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Giuseppe Campos Venuti
Un Ecomostro abita a Bologna
19 Marzo 2007
Bologna
Non solo Monticchiello e non solo comuni: la gestione del territorio riguarda l’insieme delle istituzioni. Da l’Unità, 19 marzo 2007 (m.p.g.)

L’ultimo pezzo critico de l'Unità sulla gestione del paesaggio toscano, mi suggerisce di continuare e di allargare il discorso fatto da Vittorio Emiliani. Perché la sua critica alla Regione Toscana riguarda l'eccesso di autonomia attribuita ai Comuni toscani per quanto riguarda il paesaggio, mentre la questione, secondo me, riguarda più in generale tutto il governo del territorio. Io penso, infatti, che la sacrosanta responsabilità urbanistica di ciascun Comune, deve misurarsi costantemente con quella dei Comuni vicini e con quella della Provincia e della Regione; oltre, naturalmente con le responsabilità nazionali.

Resto del parere, insomma, che il governo ottimale del territorio - e non solo dei suoi aspetti paesistici - si ottiene con una collaborazione continua delle diverse istituzioni a tutti i livelli.

Detto questo, però, condivido l'opinione dei compagni toscani che, fra tanti «ecomostri», quello di Montichiello - tanto sbandierato sulla stampa - , indubbiamente sgradevolissimo, non è però fra i più gravi; e penso che sarebbe utile occuparci di ecomostri anche più macroscopici. Per esempio di quello che rischia di nascere in Emilia Romagna, in mezzo alla campagna fra Bologna ed Imola. Si tratta di una colossale urbanizzazione battezzata «Romilia», la cui superficie totale sfiora i 300 ettari - per capirsi 3 milioni di metri quadrati -; una cittadina grande come le vicine Medicina, Budrio o Molinella, che dovrebbe nascere dal nulla, con motivazioni francamente difficili da condividere.

Infatti il patron del Bologna Football Club, Cazzola ha deciso che lo stadio comunale bolognese, rifatto impeccabilmente per i Mondiali del 1990, non va più bene e ne vuole costruire uno nuovo tutto suo, a circa 40 chilometri dalla città. Siccome, però, non ha intenzione di finanziarlo in proprio, ha deciso di farlo finanziare dalle scelte urbanistiche della comunità. E ha presentato un plastico, che spiega come ha intenzione di utilizzare i quasi 300 ettari di campagna da urbanizzare: un migliaio di alloggi, un megacentrocommerciale, un gruppetto di alberghi e ristoranti, un parco acquatico, un parco divertimenti tipo Gardaland, un parco dell'automobile - tribune colossali e una bella pista che fa pensare ad un vero e proprio autodromo -, un golf, il centro tecnico del Bologna Football Club e relativi campi di allenamento ed infine il nuovo stadio. Più parcheggi per 17.000 posti macchina, perché a Romilia si arriverà - naturalmente - in automobile. Anche se Cazzola ha dichiarato che vuole un raccordo ferroviario, oltre all'indispensabile raccordo superstradale, alla cui realizzazione spera di poter contribuire con i proventi della colossale operazione immobiliare.

Il fatto è che la Provincia di Bologna ha approvato nel 2004, d'intesa con la Regione, un ottimo Piano Territoriale di Coordinamento, redatto in base alla nuova legge regionale riformista. Un piano che indica le direttrici di sviluppo strettamente legate alle ferrovia esistenti, sulle quali è previsto si snodi il Servizio Ferroviario Metropolitano, già in via di attuazione; con una netta preferenza per la direttrice nord e con l'esplicito rifiuto di nuovi centri urbani da creare a spese della campagna. Mentre Romilia si trova ad est, lontana dalle direttrici ferroviarie e isolata da qualsiasi insediamento. In più la legge regionale riformista impone ad ogni nuovo insediamento, la cessione gratuita di tutte le aree necessarie ai servizi per la popolazione già esistente e da insediare; e non consente certamente previsioni premiali che le proprietà possano usare per finanziare nuove attrezzature private.

La proposta di Romilia si presenta, quindi, come un vero e proprio baratto urbanistico, che sfrutta le scelte delle istituzioni per creare valori immobiliari privati, capaci di finanziare altre operazioni private. Una operazione al limite della legalità, ma fuori da ogni visione etica, che rappresenta soltanto una gigantesca operazione immobiliare. Anche se Cazzola, sdegnato, si ostina a definirla una «operazione industriale»; mentre chiede di valorizzare terreni il cui costo sul mercato è soltanto agricolo, con una decisione pubblica di piano che farà lievitare il prezzo in modo esasperato. E in seguito l'operatore immobiliare beneficiato da questo regalo della comunità, costruirà attrezzature e insediamenti che resteranno privati e saranno venduti a privati a prezzi di mercato. Non è possibile sostenere in alcun modo che si tratta di una operazione industriale, perché siamo di fronte soltanto ad una speculazione, fatta da privati con la complicità delle istituzioni.

È una operazione identica a quella che fece ai suoi esordi Berlusconi, 45 anni fa; ottenendo dal Comune di Segrate una variante che consentiva di urbanizzare 70 ettari di campagna, permettendogli di costruire dal nulla «Milano2», una cittadina alle porte della grande città. E così dalla Edilnord naquero le fortune del Cavaliere, dal mattone alla tv, alla editoria, fino alla costituzione di un partito politico. Eppure le istituzioni bolognesi non sembrano indignarsi. La Regione è quasi apertamente favorevole, il Comune di Bologna non sembra interessato, mentre nel piccolo Comune di Medicina sede dell'operazione, all'opposizione è rimasta solo Rifondazione. La Provincia di Bologna, che per la legge regionale deve valutare la coerenza della variante rispetto al Piano Territoriale Provinciale, è l'unica istituzione che ancora non si è arresa e tergiversa, abbandonata dalle altre istituzioni più potenti politicamente.

Eppure nei congressi dei Ds, che si stanno svolgendo in questi giorni, non c'è nessuno fra le tre mozioni, che abbia preso le parti di Romilia. Come farebbe del resto il Partito Democratico, per il quale si orienta la maggioranza degli emiliani e dei romagnoli, ad esibire nel suo nuovo e immacolato biglietto da visita l'ecomostro di Romilia? Ecco perché sostenevo all'inizio, che per le scelte di rilievo sul territorio, tutti i livelli istituzionali sono corresponsabili. Non certo solo il piccolo Comune, esaltato dalla mirabolante prospettiva di Romilia; ma insieme il Comune capoluogo, la Provincia e la Regione, tutti oggettivamente responsabili di rifiutare o di consentire la nascita di un ecomostro anche in Emilia Romagna.

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