loader
menu
© 2024 Eddyburg
Luca Beltrami Gadola
Quando l'Architettura è sconfitta
15 Giugno 2007
Milano
Ragionamento a tappe successive: da considerazioni estetiche e sociali, ai temi della pianificazione del territorio, della città diffusa e dell’ambiente. La Repubblica ed. Milano, 15 giugno 2007 (f.b.)

La mostra ViviMi alla Triennale spiega che tra il 2000 e il 2004 nella provincia si sono costruiti 68 milioni di metri cubi di nuova edilizia.

Come sono queste nuove costruzioni? Come quelle che le hanno precedute. Il guaio delle mostre è di subire il fascino delle belle immagini, anche se sono immagini che non rappresentano nulla di bello e, con questo involontario artificio, imbelliscono tutto. Bisogna proprio che il soggetto sia terribile perché una sua bell´immagine solleciti in noi solo orrore, disgusto o pietà. Senza arrivare a tanto dico che la mostra ViviMi ha nobilitato una realtà che, per chi la conosce, non è quella descritta, è peggio. Basta girare per la provincia in automobile, lasciare i nuclei storici dei centri abitati, per provare un senso di disagio visivo e d´inquietudine in questo quasi continuo di costruito fatto di piccoli lotti impenetrabili circondati da muri di cinta o da siepi: la fuga nel privato che pone un´infinità di problemi e d´interrogativi. Potremmo stare a ragionarvi sopra per giornate intere, domandarci per esempio se le vittime delle "rapine in villa" avevano messo in conto anche quest´evenienza quando hanno fatto la loro scelta residenziale o se hanno ben valutato la fatica di accompagnare i figli a scuola in macchina tutte le mattine.

In ogni modo ha prevalso un modello, che è ovviamente frutto di una cultura, in questo caso con una forte componente imitativo-emulativa. Una cultura del tutto impermeabile, direi anzi ostile, alla cultura urbanistica prevalente tra i cultori di questa disciplina: una sconfitta dell´urbanistica ragionata, che vuole essere allo stesso tempo almeno parsimoniosa nell´uso delle risorse territoriali ma non preconcettualmente ostile ad ogni trasformazione o sviluppo. Dal mero punto di vista estetico, salvo rarissime eccezioni, le case unifamiliari sono il peggio che si possa immaginare (non solo in Brianza od in Italia) ed anche qui il deficit di cultura ma anche di tradizione ha colpito ancora. La casa unifamiliare in Italia, a differenza dell´Inghilterra o d´altri paesi soprattutto nordici, non ha storia né modelli storici. Quanto all´architettura, venendo ai nuclei urbani, le cose non vanno molto meglio. E´ difficile spiegare l´ostilità tutta milanese al nuovo, soprattutto se alto, che serpeggia in città assumendo molto spesso il connotato di una rivendicazione del diritto ad una sorta di "servitù di panorama" che l´ordinamento giuridico italiano non contempla e che è stato riconosciuta solo nei casi nei quali si accompagna a violazioni d´altre norme urbanistiche: servitù la cui violazione è anche difficilmente quantificabile in termini di danno economico.

Una sconfitta dell´architettura? Forse sì se penso al vecchio adagio veneziano: «Non vorrei esser padrone della Ca´ d´Oro ma di quella di fronte», che tradotto in milanese suonerebbe «Non vorrei essere il priore di Sant´Ambrogio ma vedere la basilica dalle mie finestre». I fondatori del Pd del Nord hanno da poco lanciato il loro grido localistico: «Federalismo fiscale, fisco e redditi, sicurezza e infrastrutture». Forse secondo loro l´urbanistica può ancora aspettare. Peccato.

ARTICOLI CORRELATI

© 2024 Eddyburg