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Stefano Boato
Ancora una proposta sbagliata per allontanare le petroliere dalla Laguna
19 Novembre 2007
Allontanare il traffico petrolifero dalla Laguna di Venezia è un impegno del Parlamento dal 1971. Proposte sbagliate si susseguono da allora, mentre i rischi aumentano. Una corrispondenza per eddyburg.

Aspettiamo di leggere le motivazioni del parere negativo sul progetto di un porto petrolifero in mezzo all’Adriatico e di una galleria sotto la Laguna, ma ricordo che gli elementi di merito, di valutazione critica e di proposta alternativa, sono stati presentati da anni dalle associazioni ambientaliste e dal Comune di Venezia. Per la seconda volta (dopo la bocciatura del progetto di un mega collegamento via terra con il porto di Trieste) si è voluto andare avanti con un enorme progetto sbagliato rifiutando le soluzioni con tecnologie sperimentate in tutto il mondo, con impatto ridotto, non pericolose e con spese molto minori: un terminale a punto singolo di ormeggio e condotte posate sul fondo.

Non si doveva attendere a posteriori una Valutazione di Impatto Ambientale. E’ il progetto che fin dall’inizio dovrebbe saper comparare le “ragionevoli alternative” delle migliori tecnologie disponibili valutando i costi- benefici e le compatibilità ambientali, paesaggistiche, funzionali ed economiche, sapendo scegliere la migliore soluzione possibile. Fin dall’inizio andava scartata una grandissima struttura di oltre un chilometro di lunghezzain mezzo al mare (non cito tutte le critiche specifiche al progetto) perché rigida, non usuale, non realizzabile nè usabile gradualmente, rischiosa, grandemente impattante e costosissima (800 milioni di euro, probabilmente sottostimati), non reversibile. Si doveva scegliere da subito uno dei sistemi a punto singolo di ormeggio (Spm) che permette alla nave di orientarsi in modo automatico secondo le condizioni di onde, vento, correnti prevalenti. Soluzione usuale attuata in molte centinaia di casi al mondo che garantisce funzionalità, sicurezza, gradualità, removibilità, minimo impatto ambientale e costo di realizzazione e gestione.

Fin dall’inizio il collegamento a terra non andava progettato con una galleria subacquea sotto la Laguna, impattante, a rischio di incendio e di scoppio con conseguenze a catena e di allagamento, ingestibile e costosissima; bastano semplici condotte sottomarine su tracciati separati e protette individualmente con ricoprenti anticorrosivi, sistema già applicato anche in Laguna, meno impattante e costoso per realizzazione, gestione e manutenzione.

Ora invece di una riflessione per il secondo grave errore e spreco di anni e soldi pubblici (chi ne risponde ?), qualcuno propone di lasciar perdere le prescrizioni delle leggi speciali che dal 1971 prevedono l’allontanamento del traffico petrolifero, il riequilibrio dei canali della Laguna, l’accesso in forme diverse solo dei fabbisogni petroliferi dell’area Veneziana che sono destinati a diminuire. L’Eni invece propone al contrario il potenziamento produttivo della raffineria.

Vi è qualche responsabilità, consapevolezza, capacità di progetto e di governo ? Occorre avere una visione lungimirante delle prospettive portuali a lungo termine; dal 1995 si attende il nuovo piano portuale coerente con la legge sui porti, adeguato al Palav che sappia conciliare le funzioni portuali con gli equilibri e le compatibilità lagunari. Invece si pensa eterna l’entrata in Laguna delle mega-petroliere e si progettano opere per mega navi turistiche e mega cerealicole.

Confrontarsi sulla possibilità di avamporti e di strutture a mare sembra impossibile. Saper progettare un domani economico e produttivo di qualità, socialmente e ambientalmente compatibile è la sfida che attende risposta. La prima e più semplice risposta è progettare un semplice attracco per petroliere fuori della Laguna. Il Ministero dell’Ambiente lo aveva riproposto , inascoltato, anche lo scorso autunno. Quanti anni ancora per una capacità di progetto e di governo per questa città e questa Laguna?

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