi hanno ingoiato fedelmente tutto fino a arrivare a questo sfacelo?
Scusami per lo sfogo

Elena Bassi, Reggio Emilia

Cara Elena,

sei assolutamente pessimista, ma forse (e anche senza forse) hai ragione e il risultato delle recenti elezioni, politiche e amministrative, pesa a tuo favore. Il risultato delle ultime elezioni è il prodotto del disorientamento totale di quella che una volta era la sinistra italiana.

Il neonato Partito democratico, a guardar bene, non è più un partito, ma una somma di interessi confliggenti tra loro e neppure su grandi scelte politiche e ideali, e le alleanze che citi tu ne sono un esempio.

Il Partito democratico per un verso è un'americanata e per l'altro un indeterminato. Quel che resta della Sinistra Arcobaleno non suscita migliori speranze.

In questa, piuttosto disastrosa, situazione che fare? Non dimentichiamo che anche il sindacato è coinvolto in questa crisi.

La mia risposta a questo solenne interrogativo rischia di essere banale o elusiva. Tuttavia ci provo. Innanzitutto credo che, come per le malattie, la diagnosi preceda la cura. Quindi, innanzitutto, fare inchiesta e studiare le forme di sfruttamento nella società presente e, aggiungo, cercare di capire perché neppure il sindacato è riuscito a promuovere una lotta unitaria dei precari, che sono la plebe o il bracciantato della società presente.

E poi, ancora, cercare di capire le conseguenze del capitale finanziario e della globalizzazione.

Quindi studiare e fare inchiesta per ricostruire il partito del nuovo secolo. Una volta c'erano le sezioni territoriali del Partito comunista e le parrocchie.

Oggi le prime non ci sono più e il tanto deprecato centralismo democratico appare un ideale. Mi viene da scrivere (e so che esagero) che la democrazia parlamentare ha ucciso la democrazia.

Insomma sforziamoci di capire la nuova realtà e di costruire un vero partito politico che superi le attuali aggregazioni.

Aggiungo ancora. Nel corpo dell'anonimo Partito democratico ci sono ancora forze e persone di sinistra che non hanno dimenticato il senso del comunismo. Si facciano sentire, prendano iniziative. Le nostre pagine le accoglieranno.

Resistere non basta più. Con i miei saluti

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