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Giovanni Losavio
Mobilità urbana e tutela: l’unica soluzione al conflitto
7 Febbraio 2008
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Nelle parole del suo Presidente, le ragioni di Italia Nostra contro la tramvia fiorentina. Comunicato stampa, 5 febbraio 2008 (m.p.g.)

Di fronte ad una scelta all’apparenza virtuosa che affida la soluzione dei problemi della mobilità urbana (in una città specialissima come Firenze) al mezzo pubblico e, tra i mezzi pubblici, a quello meno inquinante, su ferro e in sede propria, perché la fermissima opposizione di Italia Nostra?

Perché, diremo subito, in una città come Firenze non è dato affidarsi a soluzioni standard, sui modelli che vengono insistentemente richiamati come i più avanzati e innovativi delle principali città europee. Perché Firenze impone una soluzione alla sua, specialissima appunto e sublime, misura.

Il luogo urbano che si vuole attraversare con il convoglio “Sirio” è l’ambiente monumentale nel quale si identifica, si può ben dire, l’Italia storica e artistica, lo spazio esterno di Santa Maria del Fiore, del Battistero, del Palazzo Medici Riccardi, un bene culturale per eccellenza, rappresentativo al più alto livello di qualità di quella speciale categoria di beni culturali espressamente riconosciuta nell’art. 10 del recente Codice dei beni culturali e del paesaggio: “Le pubbliche piazze, vie e strade e altri spazi aperti urbani d’interesse artistico e storico”.

E non può perciò costituire argomento di per sé dirimente quello che valorizza, con la soppressione degli inquinanti autobus tradizionali, gli effetti benefici sui circostanti monumenti, liberati finalmente dalle deteriori condizioni ambientali.

Dunque la prima verifica di compatibilità deve essere attuata con riguardo allo speciale bene culturale che ne risulterebbe fisicamente modificato con opere stabili e irreversibili come la posa del doppio binario con scasso profondo del suolo per le sue fondazioni. Un mezzo di trasporto che tiene delle caratteristiche più di una moderna ferrovia (vera e propria metropolitana di superficie) che non del domestico tram tradizionale.

Certo l’affanno degli autobus inquinanti non può dirsi rispettoso dell’ambiente monumentale, ma possiamo e dobbiamo considerarlo come una soluzione transitoria e agevolmente, poiché non si affida ad opere permanenti, rimovibile. Italia Nostra non si piega alla conservazione di questo assetto organizzativo del trasporto pubblico come servitù passiva di transito pesante subita dal luogo monumentale. Propone invece l’alternativa, questa si radicalmente innovativa, di sopprimere quella indebita servitù con la pedonalizzazione del quadrante centrale del non vasto centro storico di Firenze.

La organizzazione razionale della mobilità non esige, funzionalmente, l’attraversamento del nucleo centrale della città storica e la città storica non tollera soluzioni di astratta geometria per linee rette in funzione della più veloce comunicazione.

L’ambiente di Santa Maria del Fiore e del Battistero è un luogo di cui neppure i fiorentini hanno la disponibilità perché ha un rilievo assoluto nel patrimonio storico e artistico della nazione e la sua tutela è responsabilità della comunità nazionale e anzi investe una dimensione che la supera (Firenze è patrimonio dell’umanità) e che oggi è qui testimoniata da Europa Nostra.

Le complesse e profonde opere di fondazione per la posa dei binari con gli accorgimenti tecnologici necessari a ridurre a valori sopportabili la trasmissione delle vibrazioni agli edifici monumentali sfiorati, rendono irreversibile l’opera i cui elevati costi esigono peraltro lunghi tempi di ammortamento. L’ingombro visivo del convoglio, il Sirio con 32 metri di sviluppo lineare, interferisce, nella prevista frequenza delle corse, con la percezione degli edifici monumentali ed è aggravato dall’accorgimento suggerito per contenere ulteriormente la propagazione delle vibrazioni e cioè la drastica riduzione della velocità in quell’attraversamento.

Già si è detto che la salvaguardia degli spazi che fasciano, se così si può dire, Santa Maria del Fiore, il Battistero, il Palazzo Medici Riccardi, San Marco, supera la responsabilità dei fiorentini e della loro amministrazione comunale e chiama in causa innanzitutto le istituzioni della tutela dello Stato, gli organi non solo periferici del Ministero dei beni culturali (quindi le più alte istanze consultive del Ministero, Consiglio Superiore e Comitati tecnico-scientifici). La cui voce è apparsa timida, come se si trattasse di una interferenza non diciamo indebita, ma subordinata alla scelta politica, rimessa all’autonomia comunale, di strategia della mobilità urbana, come tale incensurabile. E alla “soprintendenza”, quindi (già è avvenuto così per il parcheggio sotterraneo che lambisce le fondazioni del Sant’Ambrogio a Milano) non rimane che dare prescrizioni di attenuazione-mitigazione dell’impatto. Con l’incontro di oggi Italia Nostra ed Europa Nostra intendono richiamare le istituzioni della tutela all’esercizio pieno del compito che ad esse è principalmente affidato (come ha confermato il recente codice): la salvaguardia del cuore di Firenze, esigenza che per precetto dell’art. 9 della Costituzione deve prevalere su ogni altro interesse e pure di rilevanza pubblica.

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