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Ida Dominijanni
Radici marce
10 Febbraio 2007
Articoli del 2006
“Senza radici non si vive, ma di radici marce qualche volta si può morire“. Da il manifesto del 26 febbraio 2006

La buona notizia, piccola, viene da Montepulciano, dove alcune associazioni riunite a convegno (Acli, Legambiente e Comunità di San.Egidio fra le altre) lanciano un manifesto per una informazione indipendente e interdipendente: dieci punti per aiutare a leggere la globalizzazione evitando di rafforzare stereotipi, fomentare odii, offendere tradizioni altrui e cercando di decifrare quello che accade di incomprensibile per la tradizione nostra.

La cattiva notizia, più grande, viene da Cosenza, dove Marcello Pera, in tour per commercializzare il suo Senza radici scritto a quattro mani con l’attuale papa ed ex cardinale Ratzinger, rilancia il suo manifesto per un Occidente indipendente e sovrano: dieci punti per armare l’Europa, a fianco degli Usa, di identità, orgoglio, valori, radici, famiglie e bambini, ogni cosa brandita come una spada per riaffermare il valore superiore e assoluto della «nostra» cultura.

Bene ha fatto Piero Sansonetti, su Liberazione di ieri, a mettere a confronto il manifesto del presidente del senato con il manifesto fascista degli scienziati razzisti del .38: accade infatti che l’uso del termine «cultura» al posto di quello di «razza» serva soltanto a coprire e rilegittimare il razzismo profondo del ragionamento, porgendolo in un lessico post-novecentesco e più digeribile di quello degli anni Venti. Molto del conflitto globale in corso si gioca sulle parole e sulla piega di senso che ogni parola prende. Per questo è una buona notizia che l’aggettivo «interdipendente » si affacci nel lessico politico. Alla tronfia intolleranza dei teocon non basta infatti contrapporre la tolleranza progressista, troppo esposta alle accuse di indifferentismo etico e alle smentite di modelli multiculturali prima vincenti poi andati a male, a Londra come a Amsterdam.

La tolleranza funziona finché l’altro non ci tocca, non ci colpisce e non ci spiazza. La reciprocità, che dietro al Papa tutti si sono messi a invocare a destra e a manca, è impossibile fra contendenti che non condividono le premesse di partenza del dialogo. La coscienza dell’interdipendenza è l’unica che possa dare misura alla convivenza e al conflitto, in un mondo in cui ciascuno dipende dall’altro - gli occidentali dagli islamici e gli islamici dagli occidentali -, la vulnerabilità di ciascuno è esposta all’aggressivit à dell’altro, e l’altro non è uno simile e prevedibile ma uno diverso e imprevedibile. Nel pianeta globale, nessuno è più sovrano in casa propria: prima la politica ne prende atto meglio è.

Sono i termini della guerra culturale, questa sì, interna alle democrazie occidentali dall’11 settembre in poi. Solo che adesso che piombano sull’Europa sotto l’urgenza degli eventi, si vede che l’Europa non è più avanti ma solo più lenta degli Stati uniti.

Marcello Pera e i suoi compagni di cordata, protetti dall’ombrello papale, cavalcano l’onda neo-con quando oltreoceano essa deve fare già i conti con le smentite che le vengono dalla tragica deriva degli eventi iracheni. Chiedere le dimissioni del presidente del senato, come fa Fausto Bertinotti, è anch’essa una mossa fuori tempo massimo: a senato chiuso e campagna elettorale aperta, i dieci punti del Filosofo già nutrono i discorsi del Cavaliere e il suo teorema sul fondamentalismo come malattia senile del comunismo. Non siamo fuori tempo massimo invece per rilanciare la questione dell’Europa, proprio ora che sembra al minimo della sua credibilità, capovolgendo gli argomenti del manifesto occidentalista. L’Europa è ferma non perché perde natalità e identità, perché non si ama abbastanza e non dichiara un.altra guerra in medioriente. E. ferma perché, ossessionata da ciò che era o doveva essere, ha perso l’occasione di diventare quello che poteva diventare. Cioè di costruirsi, nella contingenza del conflitto globale in corso dopo l’11 settembre, come un.alternativa culturale e politica, disarmata e disarmante, all’unilateralismo armato di George Bush. Nelle radici europee che Marcello Pera brandisce con la stessa mentalità identitaria e monolitica con cui guarda all’Islam, c’è tutto e il contrario di tutto. C’è l’inquisizione e c’è l’illuminismo, ci sono le guerre di religione e c’è il sincretismo, c’è il razzismo fascista e ci sono le costituzioni antifasciste. Senza radici non si vive, ma di radici marce qualche volta si può morire.

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