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Francesco Giavazzi
Non un soldo per questa Venezia
5 Novembre 2006
Stupidario
Un clamoroso esempio di stupidità giornalistica: l'editoriale del Corriere della sera del 4 novembre 2006

Il 4 Novembre di quarant'anni fa il mare tracimò nella basilica di San Marco e salì un metro e venti oltre il livello del pavimento. Due anni dopo l'Unesco pubblicò un documento che illustrava come evitare che Venezia facesse la fine di Atlantide, un mito disperso in fondo al mare. Sugli amministratori della città quelle proposte ebbero l'effetto di un bicchiere di acqua fresca: per tentare di scuoterli Indro Montanelli iniziò a scrivere, giunse fino a produrre un film nel quale denunciava l'incapacità della classe dirigente della città ad affrontarne i problemi (era andato perduto, dobbiamo al professor Gherardo Ortalli dell'Università di Venezia il recupero di quel documento straordinario). Risultato, il sindaco denunciò per diffamazione Montanelli e Giovanni Spadolini, allora direttore del Corriere della Sera.

Il processo durò alcuni anni e come sempre accade finì in nulla.

Oggi una delle soluzioni proposte dall'Unesco è in costruzione, un sistema di paratie mobili che in occasione di maree particolarmente impetuose possono essere alzate chiudendo le bocche di porto e impedendo che il mare inondi la città. Ma il sindaco vorrebbe fermare i lavori per valutare soluzioni diverse, come abbiamo fatto per quarant'anni senza venire a capo di nulla. Massimo Cacciari è troppo intelligente per non capire ciò che aveva intuito già trent'anni fa Bruno Visentini: il problema di Venezia è politico, non di ingegneria idraulica; quello che manca alla città non sono le opzioni tecniche per salvarla dal mare bensì la capacità di decidere.

Il giorno dell'alluvione a Venezia vivevano 130 mila persone, oggi sono meno della metà: ma non eleggono loro il sindaco perché i cittadini di Mestre (la terraferma del Comune) sono tre volte più numerosi. Costoro hanno interessi diversi dalla salvaguardia della città: Venezia affondi pure, purché prima di affondare faccia affluire alle casse del Comune ancora un po' di denaro pubblico. Per questo motivo Visentini propose un referendum per dividere Mestre da Venezia, ma la separazione non ha evidentemente alcuna possibilità di passare. Una democrazia bloccata.

Fra trenta, quarant'anni è matematicamente certo che a Venezia non abiterà più nessuno: rimarranno solo i turisti e i venditori che dalla terraferma giungono in città con il loro ciarpame per raccogliere un po' della rendita prodotta dal turismo a buon mercato. Di fronte alla basilica di San Marco ogni mattina si installano alcuni venditori di mangime per piccioni: ognuno di quei banchetti vale qualche centinaia di migliaia di euro e produce un reddito congruente al suo valore. Non importa che, poco a poco, il guano dei piccioni stia distruggendo San Marco. Il sindaco, come i suoi predecessori, ogni anno rinnova le licenze e attraversa quella piazza straordinaria senza più nemmeno accorgersi di quell'orrore.

Patriarca Scola, la basilica è affidata anche a Lei. Come Gesù nel Vangelo, esca sul sagrato e scacci i mercanti di piccioni. Non creda nell'inutilità di questo gesto: talvolta un gesto riesce a rompere un equilibrio che anni di rassegnazione non erano riusciti a scalfire. E' accaduto nella metropolitana di New York: dieci anni fa pochi vi si avventuravano la notte, poi l'equilibrio cambiò ed oggi è uno dei luoghi più sicuri della città (lo racconta un libro «The tipping point», che consiglio ai nostri sindaci).

A Venezia arrivano ogni giorno decine di migliaia di turisti, ma gli amministratori della città la gestiscono come se si trattasse di un qualsiasi borgo: la spazzatura viene raccolta una volta al giorno e non nei giorni di festa. Così la domenica sera nelle calli scorazzano pantegane e gabbiani disseminando rifiuti e avanzi di cibo. Il settimanale inglese Observer

— devo anche questa citazione al professor Ortalli, uno dei pochi che riesce ancora a ragionare su Venezia — alcuni mesi or sono lanciò una provocazione: se l'unico destino di Venezia è il turismo a buon mercato affidiamo la città alla Walt Disney Corporation.

Ad Orlando, in Florida, questa azienda gestisce con efficienza grandi flussi di visitatori: per terra non si vede una carta, una bottiglietta di plastica, le code sono ordinate.

Se Venezia non vuole diventare Disneyland deve ritrovare i suoi abitanti. Con una popolazione di sessantenni un boom demografico è evidentemente improbabile. Una soluzione è portarvi studenti universitari: c'è già un'università, e vi è un gran numero di edifici abbandonati.

Ma gli studenti vanno cercati all'estero, perché la demografia è un problema italiano, non solo di Venezia. Il motto potrebbe essere «un turista cinese in meno, ma uno studente cinese in più». Per riuscirci però i corsi debbono essere insegnati in inglese: oggi nessuno lo fa e infatti non c'è neppure uno studente straniero. Il rettore dice che ci penserà, ma in realtà nulla si muove. Che interesse hanno i professori a cambiare il loro comodo tran tran? Magari studenti cinesi residenti chiederebbero di essere ricevuti dopo le quattro del pomeriggio, magari chiederebbero biblioteche aperte la sera. Troppa fatica. Il seminario dei Gesuiti è abbandonato: da anni il Comune si illude di attrarvi la sede di un'organizzazione europea, ma non c'è mai riuscito. Sindaco Cacciari perché è tanto difficile aprire nell'ex seminario una residenza universitaria?

Se a Venezia la democrazia è bloccata che cosa può fare lo Stato? «Non possiamo certo tagliare i fondi per la salvaguardia della città» direbbe il ministro dell'Economia. E invece è proprio quello che bisognerebbe fare.

Non più un soldo pubblico senza un progetto.

Perché se il progetto è solo il turismo a buon mercato allora basta la Walt Disney Corporation. Il parco di Orlando non riceve neppure un dollaro dal governo, anzi fa lauti profitti.

Gli amministratori gestiscono la città come un qualsiasi borgo È meglio un turista cinese in meno ma uno studente cinese in più.

Le cose serie su Venezia, la laguna e il MoSE nelle cartelle dedicate a Venezia e la sua Laguna

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